Dopo la presenza lo scorso anno nella sede di Lugano con la personale «Parade», dal 5 maggio Chiara Dynys torna da Cortesi Gallery, ma questa volta a Milano, con la personale «Un’eterna ghirlanda brillante», curata da Giorgio Verzotti. In mostra tre cicli di lavori pensati per gli spazi di via Morigi e la serie «La Blancheur», già esposta da Casamadre a Napoli: un omaggio, questo, ad Antonio Canova nei 200 anni dalla morte, formato da fotografie scattate dall’artista nella Gipsoteca di Possagno, poi ricomposte in un complesso, spaesante montaggio.
Materiale e immateriale si confrontano ancora una volta nel lavoro di Chiara Dynys, e tanto più ciò accade nell’installazione che dà il titolo alla mostra, dove 21 forme specchianti dodecagonali di diverse dimensioni (la maggiore misura oltre 55 centimetri di diametro; nella foto) compongono una sorta di costellazione di astri, «sfaccettati» dall’artista nell’alluminio come fossero diamanti ma dotati di un fondo concavo, che genera bagliori diversi, in relazione all’incidenza della luce.
Se 16 di quelle «gemme» sono ordinate in una composizione che ruota intorno alla maggiore, evocando l’impianto circolare della «Deposizione» di Pontormo (1526, Cappella Capponi in Santa Felicita, Firenze), le altre cinque scintillano sulla parete accanto, disposte come gli astri della costellazione Vega, tutte emanando una luce che smaterializza la loro fisicità. Con queste sono in mostra il ciclo «Parade Perspective», con le inconfondibili cornici di metacrilato della Dynys, qui declinate però in modo inedito, e gli esemplari più recenti del ciclo «Tutto», avviato nel 2015, in cui l’artista s’interroga sul rapporto tra passato e futuro.
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