Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliAltro che idillio. L’infanzia è un’età con ombre e conflitti, più artisti l’hanno compreso e così l’hanno vista. Quanto detto è una chiave di lettura del saggio di Saverio Verini che tra rimandi a studi psicologici, scrittori, Pinocchio, Harry Potter e citazioni pop, appunta lo sguardo su come l’arte italiana del Novecento, e più specificamente quella odierna, ha interpretato l’infanzia.
Tra gli strani giocattoli di Alberto Savinio e l’«attitudine infantile» attraverso «un tratto rabbioso, fieramente antiaccademico» di Carol Rama, tra la poetica di Pino Pascali letta come «una delle più fieramente infantili dell’arte italiana» e Tomaso Binga, l’autore e curatore di mostre focalizza quasi metà libro sulle ultime generazioni.
Se nel duo Vedovamazzei vede rappresentata tanto la «morbosità» come la più serena «creatività», per Verini Alessandra Andrini, Mattia Pajè, Marta Roberti e altri guardano in modo complesso a quell’età. E se nei fanciulli di Diego Marcon rintraccia «l’archetipo del bambino malinconico», trova un’originale forma di contatto tra adulti e bambini nelle performance di Francesca Grilli. Poche le foto e solo degli autori più nuovi.
La stagione fatata. L’infanzia nell’arte contemporanea italiana,
di Saverio Verini, pp. 128, ill. col. Roma, Castelvecchi, 2023, € 16
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