Margherita Fochessati
Leggi i suoi articoliNegli anni Settanta del Seicento la famiglia aristocratica dei Brignole Sale acquistò dalla Repubblica di Genova, con l’intento di realizzarvi la propria dimora, un lotto di terreno nella vasta area del centro storico che, nel corso del XVII secolo, divenne Strada Nuova e che oggi, con i suoi Palazzi dei Rolli, è un sito Patrimonio dell’Unesco. Edificio tardo barocco con un doppio piano nobile e un mezzanino, adibito nel 1710 ad appartamento privato di Anton Giulio II, il Museo di Palazzo Rosso riapre oggi, dopo due anni e mezzo di restauri quasi ininterrotti.
I lavori di adeguamento impiantistico e strutturale, iniziati nel 2019, si sono concentrati anche sul restauro degli arredi monumentali e sulla realizzazione di alcuni tendaggi e ornamenti in feltro rosso, significativo elemento decorativo dell’allestimento originale progettato da Franco Albini tra il 1952 e il 1961. Il Palazzo infatti, come spiega Raffaella Besta, direttrice del museo di via Garibaldi, «è uno spazio espositivo che nel corso dell’ultimo secolo ha acquisito una forte identità, maturata sotto la direzione di Caterina Marcenaro attraverso l’intervento di Albini».
Per la prima volta saranno svelate ai visitatori le stanze dell’appartamento del marchese Brignole Sale: una sequenza di ambienti dalle proporzioni meno monumentali rispetto ai saloni dei piani nobili, ma altrettanto sfarzosi come dimostra la decorazione parietale della sala «della Grotta» e del suggestivo spazio dell’alcova di Anton Giulio II che, ambasciatore della Repubblica di Genova a Madrid e a Parigi, proprio nella reggia di Versailles ebbe modo di ammirare l’alcova del Delfino, decidendo al suo ritorno a Genova di realizzare nei suoi appartamenti un ambiente altrettanto lussuoso e spettacolare. Un soffitto stellato, nicchie di stucco, pavimenti intarsiati e un affresco raffigurante il giudizio di Paride decorano la stanza da letto del più influente ed estroso esponente della casata.
I lavori di restauro hanno interessato anche gli ambienti del secondo piano nobile, affrescato da Domenico Piola e Gregorio De Ferrari con la rappresentazione delle quattro stagioni. In particolare, gli interventi apportati alla volta della Sala della Primavera, decorata interamente dal De Ferrari, hanno permesso di riportare all’originario splendore gli affreschi e i bassorilievi che fuoriescono dalle pareti: foglie di acanto e ali di angeli che spuntano libere dai muri, avvolgendo lo spettatore nelle sinuosità tipiche del Barocco genovese.
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