Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Luana De Micco
Leggi i suoi articoli«Non c’è bisogno che ironizzate a mie spese, me ne occupo da solo», affermava Paul Klee nel 1906. Di questo stato d’animo sono un esempio i sorprendenti autoritratti in cui l’artista svizzero, esponente della corrente dell’Astrattismo, nato in Svizzera, presso Berna, nel 1879, e morto a Muralto, a 61 anni, caricaturava se stesso senza porsi limiti.
Come nel disegno «Versunkenheit» (Meditazione) del 1919, «in cui si rappresenta con le sembianze di un mistico o di un Buddha, i grandi occhi chiusi e senza le orecchie, segni che tradiscono uno stato visionario e introverso», sottolinea Angela Lampe, curatrice della mostra «Paul Klee. L’ironie à l’œuvre» al Centre Pompidou dal 6 aprile al primo agosto. Il taglio inedito scelto è dunque quello dell’ironia, e dell’autoironia, che in Paul Klee, sostiene il Centre Pompidou, trae origine e ispirazione nel primo Romanticismo tedesco e nell’opera del filosofo Friedrich Schlegel.
La retrospettiva, in cui sono allestite 250 opere, è stata organizzata in collaborazione con lo Zentrum Paul Klee di Berna, il museo e centro di ricerca sull’opera e la personalità dell’artista inaugurato nel 2005. È da qui che arriva la maggior parte delle opere presentate a Parigi, tra cui i poetici «Insula dulcamara», «Canto d’amore o La luna nuova» o ancora «La bella giardiniera». Dal MoMA di New York arriva invece «Presentazione di un miracolo», mentre l’Israel Museum di Gerusalemme ha prestato l’acquarello «Angelus novus» del 1920.
La mostra «rivela come Klee, lungo tutta la sua vita, perviene a denunciare con ironia i dogmi e le norme dei suoi contemporanei, dai suoi debutti satirici agli ultimi anni della sua vita. Arma temibile, continua Angela Lampe, l’ironia non gli serve solo a sfidare il sistema ma anche ad affermare la sua libertà totale».
Altri articoli dell'autore
Esposte al Louvre oltre 170 opere della collezione personale del primo presidente della Terza Repubblica francese
Triplice appuntamento nel centro culturale in Provenza: una collettiva allestita da Tino Sehgal, l’Ong E.A.T e l’opera grafica di Maria Lassnig
Attraverso 260 opere il Louvre traccia il ritratto di una civiltà «rimasta a lungo ai margini degli studi accademici», un popolo di soldati, ma anche di commercianti, architetti, scienziati e artisti
A quarant’anni dalla pubblicazione, le fotografie raccolte nel libro «In the American West» vengono esposte, per la prima volta in Europa, alla Fondation Henri Cartier-Bresson