Image

«L'apostolo san Giacomo Maggiore libera il mago Ermogene»

Image

«L'apostolo san Giacomo Maggiore libera il mago Ermogene»

Un americano nel Rinascimento toscano

Mille pagine in due volumi raccolgono gli studi sparsi di Everett Fahy

Arabella Cifani

Leggi i suoi articoli

È un dato di fatto che la storia dell’arte, fatta di conoscenza di opere, artisti, ambiti, scuole, storia del collezionismo e indagini archivistiche e storiche tout court abbia fatto grandi progressi negli ultimi vent’anni. Non ci riferiamo all’elaborazione del pensiero critico, soggetto a visioni che partono da basi filosofiche, culturali sociologiche e politiche, a volte opinabili, spesso oscillanti e destinate a decadere.

Chi si ricorda e legge ancora libroni che allora parevano eterni e indispensabili scritti da certi baroni dell’Università del dopoguerra? Che cosa resta? Siamo ancora a confrontarci con correnti marxiane, crociane, longhiane, berensoniane e d’altro nome. Con sistemi di pensiero irrigidito che vanno ancora più indietro nel tempo. Tutto si muove, piaccia o non piaccia alle tribù accademiche.

Grande rivoluzione dell’era digitale è stato l’avvio della catalogazione delle opere d’arte e della nascita dei grandi archivi fotografici, divenuti in poco tempo strumenti indispensabili. Federico Zeri aveva già capito bene che chi possedeva molte foto d’arte possedeva una delle chiavi per penetrare i reconditi segreti del settore. La sua imponente fototeca lasciata all’Università di Bologna è divenuta pubblica e nel corso del tempo (nemmeno tanto tempo) ha cominciato ad attrarre come una calamita altre importantissime fototeche.

Partita da 290mila fotografie, oggi ne conta oltre 435mila ed è in continua crescita. Al fondo originale si sono aggiunti quelli di Anna Ottani Cavina, Robert Gibbs, Alberto Protopapa, Stefano Tumidei, Luisa Vertova, Julian Kliemann, Igino Supino; di fotografi come Mario Berardi, Arrigo Coppitz; di antiquari come Chaucer Fine Arts e Luigi Albrighi e dei collezionisti Ferruccio Malandrini e Ruth Jones. Altri arriveranno. Un materiale incandescente che viene catalogato e progressivamente messo online e che apre nuove rotte alla storia dell’arte.

La Fondazione pubblica anche molti dei risultati di questi incrementi. Lo ha fatto ora con gli scritti di Everett Fahy (1941-2018), storico dell’arte americano, studioso del Rinascimento tra i massimi esperti di pittura fiorentina del XV secolo e grande amico di Zeri. Allievo di John Pope-Hennessy, a 27 anni era già consulente del Dipartimento di Pittura Europea del Metropolitan di New York del quale a 28 divenne il curatore. Nel 1973 fu nominato direttore della Frick Collection. Fahy, di cui si ricordano gentilezza, simpatia, grande umanità e liberalità intellettuale, prima di morire a 77 anni dopo una lunga malattia ha destinato all’amata Italia e alla Fototeca Zeri la sua raccolta di oltre 40mila immagini dedicate soprattutto all’arte italiana dal XIII al XIX secolo.

Molti suoi studi rivestono valore fondamentale per la pittura toscana dalla fine del Trecento agli inizi del Cinquecento. Apparsi nel corso del tempo su riviste o pubblicazioni talvolta difficilmente accessibili, sono ora raccolti dai volumi che la Fondazione gli ha dedicato rendendoli consultabili pressoché nella loro interezza. Cinquant’anni di ricerche (dal 1965 al 2015), con approfondimenti fondamentali su Beato Angelico, Botticelli, Ghirlandaio, Michelangelo giovane, Spinello Aretino, su molti anonimi toscani del tempo e sulla Scuola lucchese, la cui riscoperta si deve alle sue pionieristiche indagini. Spicca la ricostruzione della giovinezza di Fra’ Bartolomeo (A Holy Family by Fra Bartolomeo, 1974), da annoverare fra i classici della storiografia artistica del Novecento.

Fahy si aggirava con sicurezza di conoscitore raffinato nel labirinto dell’arte italiana rinascimentale, senza mai perdere il filo di una logica coronata da risultati significativi e non caduchi. Il suo contributo allo studio e alla conoscenza dell’arte italiana fra il XIV e XVI secolo ha pochi confronti sul piano internazionale.
Il primo volume presenta i testi secondo l’ordine cronologico della loro pubblicazione; il secondo volume, dotato di 478 immagini in bianco e nero, ricostruisce visivamente circa due secoli di pittura toscana. A chiusura la bibliografia completa.

Si tratta di libri sontuosi, tipologia piuttosto rara oggi per operazioni culturali di tale genere e livello, destinati a divenire fondamentali per chi studia quel settore; sono curati da Andrea De Marchi ed Elisabetta Sambo e finanziati da una cordata di antiquari.

Studi sulla pittura toscana del Rinascimento. Studies in Tuscan Renaissance Painting
di Everett Fahy, scritti scelti a curadi Andrea De Marchied Elisabetta Sambo, vol. I, 580 pp., 57 ill. col.; vol II, 408 pp., 478 ill. b/n, coedizione di Fondazione Federico Zeri e Officina Libraria, Roma 2020, € 90

«L'apostolo san Giacomo Maggiore libera il mago Ermogene»

«Ritratto di donna di profilo» di Davide Ghrlandaio

Everett Fahy

Una tavola del Maestro degli Argonauti di Jacopo del Sellaio

La morte di Assalonne» di Francesco di Stefano Pesellino

Arabella Cifani, 25 aprile 2021 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La ritrattistica fra Cinque e Ottocento di guerrieri bellicosi, di presunte vedove e di personaggi spesso terrificanti in un ponderoso saggio di Jan K. Ostrowski

Al Fine Arts Film Festival di Venice in California, il film sul pittore emiliano vince il Best Historical feature

Il libro di Virtus Zallot interroga la visione tradizionale del rapporto e del legame fra immagini e letteratura di un’emozione universale alla ricerca di spiegazioni più profonde

Annie Cohen-Solal ripercorre la difficile carriera dell’artista in Francia fra pregiudizi, rifiuti, esclusioni e sospetti

Un americano nel Rinascimento toscano | Arabella Cifani

Un americano nel Rinascimento toscano | Arabella Cifani