La danza è stata spesso fonte di ispirazione per gli artisti e lo fu anche per Auguste Rodin (1840-1917) che, negli ultimi vent’anni della sua vita, al volgere del nuovo secolo, si interessò allo studio dei corpi in movimento e alle pose, spesso estreme, che la danza impone ai ballerini. Si interessò tanto al folklore regionale quanto alle ballerine dei cabaret parigini. Adorò le eleganti danzatrici khmer che arrivarono a Parigi a inizio ’900, quando la Cambogia divenne colonia francese. Figure che ricordano «morbidi fiori, preservati per sempre in un erbario», scrisse a questo proposito Rainer Maria Rilke. Furono sue muse due pioniere della danza moderna come Loïe Fuller e Isadora Duncan.
A questa passione è dedicata la mostra «Rodin e la danza», allestita al Musée Rodin dal 7 aprile al 22 luglio. Il nucleo della mostra è costituito dalle 12 sculture della serie «I movimenti della danza», che l’artista realizzò nel 1911. Si tratta di opere di terracotta e di gesso che catturano la flessibilità dei corpi, mostrando come possono piegarsi e torcersi nell’assumere pose diverse. Per anni Rodin le conservò nel suo atelier, mostrandole solo a pochi intimi, senza mai esporle. La mostra include anche fotografie e una cinquantina di disegni e schizzi preparatori.
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