Ricorda Franco Guandalini (Modena, 1929): «Mia moglie Raina Kabaivanska (Burgas, Bulgaria, 1934, notissima soprano naturalizzata italiana, Ndr) dice sempre che non ha sposato un farmacista, quale sono di professione (Guandalini è stato anche un regista d’opera, Ndr), bensì un “geniale trovarobe”. Posso dire che la prima statua che ho comprato, ai tempi del liceo, è stata un piccolo San Francesco in terracotta che ora so essere del Settecento, ma che avevo acquistato abbagliato dall’idea di avere individuato un’opera del mio amato scultore Antonio Begarelli (Modena, 1499-1565). Quella che oggi può considerarsi una collezione è nata così ed è durata tutta la vita: è una raccolta costruita per caso in un periodo, il dopoguerra, in cui le cose si trovavano praticamente per strada».
Ritratto di un collezionista e della sua «raccolta per caso», composta da 131 pezzi che spaziano dal XVI al XX secolo con un nucleo maggiore dedicato al Barocco emiliano, e che ora è stata donata alla Galleria Estense di Modena diretta da Alessandra Necci. Una trentina di questi pezzi, prologo significativo della donazione stessa, dal 16 maggio al 10 novembre sono esposti nella mostra «Barocco da collezione. Le terracotte della donazione Guandalini - Kabaivanska», a cura di Andrea Bacchi, Davide Lipari e Federico Fischetti (curatore della Galleria Estense).
Il percorso si sviluppa tra bozzetti, modelli preparatori e opere finite di carattere devozionale, realizzate in terracotta e attribuite a protagonisti del Barocco centro-italiano, come Domenico Guidi (1625-1701), allievo del bolognese Alessandro Algardi (1598-1654), e Giuseppe Mazzuoli (1644-1725), allievo di Bernini (1598-1680), ai quali si aggiungono scultori e coroplasti di area emiliana come Giuseppe Maria Mazza (1653-1741) e il suo allievo Angelo Gabriello Piò (1690-1769), affiancati da altri autori come il modenese Antonio Traeri (1669-1732) o il forlivese Luigi Acquisti (1747-1823).
La mostra propone inoltre una piccola selezione di opere del primo Ottocento, tra cui un prezioso Presepe del bolognese Giovanni Putti (1771-1847), contenuto nel suo scarabattolo originale in legno dipinto. Andrea Bacchi, direttore di Fondazione Federico Zeri di Bologna, e lo storico dell’arte Davide Lipari, che su questi lavori ha svolto aggiornamenti specialistici, curano il catalogo scientifico della raccolta Guandalini-Kabaivanska: «Spicca un aspetto peculiare di Guandalini rispetto a molti collezionisti del passato e del presente, ossia la sua completa indipendenza intellettuale e di gusto, la sua curiosità da autodidatta: ha creato la propria raccolta senza fare ricorso a intermediari o esperti, ma arrivando lui stesso, sempre da solo, a scovare gli oggetti che colpivano il suo occhio di conoscitore istintivo».
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«Scarabattolo con presepe» (1800-25) di Giovanni Putti
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