Luana De Micco
Leggi i suoi articoliDopo dodici anni di lavori di ristrutturazione e restauri (e sette di ritardo), il sito storico della Bibliothèque nationale de France, detto «site Richelieu», con il nuovo museo, le maestose sale di lettura, le gallerie coperte di pitture e il nuovo giardino interno, ha riaperto le porte al pubblico lunedì 19 settembre.
Il gigantesco cantiere era iniziato nel 2010. Gigantesco perché ha riguardato la totalità degli spazi di quello che i parigini chiamano il «Quadrilatero», una serie di edifici di epoche diverse dal XVII al XX secolo, più volte rimaneggiati, soprattutto nell’800, su cui hanno lavorato da François Mansart (prozio di Jules Hardouin-Mansart) a Robert de Cotte, da Henri Labrouste a Jean-Louis Pascal e Michel Roux-Spitz, e che si estende su 58mila metri quadrati tra la rue Richelieu e la rue Vivienne, nel quartiere dell’Opéra, del Louvre e della Comédie Française. Gigantesco poi anche per il budget, 261 milioni di euro, finanziati soprattutto da fondi dei ministeri francesi della Cultura e dell’Educazione, e in parte, per 9 milioni di euro, da mecenati privati, tra cui l’industriale statunitense Mark Pigott.
La BNF, erede della biblioteca reale, conserva circa 22 milioni di documenti. La questione di come riorganizzare gli spazi della sede storica si era posta sin dal 1998, quando dieci milioni di volumi vennero trasferiti nei quattro grattacieli firmati Dominique Perrault della Bibliothèque François Mitterrand, sul lungo Senna, quai de Tolbiac. Dopo cinque anni di studio e riflessioni, il progetto di recupero venne affidato agli architetti Bruno Gaudin e Virginie Brégal, spalleggiati dagli architetti per i monumenti storici Jean-Francois Lagneau e Michel Trubert.
I lavori si sono sviluppati in due tempi. Si trattava non solo di restaurare i palazzi e tutti i decori storici interni, ma anche di modernizzare i locali e di metterli a norma. Al termine della prima fase, che si è svolta dal 2011 al 2016 nell’ala che dà sulla rue Richelieu e apre sulla Cour d’Honneur, era stata restaurata tra l’altro la maestosa «salle Labrouste», realizzata tra il 1861 e il 1868 da Henri Labrouste e monumento storico dal 1983: uno degli spazi più spettacolari della storica BNF, con la sua leggera struttura metallica, le nove cupole dalle ampie vetrate e le sedici colonnine alte dieci metri. La sala è tutta decorata dai dipinti del 1864 del paesaggista Alexandre Desgoffe.
«La nostra sfida principale è riuscire a restituire la ricchezza architettonica dell’edificio, in tutta la sua complessità, e le esigenze di una biblioteca contemporanea. Due aspetti che, in una visione per noi obsoleta, sono spesso giudicati inconciliabili. Era necessario invece affermare una visione moderna che non oppone il mondo della ricerca e il pubblico. La Biblioteca non è una fortezza, si apre sempre più ai visitatori», ci aveva detto all’epoca l’architetto Bruno Gaudin, in occasione di una visita per la stampa dei locali appena restaurati.
A partire dal 2016, la seconda fase dei lavori ha poi riguardato l’ala che dà sulla rue Vivienne. È stata rinnovata l’immensa «salle Ovale», 43,70 metri per 32,80, la cui costruzione, iniziata nel 1897 da Jean-Louis Pascal, fu completata nel 1932 da Alfred Recoura. Con i suoi decori a foglie di acanto e il suo scenografico soffitto a vetrata di 18 metri, la sala di lettura, gioiello architettonico e cuore della visita, è oggi aperta liberamente al pubblico. Da allora sono state recuperate anche la galerie Mansart, la galerie Mazarin, con la volta barocca dipinta da Giovanni Romanelli, e il salon Louis XV, tutti spazi classificati monumento storico, che oggi ospitano il nuovo museo, la cui scenografia è stata completamente ripensata.
La BNF conserva una collezione enciclopedica di oltre 20 milioni di manoscritti, libri, monete, stampe, fotografie, costumi, reperti archeologici. Tra gli oggetti esposti (che verranno rinnovati regolarmente, data la loro fragilità): il Grande Cammeo di Francia (23 d.C.), un cammeo lavorato a cinque strati di onice che compare nel Tesoro della Sainte-Chapelle dal 1279, e il Tesoro di Berthouville (I-III secolo), una collezione di oggetti di argenteria romana, tra cui due statuette del dio Mercurio scoperti nel 1830 sul sito di Bernay, in Francia. Sono esposti poi il trono detto di Dagoberto (VIII-IX secolo), uno dei pezzi più emblematici del Tesoro di Saint-Denis, il libro di salmi di Luigi IX detto il Santo (1230), il ritratto di Caterina de’ Medici del 1545 circa, opera di François Clouet, e i manoscritti di «Notre-Dame de Paris» di Victor Hugo (1830-31), del «Don Giovanni» di Mozart (1787) e della «Recherche» di Marcel Proust (iniziato nel 1908).
La galerie Mansart, costruita da François Mansart tra il 1644 e il 1646, dove in passato era allestita la collezione di sculture del cardinale Mazzarino, ospita oggi le mostre temporanee. Fino al 15 gennaio 2023 vi è presentata la mostra «Molière, le jeu du vrai et du faux», programmata per i 400 anni dalla nascita del commediografo francese autore de «L’avaro». La mostra allestisce documenti di archivio, edizioni originali, costumi, modellini di decori teatrali provenienti dalle collezioni della BNF o prestati dalla Comédie Française.
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