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L’enigma, ancora irrisolto, dell’«apostola degli apostoli» ha ispirato moltissimi artisti, da Masaccio a Böcklin, da Tintoretto a Bill Viola
- Giovanni Pellinghelli del Monticello
- 26 marzo 2022
- 00’minuti di lettura


«Santa Maria Maddalena penitente» (1625-27) di Guido Cagnacci, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini
Oltre 200 Maddalene ai Musei di San Domenico
L’enigma, ancora irrisolto, dell’«apostola degli apostoli» ha ispirato moltissimi artisti, da Masaccio a Böcklin, da Tintoretto a Bill Viola
- Giovanni Pellinghelli del Monticello
- 26 marzo 2022
- 00’minuti di lettura
Giovanni Pellinghelli del Monticello
Leggi i suoi articoliLa consueta mostra primaverile dei Musei di San Domenico a Forlì è dedicata, dal 27 marzo al 10 luglio,a un’icona femminile dell’immaginario collettivo: Maria Maddalena, la discepola preferita di Cristo che ha segnato profondamente l’arte e la letteratura e non solo la religione. Soprattutto, Maddalena resta ancor oggi un personaggio misterioso e travisato, da cui il titolo della mostra «Maddalena. Il mistero e l’immagine» curata da Cristina Acidini, Paola Refice e Fernando Mazzocca.
Mostra e titolo rispecchiano l’enigma ancora irrisolto, che turba e affascina, di quella donna chiamata Maria che san Giovanni Teologo nel suo Vangelo chiama «apostola degli apostoli». Il tema si pone in perfetta sintonia con le più recenti ricerche storiche ed esegetiche che confermano non fosse la prostituta pentita della tradizione manipolata da san Gregorio Magno nel suo processo di demonizzazione della donna (così da spogliare di potere e influenza le ricchissime matrone che ai tempi della Chiesa dei primi secoli ancora controllavano i beni ecclesiastici con le loro donazioni), bensì la sorella di Lazzaro e Marta, della stirpe reale di Davide e signora del villaggio di Magdala (e perfino la sposa stessa di Gesù secondo visioni storiografiche non allineate con la dottrina cristiana).
A lei sono ispirate decine di opere letterarie, cinematografiche e artistiche che hanno segnato un’epoca: la statua della Cattedrale di Autun, la vetrata di Klagenfurt, la statua in San Pietro a Montluçon, le Maddalene dipinte da Gentile da Fabriano. La figura di Maddalena ha infatti «tentato» (è il caso di dirlo) ogni artista maggiore o minore nella storia dell’arte e la mostra ne raccoglie un ampio florilegio nel percorso espositivo che parte dal III secolo d.C. per arrivare al Novecento.
Dai precedenti iconografici di epoca classica precristiana, centrati sull’estetica del dolore e la teatralità delle emozioni, al Medioevo al Rinascimento al Barocco fino alle rappresentazioni ottocentesche e novecentesche (nelle quali la figura di Maddalena diviene emblema della protesta e del dramma di un’epoca), oltre 200 opere provenienti da tutti i principali musei al mondo fra cui spiccano le vette di Masaccio, Crivelli, van der Weyden, Bellini, Perugino, Barocci, Savoldo, Mazzoni, Tiziano, Veronese, Tintoretto, Domenichino, Lanfranco, Mengs, Canova, Hayez, Delacroix, Böcklin, Previati, Rouault, Chagall, De Chirico, Guttuso, Melotti, Sutherland fino a Bill Viola.

«Santa Maria Maddalena penitente» (1625-27) di Guido Cagnacci, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini