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Il nuovo Piano Strategico per la «buffer zone» Unesco si propone un radicale cambiamento urbanistico ed economico dei nove Comuni dell’area vesuviana (oltre a Pompei anche Ercolano, Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Torre del Greco, Portici e Trecase), che l’Unesco ritiene meritevoli di tutela perché ospitano o circondano il sito Patrimonio dell’Umanità. Foto: © Andrew Harris

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Il nuovo Piano Strategico per la «buffer zone» Unesco si propone un radicale cambiamento urbanistico ed economico dei nove Comuni dell’area vesuviana (oltre a Pompei anche Ercolano, Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Torre del Greco, Portici e Trecase), che l’Unesco ritiene meritevoli di tutela perché ospitano o circondano il sito Patrimonio dell’Umanità. Foto: © Andrew Harris

Nasce la repubblica vesuviana di Pompei

Il Comitato di gestione del Grande Progetto Pompei ha adottato il Piano Strategico. Ora si attendono i piani di fattibilità

Come sarà la piana di Pompei entro i prossimi anni? Diversa e migliore. Il Piano Strategico per la «buffer zone Unesco» di Pompei (legge 112 del 2013) prevede la più importante rivoluzione urbanistica mai attuata nel nostro Sud. Si propone di rilanciare il turismo, la cultura, l’economia della vasta area vesuviana intorno a Pompei, ricca di tesori archeologici e di un paesaggio da ritrovare e riqualificare.
Dalla scorsa estate l’intera operazione era ferma tra rinvii e contrasti e, poi, a causa della mancanza del coordinatore del Piano Strategico, il direttore generale del Grande Progetto Pompei Luigi Curatoli, il cui mandato è scaduto a gennaio.
A metà marzo è arrivato il via alla nomina del nuovo direttore, il generale dei Carabinieri Mauro Cipolletta (rimarrà in carica fino a dicembre 2019), che succede ad altri due generali, Giovanni Nistri e, appunto, Curatoli. È stato Cipolletta a portare le proposte del Piano Strategico per la prima volta alla discussione dei componenti del Comitato di Gestione, riunito con urgenza il 20 marzo scorso. Sarà lui a seguire le fasi successive del Piano e a controllare che ogni passo avvenga nella legalità.

I due piani per Pompei
Il Piano Strategico per la «buffer zone» è nato insieme con l’intervento più urgente, finanziato dallo Stato e dall’Unione Europea, per mettere in sicurezza e rilanciare il parco archeologico di Pompei. Sarà completato entro il 2018. Ma la Pompei degli scavi è sempre più un’isola circondata da caos urbanistico, disordine, diffuso inquinamento del mare e dei suoli: il turismo e l’intera economia della zona sono frenati da vie d’accesso alle aree archeologiche inadeguate, dalla mancanza di strutture di accoglienza, da servizi scadenti. L’intero territorio è poi colpito da una crisi economica strutturale, in cui si è persa la gran parte del sistema industriale nato nel dopoguerra. Tutto questo in un’area tra le più densamente popolate del mondo, 500mila abitanti in agglomerati sorti senza piani urbanistici, con case spesso abusive e insicure in zona sismica e con la minaccia di possibili eruzioni del Vesuvio.
Per questo è stato lanciato il Piano Strategico, previsto dalla legge 112 del 2013 e condiviso dall’Unesco. Si basa sulla constatazione che, nonostante la pessima situazione attuale, è possibile un cambio di prospettiva puntando sulle straordinarie risorse turistiche e culturali, molte da riscoprire. Altri tesori unici al mondo intorno a Pompei, ancora poco noti, come le ville romane di Stabiae, sono riconosciuti dalla stessa Unesco che nel 1997 ha inserito le «Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata» nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità. Il nuovo Piano Strategico si propone quindi un radicale cambiamento urbanistico ed economico dei nove Comuni dell’area vesuviana (oltre a Pompei anche Ercolano, Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Torre del Greco, Portici e Trecase), che l’Unesco ritiene meritevoli di tutela perché ospitano o circondano il sito Patrimonio dell’Umanità.
Il Piano Strategico è in fase di studio dal 2015 e ne sono stati discussi vari aspetti in una ripetuta serie di «tavoli tecnici» con tutti i protagonisti interessati, a cui sono seguite riunioni del Comitato di Gestione dell’Unità Grande Progetto Pompei, l’organo collegiale nel quale sono rappresentati Mibact, Soprintendenza pompeiana, Regione Campania, Città metropolitana di Napoli, Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e i 9 Comuni vesuviani. Per ora esistono ufficialmente soltanto le «linee guida» del Piano contenute nella legge 112, ma sono in discussione una serie di proposte specifiche: sarà il Comitato a esaminarle per scegliere le soluzioni operative.

