Luana De Micco
Leggi i suoi articoliLa maison de ventes parigina Tajan mette all’asta il prossimo 13 dicembre due opere inedite di Pietro Lorenzetti, maestro della scuola senese del Trecento. Lo stesso étude Tajan, che aveva anche formalizzato nel 2019 l’attribuzione a Cimabue del «Cristo deriso», di recente entrato nelle collezioni del Louvre, ne ha appena annunciato la «scoperta». I due quadri, un «San Silvestro» (70x36,5 cm) e una «Santa Elena» (69,8x37 cm), provengono da una collezione privata: furono infatti acquisiti nel 1860 a Parigi da Alfred Ramé (1806-86), alto magistrato, nonché archeologo, storico dell’arte e collezionista, che donò i suoi ricchi archivi storici al Musée de Rennes, in Bretagna. Una parte della sua collezione era già stata dispersa da Tajan nel 1985.
I discendenti di Ramé vendono ora le due tavole che gli esperti parigini hanno attribuito a Lorenzetti. Sono stimati tra 1,5 e 2 milioni di euro il «San Silvestro» e tra 400mila e 600mila la «Santa Elena». La differenza nella stima, ha spiegato Eric Turquin, l’esperto di arte antica che ha effettuato la perizia per Tajan, è legata al livello di conservazione, giudicata «eccezionale», della prima.
Scarse sono le note sicure sulla vita di Pietro Lorenzetti. Nacque tra il 1280 e il 1285 e fu attivo a Siena tra il 1306 e il 1345. Fu influenzato da Giotto e Giovanni Pisano. Morì probabilmente durante la peste del 1348. Come scrive la Galleria degli Uffizi di Firenze in una nota biografica, Pietro Lorenzetti «contribuì insieme al fratello Ambrogio Lorenzetti (1290-1348), a introdurre il naturalismo nell’altrimenti mistica arte senese». Tra il 1310 e il 1320 lavorò sugli affreschi del transetto sud della Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi, con delle scene della Passione di Cristo, considerati il suo capolavoro.
Di Lorenzetti esistono una trentina di opere documentate. Gli Uffizi ne conta due nella sua collezione: una «Madonna col Bambino», pala d’altare realizzata intorno al 1340 per la chiesa di San Francesco a Pistoia, e la «Beata Umiltà e storie della sua vita», realizzata per il convento e delle Donne di Faenza, a Firenze, intorno al 1340. Il Museo Diocesano di Cortona conserva la «Maestà», dipinto del 1315-20. Un’opera è anche al Louvre di Parigi, «Adorazione dei Magi» (1325-1350), acquisita all’asta da Drouot nel 1986.
Le due opere, presentate ora da Tajan, due tempere a uovo su tavola fondo oro, avrebbero fatto parte, viene spiegato, di un grande retablo, a cinque o sette pannelli, poi smembrato e disperso diviso nel corso del ’900. San Silvestro, che fu papa dal 314 al 335, durante il regno di Costantino I, è rappresentato con una tiara bizantina. «Questi due pannelli, scrive Tajan in una nota, completano il corpus delle opere di Pietro Lorenzetti che, insieme al fratello Ambrogio e al loro emulo Simone Martini, formati all’arte di Duccio e sensibili a quella del grande fiorentino che fu Giotto, costituiscono i più bei gioielli della pittura senese dell’inizio del XIV secolo».
Negli ultimi anni diverse opere di primitivi italiani sono arrivate sul mercato dell’arte in Francia. Nel marzo 2022, la maison parigina Artcurial aveva battuto all’asta una tavola attribuita sempre dagli esperti di Tajan a Bernardo Daddi, pittore fiorentino attivo nella prima metà del ’300, che lavorò con Giotto, raffigurante la scena «San Domenico resuscita il giovane Napoleone Orsini». Dipinta a uovo su fondo oro, la tavola era forse parte di una pala d’altare realizzata per la chiesa di Santa Maria Novella di Firenze. Stimata tra i 200mila e i 300mila euro, era stata poi aggiudicata per 1,2 milioni di euro.
Altrettanto appassionante la storia del «Cristo deriso», presentato a Parigi nel 2019 e oggi al Louvre. L’opera, una tempera a uovo su tavola di legno di pioppo, di piccole dimensioni, era stata rinvenuta per caso durante l’inventario degli oggetti di una casa borghese di Compiègne, vicino a Parigi, e sottoposta alla perizia di Eric Turquin. Venduta all’asta dalla maison Actéon di Senlis fu aggiudicata per 24 milioni di euro, quattro volte la stima iniziale. Ma il ministero francese della Cultura rifiutò di consegnare il certificato di esportazione all’acquirente e dichiarò il quadro tesoro nazionale, una procedura che dà 30 mesi di tempo allo Stato francese per riunire la somma necessaria per acquisire l’opera e farla entrare in uno dei suoi musei, impedendole così di lasciare la Francia.
È stato accertato che la tavola proviene da un dittico del 1280 su cui sono rappresentate scene della vita di Cristo, di cui solo altri due pannelli sono noti, «La Flagellazione» e «La Maestà con due angeli», conservati alla Frick Collection di New York e alla National Gallery di Londra. Il 2 novembre scorso, dopo un’importante operazione di mecenatismo, la ministra Rima Abdoul Malak ha potuto finalmente annunciare che il Cimabue è entrato nelle collezioni del Louvre, che del maestro fiorentino già conserva la «Maestà», attualmente in restauro. I due quadri saranno esposti insieme nella primavera del 2025.
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