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Le atmosfere di Filippo Palizzi
- Stefano Miliani
- 14 agosto 2018
- 00’minuti di lettura


Una veduta della mostra su Filippo Palizzi nei Musei di Palazzo d'Avalos a Vasto. Foto: Gino di Paolo
Le atmosfere di Filippo Palizzi
Le atmosfere di Filippo Palizzi
- Stefano Miliani
- 14 agosto 2018
- 00’minuti di lettura
Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliFu abile pittore di contadine, paesaggi e animali e partecipò ai moti carbonari a Napoli: la visione più consueta di Filippo Palizzi (Vasto, 1818 - Napoli, 1899) non restituisce la sua modernità. Lo sostiene Lucia Arbace, direttrice del Polo Museale dell’Abruzzo, attraverso la corposa mostra da lei curata «Dopo il diluvio. Filippo Palizzi, la natura e le arti» in corso a Palazzo d’Avalos a Vasto fino al 30 settembre e organizzata con il Comune e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
«Esponiamo oltre 150 opere, di cui un centinaio dalla Gnam di Roma e altre prestate dal Museo di Capodimonte, il Museo Artistico Industriale e il Museo di San Martino di Napoli e dagli Uffizi, spiega la Arbace. Sono soprattutto dipinti, ma anche ceramiche, bronzi, incisioni, fotografie e documenti autografi». La storica dell’arte non ha voluto un semplice riepilogo: «Cerco di tratteggiare la sua grande personalità e di fare ordine nella sua produzione».
Tra i primi a comprendere e usare la fotografia, Palizzi si cimentò nelle arti applicate con convinzione: «Fu molto evoluto e moderno, prosegue Lucia Arbace, come emerge anche dai viaggi e dalle lettere. È riduttivo giudicarlo poeta del vero: nelle sue opere la natura palpita, crea effetti luministici sia in interni sia in esterni, è una pittura molto atmosferica».
«Dopo il diluvio», dipinto affollato d’un vivace bestiario e a suo tempo «acclamatissimo», arriva a Vasto a settembre.
Accompagna la mostra un volume edito da Rocco Carabba di Lanciano.

Una veduta della mostra su Filippo Palizzi nei Musei di Palazzo d'Avalos a Vasto. Foto: Gino di Paolo