Il progetto Acebillo
Intanto, un forte gruppo di imprenditori privati, riuniti nell’associazione «Naplest et Pompei», presieduta da Maria Luisa Faraone Mennella, ha firmato un protocollo d’intesa con l’Unità Grande Pompei, che affida ufficialmente all’associazione (possibilità prevista dalla legge) l’incarico di sviluppare «piani strategici e di valorizzazione» della «buffer zone», la zona di rispetto di Pompei, anche per la «conservazione dei siti archeologici vesuviani Patrimonio dell’Umanità». Naplest si sta già occupando dei progetti di sviluppo della zona orientale di Napoli, che costituisce un continuum territoriale con la buffer zone e la costa vesuviana. L’associazione ha quindi scelto un urbanista di fama, Josep Acebillo (catalano, protagonista tra l’altro del rinnovamento della città di Barcellona in vista delle Olimpiadi del 1992), affiancato da due architetti italiani, Sandro Polci e Maria Cristina Tullio,e con la collaborazione di un folto team di specialisti, per dare sostanza alle idee della legge 112 e predisporre un Piano Strategico per lo sviluppo armonico dell’area. È stato presentato nel settembre 2017 all’Unità Grande Pompei ed è stato discusso per la prima volta il 20 marzo scorso nella riunione del Comitato di Gestione.
Il progetto Acebillo, già sottoscritto e condiviso dai nove Comuni interessati, è un piano di sistema e dà indicazioni per risolvere le più «acute patologie territoriali» dell’area. Tra queste: creare le precondizioni di sicurezza contro i rischi del vulcano predisponendo vie di fuga verso il mare; risolvere il grave inquinamento marino e ambientale con bonifica e riuso del fiume Sarno; valorizzare le aree verdi ancora intatte o disponibili nel perimetro degli scavi pompeiani; riutilizzare opifici e capannoni abbandonati; progettare infrastrutture di trasporto per collegare tra loro siti archeologici, monumenti, ville e centri abitati.

Aprire il turismo al mare del Golfo
Il progetto più innovativo, cruciale secondo Acebillo, sarà creare un organico «waterfront» ora occupato da aree industriali dismesse e aprire la costa all’uso turistico: adesso è chiusa per molti chilometri, da Napoli fino a Castellammare di Stabia, dai binari di una vecchia ferrovia statale costiera, ancora in funzione, che chiude ogni accesso al mare mentre ormai i vagoni viaggiano semivuoti. Viene giudicata inutile anche perché parallela a questa, un chilometro all’interno, esiste un’altra ferrovia, la Circumvesuviana. Insomma sarebbe necessario cancellare il treno che corre a pochi metri dal mare, dice il progetto, e recuperare al turismo la magnifica costa del Golfo di Napoli fino alla penisola sorrentina: di fronte Capri, alle spalle Pompei.
«Non esiste al mondo, scrive Acebillo, un luogo come quello della “buffer zone”, con tante vestigia storiche e artistiche di così elevato valore, ma al contempo asfissiato dalla precarietà del contesto». Al posto della ferrovia costiera viene proposto un viale alberato, lungo il quale potrebbe funzionare una cabinovia sospesa. Servirebbe agli spostamenti locali e al turismo, si godrebbe della vista dall’alto di luoghi magnifici come le ville borboniche, ora trascurate, del Miglio d’oro. Toccherebbe Ercolano, la villa romana di Oplontis e altre meraviglie. Proprio della cancellazione della ferrovia costiera si è parlato soprattutto al Comitato di Gestione del 20 marzo. Presente il ministro uscente dei Beni culturali Dario Franceschini, l’ad delle Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini e i rappresentanti dell’associazione Naplest et Pompei. L’idea di abolire la ferrovia costiera è stata accettata da tutti in linea di principio. Certo, per decidere, bisognerà aspettare gli studi di fattibilità e il rapporto costi-benefici dell’intera operazione. Per la Circumvesuviana, invece, Acebillo propone un rilancio e il completamento del suo percorso anulare intorno al Vesuvio per collegare i paesi della buffer zone e le loro bellezze. Tra le idee più suggestive: riportare a Pompei l’acqua di canali che in parte ancora esistono e renderla così accessibile anche dal mare.

Si è discusso anche del nuovo hub ferroviario per collegare direttamente Pompei alla rete nazionale. Anche questa idea del progetto Acebillo, che prevede la costruzione di una o due nuove stazioni ferroviarie a Pompei, è stata accettata dal Comitato di Gestione. E anche in questo caso, ogni decisione è rinviata alla presentazione dei piani di fattibilità. Il progetto Acebillo ha già attirato l’attenzione di una serie di grandi imprese internazionali (si parla anche di società cinesi) pronte a investire somme importanti. Il valore degli interventi nella buffer zone di Pompei viene indicato, con una prima, approssimata valutazione, in oltre due miliardi di euro.
Si tratta di adottare un nuovo modello di sviluppo, non più industriale ma «neoterziario», turistico e culturale. Ci vorranno anni di studi e di lavori ma intanto il Piano Strategico è stato ufficialmente adottato dal Comitato di Gestione. La macchina del Grande Progetto per la buffer zone di Pompei si è finalmente messa in moto.

Il nuovo Piano Strategico per la «buffer zone» Unesco si propone un radicale cambiamento urbanistico ed economico dei nove Comuni dell’area vesuviana (oltre a Pompei anche Ercolano, Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Torre del Greco, Portici e Trecase), che l’Unesco ritiene meritevoli di tutela perché ospitano o circondano il sito Patrimonio dell’Umanità. Foto: © Andrew Harris

Edek Osser, 11 aprile 2018 | © Riproduzione riservata

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