Luana De Micco
Leggi i suoi articoliRiapre il 12 maggio il Musée de Cluny, il solo museo nazionale in Francia dedicato al Medioevo. È la fine di un lungo processo di ristrutturazione, la più ampia dalla creazione del museo, nel 1843, iniziato nel 2011, con il restauro della sala della «Dama e l’unicorno», il famoso ciclo di sei arazzi del primo Cinquecento. Nel 2015 c’era quindi stato il recupero delle terme romane (circa I-II secolo d.C.) dell’antica Lutetia e nel 2018 l’inaugurazione dell’edificio moderno, progettato dall’architetto Bernard Desmoulin, lato boulevard Saint Michel nel cuore del Quartiere Latino, da cui ormai il pubblico fa il suo ingresso.
Il museo aveva poi di nuovo chiuso le porte nel settembre 2020. Nel frattempo è stato restaurato lo splendido Hôtel des abbés de Cluny, in stile gotico del Quattrocento, e il museo è stato messo a norma negli impianti e reso accessibile ai disabili. Il percorso è stato riscritto, in chiave cronologica, con qualche incursione tematica, e ripensata la museografia, che non era mai stata rivista dagli anni Cinquanta: un cantiere da 21 milioni di euro, soprattutto di fondi pubblici, di cui 2,5 milioni per il restauro delle vestigia antiche e 11,4 per la museografia.
Dopo ritardi, anche dovuti alla pandemia, eccoci dunque, più di dieci anni dopo l’inizio dei lavori, con un museo completamente nuovo, più spazioso e luminoso. Il percorso, affidato allo studio Gardère, si sviluppa in 21 sale. I lavori hanno permesso di ampliare gli spazi espositivi e mostrare 1.600 opere, alcune restaurate per l’occasione, su una collezione che ne conta 24mila. «Il progetto scientifico e culturale si è sviluppato nel modo per noi più coerente, cioè seguendo il filo del tempo, ha spiegato la conservatrice Isabelle Bardiès-Fronty. Ma, per la natura stessa della nostra collezione, più ricca su certi periodi, meno per altri, il percorso implica per forza di cose tempi diversi, con un’alternanza di accelerazioni e approfondimenti. Abbiamo per esempio un piano intero dedicato al XV secolo. Ma è logico, poiché siamo un museo di oggetti d’arte, non di pittura, e questi oggetti si sono diffusi soprattutto nel tardo Medioevo. È il nostro Dna».
La visita comincia, dunque, dal monumento più antico, le terme, che, oltre alle vetrine dedicate alle collezioni celtiche del museo, continueranno a ospitare le mostre temporanee (la prima delle quali sarà «Les arts à Toulouse au 14e siècle», il prossimo autunno). Risalendo il tempo, ci s’imbatte in vetrine cariche di capolavori, come le corone d’oro visigote del tesoro di Guarrazar del VII secolo. La sala romanica presenta una notevole collezione di capitelli, tra cui quelli della Chiesa di Saint-Germain-des-Prés, a Parigi, e del Monastero di San Pere de Rodes, in Catalogna. La restaurata «Sala dei re», con le celebri statue della facciata della Cattedrale di Notre-Dame, deposte durante la Rivoluzione, resta una delle più affascinanti del museo.
Tra le sale tematiche, una è dedicata agli smalti di Limoges, piatti, croci, casse reliquiario e cofanetti finemente lavorati con la tecnica champlevé, diffusa nel XII secolo. Finalmente sono riuniti in un’unica sala tutti gli elementi provenienti dalla Sainte-Chapelle di Parigi, le vetrate più antiche e le statue degli apostoli (XIII secolo), restaurate anch’esse. Una sala è dedicata all’arte italiana del Due e Trecento: presenta le splendide sculture lignee della Vergine e di san Giovanni provenienti dal gruppo scultoreo della «Deposizione di Cristo» della Cattedrale di Prato (XIII-XIV secolo). Un nuovo spazio è dedicato all’arte profana del XV secolo con un’ampia e originale collezione di oggetti del quotidiano. La cappella dell’Hôtel des abbés, restaurata, e il cortile (dove prima c’era l’ingresso del museo) fanno ormai parte del percorso di visita.
La presentazione della «Dama con l’unicorno», a fine percorso, non è stata modificata. Nell’ultima ampia sala del post Medioevo, dedicata all’Europa del Nord, sono esposti per la prima volta insieme tutti gli elementi dell’arazzo cinquecentesco sulla «Vita di Santo Stefano», lungo 40 metri, in lana e seta, attribuito a Guillaume de Rasse.
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