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Dipinti e sculture, ma anche grafica e arti decorative
- Carla Cerutti
- 15 settembre 2017
- 00’minuti di lettura


Perché la Secessione è così moderna?
Dipinti e sculture, ma anche grafica e arti decorative
- Carla Cerutti
- 15 settembre 2017
- 00’minuti di lettura
Carla Cerutti
Leggi i suoi articoliDa un progetto di Francesco Parisi, sviluppato negli ultimi tre anni, il 23 settembre apre nelle sale di Palazzo Roverella la mostra «Secessione. Monaco Vienna Praga Roma. L’onda della modernità». Sono stati, infatti, questi i principali focolai, insieme a Berlino, Lipsia e Darmstadt, che hanno alimentato le varie e molteplici reazioni all’arte accademica, imperante in Europa a fine Ottocento, costituendo, come spiega lo stesso Parisi, «una premessa necessaria, il terreno di coltura di nuovi fermenti, sia nella linea figurativa, sia per gli sviluppi in senso non figurativo. I giovani che aderirono alle Secessioni, o che esposero alle annuali mostre, chiedevano, infatti, più attenzione alle espressioni innovative, testimoniando perentoriamente l’inutilità delle scuole e dell’insegnamento dell’arte: artisti si nasce, secondo loro, non si diventa».
La scelta dei quattro centri è stata dettata da precise motivazioni: Monaco (1892) perché fu la prima, con protagonisti di spicco come Franz von Stuck e Max Klinger; Vienna (1897) perché importantissima e dal respiro più internazionale, grazie a Gustav Klimt, Egon Schiele e Joseph Maria Olbrich, autore dell’emblematico Palazzo della Secessione sul cui ingresso campeggia il motto «Ad ogni epoca la sua arte, ad ogni arte la sua libertà»; Praga (1890) perché meno conosciuta, specie in Italia, e teatro magico delle opere visionarie di Josef Váchal e del gruppo Sursum; Roma (1913-16) perché, pur rifiutando l’avanguardia più rivoluzionaria rappresentata dal Futurismo, manifesta la continua ricerca degli artisti italiani, in piena autonomia e con linguaggi differenti, di una via altra e diversa, aperta a suggestioni internazionali, coinvolgendo, nelle mostre della Secessione, grandi innovatori come Matisse, Cézanne, Klimt e Schiele. Accanto a dipinti e sculture, ampio spazio viene dato alla grafica, tra cui molte illustrazioni e manifesti, e alle arti decorative, specie nella sezione viennese con arredi disegnati da Josef Hoffmann, Kolo Moser e oggetti d’uso quotidiano delle Wiener Werkstätte.
Oltre 200 le opere selezionate, una cinquantina quelle provenienti dall’Italia, il resto prestato da musei stranieri come l’Albertina di Vienna e Villa Stuck di Monaco, e da alcune collezioni private. La mostra, che rimarrà aperta fino al 21 gennaio, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e sponsorizzata da Intesa Sanpaolo e dalla Cassa di Risparmio del Veneto, oltre a essere prodotta da Silvana Editoriale che ne ha anche pubblicato il catalogo.