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Al Museo Etnografico di Basilea uno dei temi ancestrali che attraversano la storia dell’umanità
- Bianca Bozzeda
- 21 novembre 2019
- 00’minuti di lettura


Un dipinto di Jeremiah Ngwanyam (1974)
Madri e figli esotici
Al Museo Etnografico di Basilea uno dei temi ancestrali che attraversano la storia dell’umanità
- Bianca Bozzeda
- 21 novembre 2019
- 00’minuti di lettura
Bianca Bozzeda
Leggi i suoi articoliNon poteva esserci sede migliore di un museo etnografico per ricordarci che in ogni cultura esistono diversi significati dell’essere madre e, di conseguenza, dell’essere figli. Alla misteriosa ed esclusiva relazione tra madre e figlio è dedicata l’esposizione «Mutter und Kind», in mostra presso il Museo Etnografico di Basilea dal 22 novembre al 5 gennaio.
Il rapporto madre-figlio è uno dei temi ancestrali che attraversano la storia dell’umanità (e non solo) in tutte le sue plurime manifestazioni: le opere esposte mostrano come questa relazione sia definita non soltanto da emozioni, ma anche da norme culturali. La sacralità della figura materna, uno degli emblemi della tradizione cristiana, viene presentata analizzando il suo sviluppo nella storia e nell’iconografia attraverso i millenni: dalla dea egizia Iside fino alle figure femminili ricorrenti nel vudù.
La giovane antropologa svizzera Tabea Buri, curatrice della mostra, afferma che Madre e figlio è un «omaggio alla Cattedrale di Basilea» (a due passi dal museo) e al simbolo della Vergine Maria, Madre per eccellenza. Attraverso sculture, dipinti, stampe e fotografie storiche provenienti da tutto il mondo, l’esposizione affronta alcuni dei molteplici aspetti legati al tema fondamentale della maternità: la rappresentazione del corpo materno e della sua evoluzione prima e dopo la nascita, il rapporto tra idealizzazione della madre e realtà o ancora il ruolo della maternità nei confronti del lavoro e il suo legame con il dolore.
Fondato nel 1893, il Museum der Kulturen der Welt (Museo delle culture del mondo) nasce dalla prima collezione etnografica pubblica d’Europa, inaugurata circa mezzo secolo prima in un edificio costruito dall’architetto Berri Bau. Già a quel tempo, la collezione, che allora si chiamava più modestamente Museo della Città di Basilea, includeva oggetti etnografici appartenenti al collezionista Lukas Vischer, alcuni dei quali sono tuttora presenti nel fondo di oltre 3mila opere del museo.

Un dipinto di Jeremiah Ngwanyam (1974)