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Viviana Bucarelli
Leggi i suoi articoliLa tradizione della fotografia still-life vanta i suoi illustri precedenti pittorici negli affreschi di Pompei ed Ercolano, nel «Canestro di frutta di Caravaggio» e nelle composizioni, sempre seicentesche, dello spagnolo Juan Sanchez Cotán o dell’olandese Pieter Claesz. E non a caso, quella che da molti è ufficialmente considerata la prima fotografia era una natura morta di Monsieur Louis-Jacques-Mandé Daguerre, datata 1837.
Proprio per questo è di particolare interesse la mostra che il Guggenheim Museum propone fino al 23 marzo, dal titolo «Photo Poetics: An Anthology», vetrina di una nuova generazione di fotografi che si cimenta nel genere still life, «nani sulle spalle dei giganti» che raccontano gli oggetti (libri, riviste, copertine di dischi, monete, suppellettili e mobili) e tutta la loro magia.
Sono dieci artisti (tra cui Claudia Angelmaier, Anne Collier, Elad Lassry, Lisa Oppenheim, Erin Shirreff, Sara VanDerBeek), vengono dagli Stati Uniti, dalla Germania e da Israele e sono cresciuti artisticamente sulla tradizione dell’arte concettuale. Ricorrono anche a scultura, installazioni e film.
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