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Giovanni Pellinghelli del Monticello
Leggi i suoi articoliAl Kunsthistorisches Museum la mostra «Moneta e potere nell’Israele antico», realizzata in collaborazione con l’Israel Museum di Gerusalemme, presenta fino al 13 settembre la storia della moneta ebraica dal IV a.C. al II secolo d.C.: il dominio persiano e siriano, l’età dei Re-Sacerdoti Asmonei, la dinastia idumea degli Erodi e infine la dominazione diretta dei Romani dopo la due Guerre Giudaiche.
L’ellenizzazione imposta dai re seleucidi di Siria costrinse gli Ebrei a cambiamenti sociali, politici e religiosi che portarono alla Rivolta dei Maccabei (167-160 a.C.) contro Antioco IV (ancora oggi la festa di Hanukkah celebra la vittoria maccabea e la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme nel 164 a.C.). In quel contesto, la moneta fu, come sempre nell’antichità, veicolo di propaganda e di messaggio politico tramite la scelta iconografica. Perciò i tipi monetali dei re-sacerdoti Asmonei (165-37 a.C.) esaltano la ritrovata identità etnico-religiosa con iscrizioni in ebraico o aramaico e l’assenza di effigi umane. Deposto e crocefisso l’ultimo re asmoneo Antigono II nel 37 a.C., Erode il Grande diede inizio al lungo regno della dinastia idumea fino al 100 d.C.: la monetazione dei dinasti erodiani, che governarono come «alleati e amici del Popolo Romano», esprime chiaramente il radicamento del regno nella struttura politica dell’ordine mondiale romano.
Con l’ultimo re idumeo Erode Agrippa II (53-100), esplode nella società ebraica il conflitto interno fra i diversi partiti religiosi che sfociò nella Prima guerra giudaica (66-70) e la repressione di Vespasiano e Tito con la distruzione del Tempio di Gerusalemme (nella foto recto del sesterzio coniato a Roma nel 71 d.C. con la rappresentazione del busto di Vespasiano con corona d’alloro). Nelle monete della I Guerra Giudaica, fra le più belle per qualità, la rivolta degli Ebrei è evidenziata nelle iscrizioni che usano, per la prima volta dagli Asmonei, la scrittura paleoebraica, mentre quelle successive celebrano il definitivo trionfo romano con l’effigie di Vespasiano: la repressione della rivolta ebraica fu la chiave del suo successo e, con la moneta che la celebrava, quella vittoria fu pubblicizzata in tutto l’Impero.
Infine, la ribellione di Simon Bar Kochba che si proclamò messia e re dei Giudei causò la Seconda guerra giudaica (132-135) sotto Adriano (117-138). Bar Kochba coniò la sela d’argento su cui appare la facciata del Tempio, distrutto e da ricostruire, simbolo di indipendenza. Non fu quindi un caso che, sconfitti i ribelli e distrutta Gerusalemme nel 135, l’imperatore Adriano ribattezzasse la città Aelia Capitolina e costruisse sulle rovine del Tempio ebraico un tempio di Giove. Paradossalmente, la diffusione della sela d’argento segna l’inizio della diaspora.
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