Oltre ai 53 milioni di dollari, il bilancio comunale (da 112,4 miliardi di dollari) per il prossimo anno fiscale ha anche previsto 58 milioni di dollari per i tre sistemi bibliotecari della città. «Voglio fare un grido di incoraggiamento ai sostenitori, agli artisti, agli operatori culturali e ad altri che si sono presentati alle udienze, ai raduni e ad altri impegni per sostenere la cultura con i loro concittadini newyorkesi, ha affermato Laurie Cumbo, commissario del Dipartimento per gli affari culturali della città, in una dichiarazione. Sappiamo che la cultura ispira gli individui, rafforza le comunità e guida l’economia. Ora, con un altro investimento record della città in questo importante settore, noi del governo locale siamo pronti a continuare a collaborare con la nostra straordinaria comunità culturale per continuare a offrire questi vantaggi ai residenti in tutti e cinque i distretti». Si tratta di un finanziamento record, che tiene conto del fatto che «in un solo anno, la nostra economia culturale genera circa 110 miliardi di dollari di attività economica per New York City, conclude la presidente del consiglio comunale Adrienne Adams, la salute delle nostre istituzioni culturali è direttamente legata alla salute della nostra città, e non possiamo permetterci di tagliare i nostri investimenti che forniscono ai newyorkesi opportunità economiche ed educative». 

È l’ipotesi degli archeologi in uno studio pubblicato su «Scientific Reports». Una classe privilegiata quella degli scribi dell’antico Egitto, ma costretta a compiti ripetitivi eseguiti con gambe incrociate, testa piegata in avanti, colonna vertebrale flessa e braccia senza supporto, posizioni che sembrerebbero avere portato a cambiamenti scheletrici degenerativi. Per giungere a questa conclusione, il team guidato da Petra Brukner Havelková ha esaminato i resti di 69 uomini adulti (di cui 30 scribi), sepolti nella necropoli di Abusir in Egitto tra il 2700 e il 2180 a.C. Hanno così identificato alterazioni degenerative delle articolazioni più comuni tra gli scribi rispetto agli uomini con altre occupazioni. 

Il 4 luglio le Pussy Riot prenderanno possesso della Neue Nationalgalerie di Berlino con la performance «Rage. Pussy Riot Siberia». Cinquanta membri del gruppo parteciperanno alla performance, che comprenderà installazioni su larga scala e sculture di fumo e sarà diretta da Nadya Tolokonnikova, con la partecipazione di Max Lawton, Riley Bray e John Caldwell, performance. «Questa performance è dedicata a tutti coloro che hanno perso la libertà e la vita combattendo contro la dittatura. L’amore è più forte della morte», afferma Nadya Tolokonnikova. I visitatori sono invitati a presentarsi in passamontagna. Il titolo, «Rage», è lo stesso della canzone che le Pussy Riot hanno pubblicato in occasione dell’incarcerazione dell’oppositore del Cremlino, Alexei Navalny, avvenuta a Mosca nel 2021. La prima personale di Nadia Tolokonnikova è intanto visibile all’OK Linz contemporary art museum fino al 20 ottobre.

Il 3 luglio (alle 19 con un live set di Beatrice Dillon) Pirelli HangarBicocca presenta sulle pareti esterne del «Cubo», per il progetto «Outside the Cube», il murales di eL Seed (1981), pluripremiato artista francese selezionato nel 2021 dal World Economic Forum fra gli Young Global Leader per il suo approccio positivo al cambiamento nel mondo. Per Milano eL Seed ha realizzato «Waves Only Exist Because the Wind Blows» (le onde esistono solo perché soffia il vento), progetto curato da Cedar Lewisohn che segue «Efêmero» di OSGEMEOS (2016, visibile fino al febbraio scorso). Nei suoi mille metri quadrati, l’opera invita a riflettere sui temi dell’identità, dell’appartenenza, del radicamento («dove si trova la casa? È un luogo o un sentimento?» si domanda), servendosi del suo tipico alfabeto di forme tratte dalla calligrafia islamica. Con esse l’artista diffonde messaggi universali di scrittori, poeti, filosofi: qui prende le mosse da «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via», frase tratta da «La luna e i falò» di Cesare Pavese (1908-50), in omaggio alla vocazione all’accoglienza di Milano, da lui tradotta in un’onda il cui moto allude all’andare e al venire delle popolazioni nel mondo.

