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Luana De Micco
Leggi i suoi articoli«Figlio mio, presto diventerete il re di un grande regno. Badate a conservare la pace con i vicini. Non imitate il mio gusto eccessivo per la guerra. E neanche quello per le spese. Prendete consiglio e seguite sempre il migliore». Il regno del Re Sole (72 anni, il più lungo della storia di Francia) è al tramonto. Il 26 agosto 1715, Luigi XIV, in agonia da giorni nel suo letto della Reggia di Versailles, rivolge queste raccomandazioni al piccolo duca d’Anjou, suo pronipote e solo erede diretto, che sta per diventare Luigi XV a soli 5 anni.
Parole che restano come il testamento politico del grande sovrano. Luigi XIV muore a 77 anni il primo settembre per una cancrena a una gamba. «Il re è morto, viva il re!» Si soleva annunciare allora al popolo. Intorno al 1835 il pittore inglese Thomas Jones Barker dipinse la scena, con il bimbo e futuro re inginocchiato sul letto accanto al vecchio sovrano malato e i numerosi cortigiani tutti intorno al giaciglio, in un dipinto conservato al Musée Antoine Lécuyer di Saint-Quentin (nord della Francia) e ora esposto a Versailles nella mostra «Le roi est mort», dal 27 ottobre al 21 febbraio.
Si tratta del momento culminante della serie di eventi che la Reggia ha organizzato per un anniversario da non perdere: i 300 anni della morte del Re Sole. Con il suo dipinto Barker sembra volerci ricordare che, come ogni momento della vita, anche la morte di un sovrano è un evento pubblico. Ma quella di Luigi XIV fu di più, «un grande spettacolo barocco», secondo Béatrix Saule, conservatrice del museo nazionale di Versailles e Trianon e curatrice della mostra.
Lo storico Gérard Sabatier, a sua volta curatore, ha spiegato che questa «non è una mostra sulla morte di Luigi XIV, ancor meno una mostra-bilancio del suo regno, una commemorazione o una celebrazione». Si tratta piuttosto «di mostrare le sequenze di un rituale funerario per un individuo al contempo ordinario e eccezionale, cristiano e re; poi, allargando la prospettiva, di mostrare le pratiche del lutto in un ambiente caratteristico della società dell’Ancien Régime, la corte; e quindi di assistere alla mutazione di un rito religioso in fenomeno culturale totale». Si percorrono dunque «i 53 giorni» trascorsi tra il mattino della morte del re e la sua inumazione, il 23 ottobre, nella tomba dei Borbone della cattedrale di Saint Denis, mausoleo dei re di Francia.
I due curatori si sono potuti basare su lavori di ricerca recenti sui funerali dei reali, ma anche su documenti di archivio, come un numero del «Journal Historique» in cui Lefèvre de Fontenay, all’epoca direttore del «Nouveau Mercure Galant», giornale ufficiale del potere, racconta nei dettagli gli ultimi istanti della vita del re. I processi verbali dei medici documentano che la spoglia reale fu sottoposta ad autopsia e imbalsamata il 2 settembre. Il corpo, nel sarcofago, con un crocifisso tra le mani, fu quindi esposto sul letto dei Grandi Appartamenti e trasferito sin dal 9 settembre, alle prime luci dell’alba, a Saint Denis, nell’attesa dei fastosi funerali reali. Il cuore, in un’urna a parte, raggiunse invece la chiesa di Saint-Louis des Jésuites e le viscere la cattedrale di Notre Dame.
Tra le opere esposte, in una scenografia affidata a Pier Luigi Pizzi, che ha scelto il nero come colore dominante, ci sono il noto ritratto in cera di Luigi XIV a 68 anni realizzato da Antoine Benoist e il manoscritto dell’atto di morte del sovrano (conservato agli archivi municipali di Versailles). Sono presentati anche l’iscrizione in rame strappata dal sarcofago del re durante la Rivoluzione (e ora conservata al Musée de Cluny) e diversi strumenti di chirurgia prestati dal Musée de la Médecine, oltre a oggetti interessanti come la maschera mortuaria di Enrico IV e la corona funebre di Augusto II di Polonia in arrivo da Dresda.
Un’ampia sezione è dedicata al lutto a corte con i ritratti di alcuni reali, come quello dell’opulenta Maria de’ Medici in nero dipinta da Rubens. Una collezione di oltre cento stampe miniate dei primi del ’700 illustra come vestirsi, ed essere di moda, alla corte anche il giorno del funerale.
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