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Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliL’Illuminismo produce un irreversibile «disincantamento» delle coscienze, ma i suoi autori si rendono presto conto della complessità dell’animo umano, tanto che Rousseau arriverà a sostenere che «il mondo delle chimere è l’unico nel quale valga la pena di vivere», aprendo il varco a molti miti romantici.
Dal 12 novembre al 3 dicembre Giovanni Goffi Carboni presenta la mostra «Il mito nell’arte tra Oriente e Occidente». Spiega l’antiquario: «Ho scelto opere legate ai miti greci e romani che dialogano con opere cinesi e giapponesi, nelle quali la mitologia classica si sovrappone a quella delle tradizioni popolari e religiose orientali. Da una testa di Narciso di età imperiale romana a un pannello del tardo Cinquecento con Apollo e le Ninfe, fino alla settecentesca porcellana della manifattura Doccia con Bacco ebbro circondato da puttini».
È esposto anche un gruppo consistente di incisioni francesi della fine del Settecento, che mette in scena sentimenti umani «moderni» e il nuovo potere acquisito dall’artista, non più subordinato a poteri esterni. Infine spiccano alcune xilografie di artisti giapponesi ottocenteschi, quali Kuniyoshi, Yoshitoshi e Toshihide, tratte dalle serie «Gli eroi della Grande pacificazione», «Le nuove forme dei Trentasei fantasmi», «I diciotto racconti classici di imprese onorevoli».
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