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Maestro di Mezzana, «Madonna in trono con Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco». Museo di Palazzo Pretorio, Prato

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Maestro di Mezzana, «Madonna in trono con Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco». Museo di Palazzo Pretorio, Prato

Un trittico del Maestro di Mezzana torna a Palazzo Pretorio a Prato

Acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio della città toscana, l’altarolo racconta una fase significativa della storia locale, quella della signoria dei D’Angiò, che garantì a Prato l’autonomia da Firenze

Grazie all’acquisto da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, un nuovo capolavoro entra a far parte del percorso espositivo del Museo di Palazzo Pretorio: una «Madonna in trono con Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco», un trittico in forma di altarolo del XIV secolo realizzato dal pratese Maestro di Mezzana, che è tornato ad essere fruibile ai visitatori e che racconta una fase significativa della storia della città, quella della signoria dei D’Angiò, che garantì a Prato l’autonomia da Firenze.

«Seguendo l’ordine prevalentemente cronologico dell’esposizione del museo, il trittico non poteva trovare migliore collocazione che nell’ambiente dedicato alla pittura toscana del Trecento, anche per il richiamo alla Sacra Cintola, raffigurata nelle storie dipinte della predella di Bernardo Daddi», ha dichiarato Manuela Fusi, direttrice scientifica del Museo di Palazzo Pretorio.

Il trittico presenta diversi elementi che collocano la sua datazione al terzo decennio del XIV secolo. Gli studiosi, attraverso confronti stilistici, hanno identificato l’autore con il «Maestro di Mezzana», attivo a Prato in quegli anni. Nonostante le dimensioni ridotte dell’opera, sono numerose le scene che il pittore ha raffigurato, con una cura e una minuzia di particolari che rispecchiano la cultura miniaturistica del periodo.

Al centro la Madonna in trono, il cui capo è impreziosito da una corona, tiene stretto Gesù Bambino, in piedi sulle ginocchia della madre: le due figure principali sono affiancate da due santi francescani, Ludovico di Tolosa e Francesco d’Assisi. Il primo si trova in posizione privilegiata, a destra rispetto alla Vergine, ed è riconoscibile grazie alla decorazione del suo piviale, il manto blu con i gigli angioini, a indicarne l’appartenenza alla casata degli Angiò.

Le due ante laterali presentano un doppio registro narrativo: a sinistra, in basso, è la Crocifissione, con le figure dolenti di Maria e san Giovanni Evangelista che si rivolgono al corpo di Cristo grondante tanto sangue da coprire il teschio di Adamo, ai piedi della Croce. Nella cuspide è inginocchiato l’arcangelo Gabriele, annunciante il concepimento di Gesù alla Vergine Maria, raffigurata nella cuspide dell’anta di destra. In basso si trova la Madonna della Misericordia, dove la Vergine accoglie sotto il suo mantello figure devote e imploranti, un’iconografia rara in questo periodo e che potrebbe ulteriormente collegare il trittico alla città di Prato. 

Il nome dell’artista, così chiamato dallo studioso Richard Offner nel 1956, deriva da due tavole provenienti da un trittico della chiesa di San Pietro a Mezzana, oggi conservate nel Museo dell’Opera del Duomo di Prato, che rivelano la sua affinità con la pittura fiorentina post-giottesca. La sua presenza a Prato è stata di sicuro rilievo, come testimonia anche l’affresco realizzato in Palazzo Comunale. Le sue opere sono contraddistinte da una particolare cura del dettaglio e da un uso innovativo del colore, come visibile nelle raffigurazioni del trittico. Il retro del pannello centrale è inoltre arricchito da scritte originali, presumibilmente realizzate dallo stesso artista, che identificano i soggetti rappresentati.

Il dipinto ha una notevole storia collezionistica. L’opera è documentata intorno al 1950 presso l’antiquario Ettore Sestieri; fu acquisita poi dal mercante e collezionista fiorentino Carlo De Carlo. È stata recentemente presentata dall’antiquario Flavio Gianassi alla Biennale Internazionale d’Arte di Firenze. Infine, l’acquisto da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, con la successiva collocazione presso il Museo di Palazzo Pretorio, che segna oggi il ritorno alla sua «vita pubblica».

Redazione, 17 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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