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Luana De Micco
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Un’ampia retrospettiva al Musée du Luxembourg
Il Musée du Luxembourg presenta dal 14 settembre al 12 febbraio «Henri Fantin-Latour. A fior di pelle», una mostra realizzata in collaborazione con il Musée d’Orsay e il Musée de Grenoble (dove sarà presentata dal 18 marzo al 18 giugno 2017). È la prima monografica in Francia dedicata all’artista nato a Grenoble (1836-1904) dalla grande esposizione del 1982 al Grand Palais. Seguendo un classico allestimento cronologico, il percorso si apre sui begli autoritratti degli anni della giovinezza (1850-61), compreso l’«Autoritratto con la testa leggermente inclinata» (1861) dalla National Gallery of Art di Washington. L’artista dipinge anche le sorelle in scene di vita quotidiana, mentre ricamano o leggono, ma senza sentimentalismi, piuttosto sullo stile della pittura di genere.
La seconda sezione si sofferma sui primi ritratti di gruppo, tra le opere più note dell’artista, accanto ai quali sono allestiti diversi schizzi preparatori. Sono gli anni-cerniera tra il 1864 e il ’74 quando Fantin-Latour, rifiutando i principi dell’Impressionismo nascente, dipinge l’«Omaggio a Delacroix», «Le Toast» e «Coin de table». In questo quadro del 1872, appartenente al Musée d’Orsay, l’artista mette in scena i poeti parnassiani. L’opera che «inizialmente Fantin aveva concepito come omaggio a Baudelaire, nella sua versione finale non ha più nessun protagonista apparente. In questo senso, è il ritratto di gruppo in cui la nozione di uguaglianza è messa in evidenza nel modo più trasparente», ha spiegato Bridget Alsdorf, specialista di Fantin.
Vi compaiono un giovane Arthur Rimbaud, che dà le spalle al resto del gruppo rivolgendo lo sguardo all’amante, un Paul Verlain corrucciato. Ma Henri Fantin-Latour è noto anche per le nature morte del periodo 1873-90: «Quanto sono felice quando sono solo con le mie nature morte nel mio studio», scriveva nel 1869. Fantin è stato a lungo criticato per queste composizioni giudicate ripetitive, ma che gli garantivano un buon tenore di vita. Queste tele però sono state rivalutate: «Siamo di fronte a un’opera immensa ed enigmatica», ha scritto il conservatore Laurent Salomé.
La mostra mette l’accento anche su un aspetto meno noto del lavoro di Fantin, quello delle opere dette «d’immaginazione», ispirate a temi mitologici, nutrite della musica di Wagner e Berlioz, spesso omaggi al corpo femminile, come «Le Graal. Prélude de Lohengrin» (1892). L’originalità della mostra sta nel voler mostrare il processo creativo che è alla base del lavoro di Fantin. Intorno alla tela «L’anniversaire» (1876) sono presentati anche litografie e disegni preparatori che l’artista ha più volte ripreso e ritoccato. È allestita anche una selezione di fotografie, spesso inedite, donate al Musée de Grenoble dalla vedova dell’artista nel 1921. Molte sono foto di nudi che Fantin, piuttosto pudico e perfezionista, usava per il suo lavoro, preferendele spesso ai modelli in carne e ossa.
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