Il livello di affluenza e le energie all’opening di Zona Maco, mercoledì 6 febbraio, combinati al livello di offerta e alla quantità di mostre ed eventi, hanno provato ancora una volta come non solo la fiera, ma l’intera Città del Messico si siano ormai affermate come destinazione principale e punto di riferimento per tutto il Sudamerica. Tantissimi, e molto più che a Miami, gli americani e gli internazionali nella capitale messicana quest’anno, anche se rimane da comprendere quanti di questi siano venuti veramente per comprare (forse in parte già scoraggiati anche dal nuovo spettro di tariffe che Trump aveva approvato per poi rimandarlo il giorno stesso dell’apertura). Sono stati soprattutto messicani e collezionisti dall’intero Sudamerica quelli più attivi fin dalle prime ore di apertura, chiudendo vendite a vari livelli di prezzo sia con gallerie cardine della scena locale sia con internazionali. Notevole affluenza poi di gruppi di rappresentanza dai musei fuori dal confine, fra curatori, direttori e trustee, a riprova di una scena latino-americana sempre più al centro dell’attenzione, soprattutto dopo le ultime Biennali.
Omr, una delle gallerie principali in città, ha visto un flusso ininterrotto di visitatori al suo stand, confermando entro la fine della preview la vendita di opere di Jose Dávila, Alicia Kwade, Gabriel Rico, Sebastian Silva, Eduardo Sarabia e Jorge Méndez Blake, con diverse acquisizioni destinate a musei internazionali. Ottimo turnout anche per Kurimanzutto, che entro sera aveva venduto 5 dipinti di Roberto Gil de Montes (tra 25mila e 60mila dollari), una scultura di Leonor Antunes per 90mila dollari, insieme a opere Damian Ortega, Dr. Lakra, Gabriel Kuri, Daniel Guzman, Danh Vo e Bárbara Sánchez-Kane (prezzi da 3mila a 100mila dollari). Fra le opere vendute anche un disegno da 35mila della serie «Diario de Plantas» di Gabriel Orozco, artista messicano celebrato a livello internazionale che in settimana ha inaugurato un’ampia mostra personale al museo Jumex. Rgr, un’altra galleria consolidata di Città del Messico a cavallo tra l’arte latina del dopoguerra e i movimenti contemporanei, ha registrato vendite di opere di Francisco Muñoz, Magali Lara, Galia Eibenschutz, Matthias Bitzer e una grande scultura riflettente di Jeppe Hein. Entusiasta anche Teófilo Cohen, proprietario di Proyectos Monclova, che durante la preview vip ha venduto numerose delle opere presentate, soprattutto dei sui artisti di punta della galleria, come le sculture in legno magistralmente intagliate di Edgar Orlaineta e delicate composizioni di farfalle di Gabriel Della Mora, ma all’ultimo anche una complessa installazione del giovane e promettente artista messicano Josué Mejía.
Installation view dell'allestimento di Rodrigo Ramírez da Swivel Gallery a Zona Maco. Foto di Luis Corzo
Premiate però anche le gallerie internazionali che tornano in Messico anno dopo anno, consolidando la propria base di collezionisti nel Paese.
Alla sua settima volta in fiera, Sean Kelly ha venduto giovedì scorso un dipinto e diverse sculture (fascia 65mila-100mila dollari) di Jose Dávila, oltre a un lavoro del primo periodo di Marina Abramović (protagonista di una imperdibile performance nel gioiello architettonico di Luis Barragán La Cuadra), un dipinto di Kehinde Wiley (225mila) e diversi pezzi della pittrice brasiliana Janaina Tschäpe (100mila-125mila dollari). Debutto con successo in Messico nello stand della galleria anche per Anthony Akinbola (30mila-40mila dollari), Ana Gonzalez (20mila-30mila dollari) e Brian Rochefort (20mila-30mila dollari). Premiata dalle vendite anche Pace Gallery che, con un omaggio all’architettura di luce e colore di Luis Barragán, ha presentato opere che andavano dal moderno latino all’internazionale: due ritratti Frida Kahlo realizzati da Julian Schnabel sono stati posti accanto ad opere di Peter Alexander, Mary Corse e Dan Flavin e con un meditativo James Turrell che cambiava colore (installato in una sala laterale). Entro la fine della giornata di apertura la galleria aveva venduto Kylie Manning (100mila dollari), una ceramica smaltata e acciaio verniciato di Arlene Shechet (75mila dollari) e tre nuove opere su carta di Robert Nava (40mila dollari ciascuna). Fra le italiane, ottimo feedback fin dall’apertura per Galleria Continua, che espone in fiera da 13 anni, come commenta uno dei fondatori Lorenzo Fiaschi: «Avere la Galleria Continua all’Avana ci fa sentire ancora più vicini al Messico!». Quest’anno hanno trovato casa in Messico, soprattutto presso i collezionisti provenienti dal nord del Paese, opere di Michelangelo Pistoletto, José Yaque, Kader Attia, Adel Abdessemed e Julio Le Parc. Bene anche per Eduardo Secci, che conferma con soddisfazione la propria presenza in Messico anche quest’anno riportando un sold out per le opere di Chris Soal, e vendite per Kevin Francis Gray, Jason Martin, Yves Chererer e Chico Da Silva. Bene anche per alcune gallerie americane dedite ad una offerta più giovane, che hanno presentato nella sezione Ejes curata da Bernardo Mosqueira (ex New Museum). Praticamente sold out per Kates-Ferri Projects che ha portato l’artista Studio Lenca, già molto richiesto, dopo il successo a Frieze London in ottobre e a Untitled Art a Miami. Ad ’ora dalla chiusura della prima giornata rimaneva solo una grande tela delle quattordici opere esposte (con prezzi che oscillavano tra i 7mila e i 24mila dollari).
Forte risposta anche per il giovane artista messicano Rodrigo Ramirez che debuttava a Zona Maco con Swivel Gallery, con un’unica opera disponibile a fine fiera dei 9 dipinti presentati. L’artista esplora il conflitto tra corpi e realtà, fra fisico e virtuale e i suoi prezzi sono sotto i 10mila dollari. Sempre nella sezione Ejes si poteva trovare anche l’italiana Boccanera che al suo sesto anno a Zona Maco ha presentato le opere di due giovani italiani, Sebastiano Sofia e Andrea Ravo Mattoni. «Torno sempre con grande entusiasmo, perché il pubblico qui è estremamente preparato, attento ed esigente. Questo crea un ambiente stimolante, che spinge alla ricerca e alla presentazione di progetti sempre nuovi», ha commentato Giorgia Boccanera. Fra gli stand più provocatori quello di Osl Contemporary dalla Norvegia, che ha dedicato l’intero spazio a un'unica installazione di Vanessa Baird. Quest’ultima trattava apertamente la tragedia in corso sulla striscia di Gaza con una serie di disegni tormentati e disturbanti che coprivano integralmente le pareti dello stand.
«Santiago Nonualco» (2024) di Studio Lenca. Cortesia di Kates-Ferri Projects
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