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Padre Serafino Jamourlian e Vittoria Dall'Armellina con la spada anatolica ritrovata

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Padre Serafino Jamourlian e Vittoria Dall'Armellina con la spada anatolica ritrovata

Una spada anatolica del 3mila a.C.

È stata ritrovata nel piccolo museo sull'isola di San Lazzaro degli Armeni

Laura Giuliani

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Venezia. C’è una piccola isola nella laguna di Venezia la cui storia si intreccia con la storia del popolo armeno. L’isola di San Lazzaro degli Armeni deriva il suo nome dalla comunità dei padri armeni che sull’isola edificò il Monastero Mechitarista di San Lazzaro degli Armeni nel 1717. Qui, nel piccolo museo omonimo che custodisce svariati oggetti di epoca medievale, una piccola spada, a prima vista anonima e senza alcun segno particolare, si è rivelata essere un oggetto antichissimo e raro, una spada anatolica risalente al 3mila a.C.

Quali sono la sua origine e la sua storia, come è arrivata nel monastero e soprattutto, a chi è appartenuta? A questi interrogativi hanno risposto le ricerche (tuttora in corso) di Vittoria Dall’Armellina, dottoranda dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e autrice della scoperta, insieme con padre Serafino Jamourlian dello stesso monastero.

Una vera e propria indagine partita da un biglietto di accompagnamento alla spada e passando al setaccio gli archivi del museo: il foglietto, stropicciato e scritto in armeno (e contenuto in una busta), allude a una donazione di più oggetti nella seconda metà dell’Ottocento da parte del mercante d’arte e collezionista Yervant Khorasandjian di Trebisonda a Ghevond (Leonzio) Alishan, padre della congregazione Mechitarista e appassionato di archeologia, morto a Venezia nel 1901.

La spada sarebbe stata ritrovata a Kavak nei pressi di Trebisonda e sarebbe giunta a Venezia insieme agli altri oggetti contenuti nella lista, verosimilmente negli ultimi anni del XIX secolo. Contemporaneamente le analisi scientifiche sulla composizione del metallo hanno confermato che la spada è stata realizzata in rame arsenicato, una lega frequentemente usata prima della diffusione del bronzo.

Questo dato, unitamente alle analogie con spade simili dell’Anatolia orientale, in particolare provenienti dal Palazzo di Arslantepe, hanno permesso di collocare il reperto tra la fine del IV e l’inizio del III millennio a.C. Senza decorazioni e nemmeno tracce di utilizzo a causa del suo non ottimale stato di conservazione, la spada avrebbe potuto essere utilizzata proprio come arma oppure essere un manufatto da parata o far parte di un corredo funerario.

Quest’ultima ipotesi sembrerebbe essere la più plausibile: deposta in una sepoltura, la spada e gli altri oggetti del corredo sarebbero stati trovati dagli abitanti di un villaggio locale e smembrati come spesso avveniva per i ricchi corredi funerari dell’Anatolia Orientale e del vicino Caucaso.

Laura Giuliani, 27 aprile 2020 | © Riproduzione riservata

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Una spada anatolica del 3mila a.C. | Laura Giuliani

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