Comincia ad assumere una forma più definita la Biennale di Bukhara, in Uzbekistan, la cui edizione inaugurale è in calendario dal 5 settembre al 20 novembre. Sono una settantina, a oggi, i partecipanti confermati all’edizione del debutto, intitolata «Recipes for Broken Hearts». Il titolo scelto dalla curatrice Diana Campbell s’ispira a una leggenda locale secondo cui il padre della medicina moderna Avicenna avrebbe inventato la ricetta del piatto base uzbeko, il palov, per curare la malattia di un principe causata dall’amore impossibile per la figlia di un artigiano. Riallacciandosi a questa storia di guarigione e recupero, la visione curatoriale di Campbell immagina la biennale come un corpo che viene nutrito fisicamente, emotivamente e spiritualmente, incoraggiando la partecipazione comunitaria e la risposta esperienziale.
Oltre a una nutrita compagine di artisti uzbeki, la «line up» degli artisti internazionali confermati vede la presenza, tra gli altri, Louis Barthélemy (Francia), Gabriel Chaile (Argentina), Subodh Gupta (India), Eva Jospin (Francia), Antony Gormley (UK), Carsten Höller (Svezia), Jeong Kwan (Corea del Sud) Marina Perez Simão ed Erika Verzutti (Brasile), dall'Italia, l’italo-senegalese Binta Diaw, attiva a Milano, e Bekhbaatar Enkhtur, nato in Mongolia ma di stanza a Torino.
Alle «Ricette per cuori infranti» del titolo contribuiranno inoltre musicisti, chef, poeti, architetti, artigiani, studiosi e artisti performativi provenienti da tutto il mondo che per 10 settimane si riuniranno nella città uzbeka per dar vita a una delle iniziative culturali più vaste e diversificate dell’Asia Centrale. Un «raduno» che inaugura un progetto permanente e a lungo termine per Bukhara, centro intellettuale ed economico lungo le Vie della Seta e importante snodo di scambi culturale dove per secoli artigianato, apprendimento e produzione artistica si sono mescolati: un distretto culturale in evoluzione, progettato per riattivare lo storico commercio artigianale, preservare l'architettura di Bukhara e ricollegare il suo patrimonio con il resto del mondo attraverso un masterplan guidato dall’architetto Wael Al Awar dello studio waiwai di Dubai e Tokyo.
Nominato dalla Fondazione per lo sviluppo dell'arte e della cultura dell'Uzbekistan (Acdf) presieduta da Gayane Umerova, Al Awar sta guidando un piano di rivitalizzazione e conservazione incentrato sull’attenta conservazione e riattivazione degli spazi storici di Bukhara, utilizzando le infrastrutture esistenti per creare un contesto sostenibile per la città, le sue industrie creative e i suoi abitanti. La Biennale segnerà dunque l’inizio di un processo a lungo termine che comprenderà la creazione di una scuola di musica, studi per gli artisti, un archivio digitale con foto recuperate che ripercorrono la storia del Paese, un museo di belle arti e uno spazio espositivo che occuperà una torre dell'acqua degli anni Venti. In qualità di direttore creativo dell’architettura della Biennale, Al Awar è anche responsabile della scenografia della Biennale e del design delle mostre, fondendo la conservazione storica con interventi artistici contemporanei.
Tutti gli artisti e i curatori partecipanti sono supportati da un gruppo consultivo interdisciplinare in progress, che ad oggi comprende studiosi specializzati in Asia Centrale attivi in Uzbekistan e a livello internazionale: Aziza Shanazarova (Columbia University), James Pickett (University of Pittsburgh), Anna Pronina (Central European University), Jangar Ilyasov (Institute of Art Studies, Academy of Sciences of Uzbekistan), l’esperto di conservazione Ajmal Maiwandi (Aga Khan Trust for Culture), e la storica dell’arte Aziza Izamova (Harvard University).