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Eulalia Valldosera davanti al «Ritratto di Jacqueline» (1957) di Pablo Picasso durante la performance «Los otros invisibles». Cortesia: l'artista e la Fundació Museu Picasso. Fotografia: Catherine Gómez

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Eulalia Valldosera davanti al «Ritratto di Jacqueline» (1957) di Pablo Picasso durante la performance «Los otros invisibles». Cortesia: l'artista e la Fundació Museu Picasso. Fotografia: Catherine Gómez

Nel nome di papà Pablo al Museo Picasso

10 punti di vista sull’eredità artistica e ideologica del maestro spagnolo

Roberta Bosco

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Giusto un mese prima dell’inaugurazione de «En el nombre del padre» (Nel nome del padre), la mostra più attesa della stagione del Museo Picasso, l’artista Eulalia Valldosera ha realizzato una performance medianica per trasmettere le informazioni che si nascondono dietro le pennellate del ritratto che nel ’57 Picasso fece a Jacqueline Roque, la sua ultima compagna.

Tramite l’autoipnosi, spiega Rosa Martínez, curatrice del progetto, la Valldosera accede a tensioni irrisolte «per curare vecchie ferite e ristabilire l’equilibrio tra le forze maschili e femminili». Il video dell’azione sarà visibile dal 7 giugno al 24 settembre nella mostra che attraverso una trentina di opere di dieci creatori contemporanei analizza l’eredità estetica e ideologica di Picasso da un insolito punto di vista critico.

«La mostra si snoda tra due poli. Da un lato il Picasso politico rappresentato dalle 196 fotocopie del dossier dell’Fbi, recentemente declassificato, che ontrollò l’artista per più di 20 anni a causa della sua affiliazione al Partito Comunista, al Picasso esoterico e superstizioso che considerava “Les demoiselles d’Avignon” un esorcismo personale», spiega la Martínez, per la quale Picasso è il simbolo del potere patriarcale per antonomasia.

In mostra anche le «demoiselles» di Santiago Sierra, quattro prostitute pagate dall’artista per essere tatuate con una linea retta sulla schiena, in un gioco ironico e triste che analizza lo sfruttamento della serializzazione e la corruzione del linguaggio minimalista. La mercificazione dello stesso Picasso trasformato in marchio di successo, oggetto d’infiniti gadget e protagonista del marketing turistico spagnolo, prende forma nell’ironico progetto di Rogelio López Cuenca ed Elo Vega mentre la sua discussa passione per la tauromachia si plasma nell’originale del poster che Miquel Barceló dipinse per l’ultima corrida nell’arena di Barcellona, prima che il Parlamento catalano proibisse la tauromachia.

La forza circolare delle pennellate di Barceló che alludono a una battaglia fisica e simbolica, contrasta con il Minotauro in posizione fetale ricamato in un vecchio lenzuolo da Tania Berta Judith, una delle tre opere tessili in mostra insieme agli occhi di Picasso dipinti da Aurora Carbonell sulla giacca del «cantaor» flamenco Enrique Morente e alla mappa della Spagna con i luoghi bombardati durante la Guerra Civile, ricamati da Cristina Lucas. «Questa mostra, conclude Rosa Martinez, è un viaggio estetico e vitale per decostruire segni e simboli e cercare forme più equilibrate di relazione e libertà tra i sessi».

Picasso soggetto e oggetto
Per l’estate Emmanuel Guigon, direttore del Museo Picasso, ha preparato una mostra che si preannuncia come un successo. «Picasso. La mirada del fotógrafo» ripercorre l’universo vitale e creativo dell’artista di Malaga attraverso un centinaio di immagini degli autori che lasciò entrare nella sua intimità creativa.

«La fotografia, una forma d’espressione polisemica per natura, produce immagini così diverse che riflettono tutte le sfaccettature di un creatore che è allo stesso tempo autore, modello, testimone e spettatore del suo lavoro e della sua vita», sottolinea la curatrice Violeta Andrés, responsabile del fondo fotografico e della digitalizzazione del parigino Musée Picasso.

La rassegna, un tour fotografico negli atelier di Picasso, mira a  mostrare la ricchezza multidisciplinare di un lavoro in cui, indipendentemente dalla tecnica e dal supporto utilizzati, predomina la sperimentazione. In mostra anche opere dello stesso Picasso, nei panni per esempio di reporter passando per l’autoritratto ispirato o giocoso fino all’uso della sua immagine come icona.

«Picasso intrattiene sempre un rapporto complesso, intenso e soprattutto attivo con la fotografia. In questa mostra, Picasso è un soggetto, colui che pratica, manipola e reinventa la fotografia, ma allo stesso tempo anche un oggetto», spiega Guigon. Tra gli autori presenti spiccano André Villers, Robert Doisneau, Dora Maar, Brassaï e naturalmente David Douglas Duncan, che nel 2013 regalò al museo di Barcellona 163 fotografie scattate nel corso di 17 anni d’amicizia con l’artista. Sarà inoltre esposto un gruppo di immagini inedite di Picasso a Horta de Sant Joan.

Eulalia Valldosera davanti al «Ritratto di Jacqueline» (1957) di Pablo Picasso durante la performance «Los otros invisibles». Cortesia: l'artista e la Fundació Museu Picasso. Fotografia: Catherine Gómez

Roberta Bosco, 07 giugno 2019 | © Riproduzione riservata

Nel nome di papà Pablo al Museo Picasso | Roberta Bosco

Nel nome di papà Pablo al Museo Picasso | Roberta Bosco