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La Cité de l’architecture et du patrimoine propone una «stagione viennese»
- Luana De Micco
- 12 novembre 2019
- 00’minuti di lettura


«Otto Wagner» (1896) di Gottlieb Theodor Kempf von Hartenkampf. © Museeen der Stadt Wien
Otto Wagner e i tesori dell'Albertina al Palais de Chaillot
La Cité de l’architecture et du patrimoine propone una «stagione viennese»
- Luana De Micco
- 12 novembre 2019
- 00’minuti di lettura
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliDal 13 novembre al 16 marzo la Cité de l’architecture et du patrimoine propone una «stagione viennese», realizzata in collaborazione con l’Albertina Museum e il Wien Museum. Il museo del Palais de Chaillot, al Trocadéro, presenta due mostre.
Una, «Otto Wagner, maestro dell’Art Nouveau viennese», è la prima monografica in Francia dedicata al visionario architetto austriaco, padre della Secessione viennese nel 1897, e pioniere dell’architettura moderna. Wagner (1841-1918) contribuì a dare alla capitale austriaca il suo splendore. Sono suoi la chiesa di San Leopoldo, con la cupola rivestita in rame, i padiglioni della ferrovia urbana e quelli della KarlPlatz.
Iniziato nel 1904, il Palazzo della Postsparkasse, funzionale, moderno, una delle sue realizzazioni più emblematiche, è in totale rottura con l’accademismo del passato. Esposti circa 500 oggetti d’arte, fotografie, dipinti, modellini e una selezione di disegni originali dei principali cantieri di Wagner, conservati al Wien Museum.
La seconda mostra s’intitola «Tesori dell’Albertina, disegni di architettura». Dalla collezione del museo viennese, che conta un fondo di più di 55mila disegni di architettura, sono stati selezionati poco più di cento.
Il percorso attraversa sette secoli di storia, da Luigi Vanvitelli e Francesco Borromini fino a Zaha Hadid, passando per il progetto del baldacchino del Bernini per la Basilica di San Pietro di Roma, e per il Project Slum Clearance, il progetto ad acquerello di Josef Frank del 1942 per la ricostruzione di un quartiere di Manhattan.

«Otto Wagner» (1896) di Gottlieb Theodor Kempf von Hartenkampf. © Museeen der Stadt Wien