Cinque gallerie d’arte contemporanea di Austin, sotto il sole cocente del Texas, si sono unite per creare un circolo esclusivo per collezionisti locali, con l’obiettivo di promuovere la scena artistica della città e di creare una comunità più solida per mecenati, artisti e galleristi. Denominato Friends of Galleries (Fog), il gruppo è stato fondato dai proprietari di Austin Martha’s Contemporary, Grayduck, Ivester Contemporary, Northern-Southern e McLennon Pen Co. Ogni galleria ha invitato i suoi clienti principali a far parte del programma, che consente ai membri di partecipare a eventi speciali una volta ogni tre mesi, previste anche attività di birdwatching. «Molti dei nostri clienti vengono da fuori città, quindi vogliamo raddoppiare gli sforzi su Austin e far sì che queste persone inizino a collezionare di più ad Austin e a sentire che c’è davvero una scena qui», spiega Ricky Morales di Martha’s Contemporary . Il numero di milionari di Austin è più che raddoppiato nell’ultimo decennio, arrivando a 32.700, secondo un rapporto di aprile 2024 di Henley & Partners, tuttavia, l’aumento della popolazione, della ricchezza e dei posti di lavoro nel settore tecnologico non ha necessariamente creato una nuova base di collezionisti.

Non sono bastate la raccolta firme, l’offerta del pagamento dei cittadini, l’ok del Consiglio Comunale, il moto favorevole di storici e amministratori: la statua della padovana Elena Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo (a Padova nel 1678) non sarà tra le 78 statue in Prato della Valle, tutte dedicate, dal 1775, a uomini illustri che avevano avuto legami con la città. La decisone contraria alla statua femminile è stata presa dal Soprintendente Vincenzo Tinè. La proposta era stata lanciata nel 2021 da due consiglieri comunali, Margherita Colonnello e Simone Pillitteri, che volevano dedicare a una donna uno dei due basamenti vuoti della piazza pensata da Andrea Memmo (1729-93). Le statue dell’isole ellittica di Prato della Valle raccontano oggi una storia tutta al maschile, come d’altronde quasi tutti i monumenti del Paese: appena 110 le statue in tutta Italia dedicate a donne che hanno fatto la storia d’Italia in tutti i campi dello scibile umano.

A partire dal 2 luglio è possibile prenotarsi per visitare la Stanza Segreta di Michelangelo sotto la Sagrestia Nuova del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, contenente i disegni attribuiti al Buonarroti, scoperti nel 1975 dall’allora direttore Paolo Dal Poggetto. «L’ipotesi è che Michelangelo si rifugiò nella stanza nel 1530, quando il Priore di San Lorenzo lo protesse dalla vendetta del papa Clemente VII, infuriato perché l’artista aveva militato come supervisore delle fortificazioni durante il breve periodo di governo repubblicano (1527-30). I disegni, ancora oggetto di studio da parte della critica, furono realizzati utilizzando i muri per abbozzare alcune sue idee per le opere della Sagrestia Nuova, come le gambe di Giuliano de’ Medici duca di Nemours, citazioni dall’antico, come la testa del Laocoonte, e disegni legati ad altre sculture e affreschi, tra cui la Cappella Sistina», spiegano dal museo. Le visite partiranno dal primo agosto (prenotazioni: operalaboratori.com, 055/294883).

È stata un’apprezzata pittrice e scultrice newyorkese, pioniera e fondatrice del fotorealismo. Amica e frequentatrice del gruppo degli espressionisti astratti, legata in particolare a Pollock e De Kooning e allieva di Josef Albers, si è ritagliata negli anni Sessanta il proprio spazio. Dipingeva grandi nature morte partendo da fotografie da lei stessa scattate, spesso raffiguranti trucchi, gioielli e anche oggetti religiosi. Sue opere sono custodite al Metropolitan Museum of Art, al Solomon R. Guggenheim Museum, al Whitney Museum of American Art, al National Museum of Women in the Arts, al Butler Institute of American Art e alla National Gallery of Australia, solo per citare alcune istituzioni. «Credo nell’arte, non nel mondo dell’arte» era il suo motto.