Luana De Micco
Leggi i suoi articoliChristophe Leribault, presidente del Musée d’Orsay, aveva annunciato a giugno alla stampa l’inizio di importanti lavori di ristrutturazione e di allestimento delle collezioni per due anni, a partire dal 2025. Budget: 50 milioni di euro, finanziati per metà da fondi propri del museo, per metà da operazioni di mecenatismo. Il museo degli Impressionisti, che ha accolto 3,2 milioni di visitatori nel 2022 (record per la mostra su Munch: quasi 750mila in quattro mesi), è solo l’ultimo dei musei parigini che si prepara ad affrontare un lungo e costoso cantiere, da un lato ampliando e ripensando gli spazi e i percorsi di visita per accogliere meglio il suo pubblico, tornato a livelli pre Covid-19, dall’altro per migliorare la sua prestazione energetica, tramite per esempio la modernizzazione degli impianti tecnici e la riduzione dell’illuminazione.
Un’esigenza di «sobrietà» imposta dal riscaldamento globale e dal costo dell’energia, schizzato alle stelle nel 2023 (circa 8 milioni di euro per il Centre Pompidou contro i 4 del 2022, 10 milioni per il Louvre e 4 milioni per il d’Orsay annunciati a gennaio). «Diventare un museo del XXI secolo» oggi è la promessa avanzata da ogni museo parigino che annuncia chiusure e disagi per turisti e visitatori. Pioniere era stato l’imponente «projet Pyramide», tra il 2014 e il 2016, con un investimento di oltre 50 milioni di euro, che aveva permesso al Louvre di riorganizzare gli spazi e la segnaletica, di aumentare gli ingressi e di adeguarsi al flusso crescente di visitatori che prima della pandemia aveva sfiorato i 10 milioni l’anno.
La Città di Parigi ha investito dal 2015 circa 100 milioni di euro per rinnovare in alcuni anni i 14 musei municipali, con cantieri colossali di messa a norma e di restauro come quello del Musée Carnavalet, il museo della storia di Parigi, riaperto nel 2021 dopo tre anni di lavori e un investimento di oltre 40 milioni. Nel 2022 ha riaperto anche il Musée de Cluny, il solo museo nazionale in Francia dedicato al Medioevo, ristrutturato integralmente (anche per permettere l’accesso ai disabili) con un percorso nuovo (budget di oltre 20 milioni). Ha riaperto il 17 novembre scorso il Musée national de la Marine, che occupa un’ala del Palais de Chaillot, al Trocadero, chiuso dal 2017, anch’esso più moderno e interamente ripensato (con un costo totale di 71,2 milioni di euro, incluso il restauro delle mille opere esposte).
Ora anche un altro cantiere ambizioso, dal budget record di 466 milioni di euro, sta per concludersi: la riapertura entro la fine dell’anno prossimo del Grand Palais, chiuso dal marzo 2021, la cui navata ospiterà le gare di scherma alle Olimpiadi di Parigi 2024. Ma i cantieri dei musei della capitale non sono finiti. «Per meglio accogliere i propri visitatori all’alba dei suoi 40 anni, il museo si reinventa, ha dichiarato Christophe Leribault, alla guida del Musée d’Orsay dal 2021. Il pubblico francese ha riscoperto i suoi musei alla loro riapertura dopo la pandemia di Covid-19 ed è rimasto fedele. Il Musée d’Orsay non è la Tour Eiffel. Bisogna tornarci più volte. Dobbiamo renderlo più vivo e popolare che mai». I lavori saranno «ragionevoli», «utili» e «urgenti». Forse «troppo a lungo rinviati»: il museo era nato per ospitare 1,5 milioni di visitatori, e oggi sono più del doppio, con file fino a un’ora e mezzo o due per entrare, malgrado sia stata introdotta la prenotazione online. Il primo obiettivo è dunque di rendere più fluida la circolazione dei visitatori. Per questo verrà ripensata la piazza e l’ingresso sarà ampliato, prendendo gli spazi del bookshop attuale, che sarà spostato alla fine del percorso di visita. Verrà inoltre creata un’uscita indipendente, lato Senna. Gli spazi espostivi saranno ampliati (con una nuova galleria di 300 metri quadrati) e verrà rimodellato il percorso espositivo, ora «troppo ermetico per il pubblico» secondo Leribault. Il futuro allestimento sarà più tematico e contestualizzato per fornire delle «chiavi di comprensione» al visitatore sul periodo dal 1848 al 1914 che interessa il museo. Per migliorare la prestazione energetica, saranno utilizzati materiali nuovi e verrà isolata la grande copertura trasparente dell’antica Gare d’Orsay, con la struttura di vetro e metallo, «colabrodo termico in inverno, serra d’estate».
Se il d’Orsay resterà aperto durante i lavori, il Centre Pompidou, che ospita uno dei più importanti musei d’arte moderna al mondo, invece chiuderà, e per ben cinque anni, dal 2025 al 2030, anche se il suo presidente, Laurent Le Bon, ha messo a punto una fitta rete di collaborazioni con musei e istituzioni (annunciata a maggio) che permetterà alle opere della collezione di essere esposte e viaggiare. Il budget è faraonico: 262 milioni di euro (a carico dello Stato francese e del museo, che autofinanzia il progetto culturale). Anche in questo caso si tratta di adeguare spazi troppi esigui e non più adatti al turismo di massa (dal 1977 a oggi il Centre Pompidou ha accolto più di 300 milioni di visitatori), di modernizzare gli impianti e di fare economia di energia: saranno effettuati la bonifica dell’amianto delle facciate, la messa a norma dei dispositivi antincendio, i lavori per l’accesso alle persone disabili e l’ottimizzazione energetica dell’edificio, oltre che la riorganizzazione degli spazi espositivi e il loro ampliamento (anche grazie al trasferimento dei depositi nei nuovi ambienti del futuro Centre Pompidou Francilien-Fabrique de l’art di Massy, alla periferia di Parigi, che aprirà nel 2026).
Lo scorso marzo sono state annunciate grandi trasformazioni anche per l’Institut du monde arabe (Ima) che Jack Lang, suo «storico» direttore, dal 2013, ed ex ministro della Cultura, ha detto di voler trasformare in uno dei principali musei d’arte araba moderna e contemporanea al mondo. Il «nuovo museo», che non vedrà la luce prima di fine 2025 o inizio 2026, beneficerà di una ristrutturazione e dell’ampliamento degli spazi espositivi, oltre a una nuova museografia (anche grazie al dono della collezione di Claude Lemand, con oltre mille opere) e alla realizzazione di nuovi depositi. Il Ministero della Cultura ha stanziato 6 milioni di euro per la ristrutturazione dell’Ima, che dispone di un budget annuo di 12 milioni di euro e fa capo al Ministero degli Esteri.
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