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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl Musée Picasso si «trasferisce», il tempo di una mostra, al 75 rue de Longchamp, dove, negli anni Venti, si trovava la grande e lussuosa dimora di Léonce Rosenberg, mercante d’arte parigino e mecenate che commissionò a 12 artisti i decori della sua casa, come ai tempi dei signori rinascimentali. Erano Giorgio de Chirico, Max Ernst, Francis Picabia, Gino Severini, Albert Gleizes, Joseph Csaky, Fernand Léger, Georges Valmier, René Herbst, Auguste Herbin, Yervand Kochar e Manuel Rendón Seminario: «Tutti artisti oggi riconosciuti come i migliori rappresentanti del Modernismo nel periodo tra le due guerre e altri artisti ingiustamente dimenticati», ha sottolineato Giovanni Casini, storico dell’arte e cocuratore, insieme a Juliette Pozzo, della mostra «Nell’appartamento di Léonce Rosenberg», allestita fino al 19 maggio.
Léonce Rosenberg (1879-1947) fu tra i primi a difendere l’Arte astratta e il Cubismo, legando il suo nome a Picasso. Fu il primo gallerista a esporre le tele di Piet Mondrian a Parigi nel 1921. Nel 1923, nella sua galleria L’Effort Moderne, in rue de la Baume, accolse una mostra sul movimento De Stijl. Nel maggio 1928 il mercante d’arte, che voleva una casa nuova per la moglie Marguerite e le tre figlie, decise di far intervenire degli artisti a sua scelta per la realizzazione dei decori, attribuendo una stanza a ognuno di loro: «Nell’ordinare quadri il cui formato, il cui soggetto e anche la tecnica erano dettati dal mercante, ha spiegato Casini, Rosenberg si poneva nel ruolo di nuovo mecenate illuminato».
Aveva un progetto ben preciso, tanto che già nel 1926 aveva dichiarato a de Chirico, artista che stimava molto: «In tutte le grandi epoche si procedeva per commesse agli artisti. Non era mai la fantasia o l’arbitrarietà a fissare formati e soggetti. Dobbiamo tornare ai grandi principi se vogliamo fondare una grande epoca». Come fa notare il museo, «l’arredamento dell’appartamento di Rosenberg s’inserisce nel contesto artistico ambivalente della fine degli anni Venti, tra il ritorno a una pratica accademica e l’emergere del Surrealismo. Esprime questo interludio artistico, fusione originale tra un classicismo ritrovato e una modernità provocatoria, che trova in parte la sua fonte nell’opera di Picasso».
Al termine del cantiere, nel giugno 1929, Rosenberg organizzò una grande festa: i suoi ospiti poterono ammirare nell’ingresso i pannelli delle «Quatre saisons» di Léger e, nella vasta hall dove si tenevano i ricevimenti, la serie dei «Gladiatori» di de Chirico, composta da dodici tele monumentali che coprivano le pareti come fossero arazzi. «De Chirico fu senza dubbio tra i primi artisti che Rosenberg prese in considerazione per decorare il suo appartamento», ha spiegato Casini. Per la sala da pranzo si era rivolto al pittore Valmier, allo scultore ungherese Csaky e al designer Herbst.
Per la camera della moglie commissionò a Picabia la serie «Transparences», a tema esoterico, sui toni del blu. Per la camera della figlia Lucienne fece intervenire Savinio, fratello minore di de Chirico, che si era appena stabilito a Parigi, e dipinse le quattro tele delle «Città trasparenti». Severini accettò di realizzare per la camera di Jacqueline, in uno stile classico non suo, sei scene ispirate alla Commedia dell’arte, abitate da Pulcinella e Arlecchino, sui temi dell’amore e della musica. Mentre per la camera di Madeleine, Ernst realizzò delle tele sui temi dei fiori-conchiglie. Tutte queste opere sono ora riunite a Parigi.

Léonce Rosenberg nella sua galleria accanto, tra gli altri, a un grande dipinto con i «Gladiatori» di Giorgio de Chirico, negli anni 1913-21. © Rosenberg Fonds Rmn - Riproduzione di diversi dipinti, tra cui uno di de Chirico, Adagp, Parigi, 2023
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