NOTIZIE IN BREVE GIORNO PER GIORNO NELL’ARTE | 04 GIUGNO 2024

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MARTEDÌ 4 GIUGNO 2024

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Dall’alto a sinistra e in senso orario: lo «sfregio» del turista olandese alla parete affrescata di Ercolano; un render del futuro ingresso settentrionaleall’Institute of Contemporary Art di Los Angeles (fornito da Eras - Cortesia Ica Los Angeles); Medea Ekner (cortesia di Icom); il pianoforte di Gustavo Rol, in asta da Bolaffi (© Bolaffi)

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A Ercolano uno sfregio «olandese»; a Pompei nuove scoperte

A Ercolano (Na) un turista olandese di 27 anni, che si trovava in vacanza in Campania, ha «firmato» con un pennarello indelebile una parete ricoperta di stucco con i resti di un affresco che ornava una delle antiche domus del parco archeologico. È successo la sera del 2 giugno: le forze di sicurezza sono state allertate, hanno identificato l’autore del reato e lo hanno denunciato per danneggiamento e imbrattamento di opere d’arte. A Pompei intanto si continua a scavare nel nuovo ambiente rinvenuto in un’area centrale, dipinto in blu e identificabile verosimilmente in un «sacrarium» dedicato ad attività rituali e alla conservazione di oggetti sacri. Su sfondo blu, le pareti sono decorate con figure femminili che affiancano delle nicchie centrali e che raffigurano da una parte le stagioni (le «Horae»), dall’altra allegorie dell’agricoltura e della pastorizia.

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Ampliamento per l’Ica di Los Angeles

L’Institute of Contemporary Art (Ica) di Los Angeles amplierà e rinnoverà il suo campus sulla Settima Strada Est. Il museo acquisterà l’edificio che occupa attualmente e aggiungerà una caffetteria, uno spazio all’aperto e nuovi studi di artisti in residenza, un aiuto per gli artisti che lottano contro l’aumento degli affitti in città. Anne Ellegood, direttrice del museo, ha sottolineato l’importanza di una crescita sostenibile: «Voglio assicurarmi che questa istituzione sia qui per le generazioni a venire», ha dichiarato alla stampa. L’Ica di Los Angeles ha cambiato nome nel 2017, dopo che Ellegood ha preso il posto della direttrice Elsa Longhauer, spostandosi dal West Side al distretto artistico del centro e cambiando il nome rispetto a quello originario, Santa Monica Museum of Art. Fondata nel 1988, l’istituzione ha aperto la strada alla promozione di artisti di colore, come Pope.L e Mickalene Thomas, che hanno entrambi esposto in mostre personali di rilievo.

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Frans Hals aveva ritratto il sindaco di Amsterdam e sua moglie

I ricercatori del Rijksmuseum hanno scoperto la vera identità di una coppia di Amsterdam ritratta da Frans Hals: si tratta del sindaco di Amsterdam dell’epoca, Jan van de Poll, e di sua moglie Duifje van Gerwen. È l’unica coppia di ritratti «en pendant» di una coppia di coniugi di Amsterdam dipinti da Frans Hals. Jan e Duifje si recarono ad Haarlem intorno al 1637 per posare per il dipinto. Jan van de Poll (1597-1678) e Duifje van Gerwen (1618-58) si sposarono nel 1637. Duifje era la figlia minore di un ricco commerciante di vini con sede nella Warmoesstraat di Amsterdam. Jan fu sette volte sindaco della città e nel 1650 raggiunse il grado di colonnello della milizia cittadina. In questa veste apparve in due ritratti, uno dipinto da Johann Spilberg nel 1650 e l’altro da Bartholomeus van der Helst nel 1653: entrambi i dipinti sono ora nella collezione del Rijksmuseum.

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Medea Ekner direttrice generale dell’Icom

Dopo aver ricoperto per un anno l'incarico ad interim, Medea Ekner è stata nominata direttrice generale dell’International Council of Museums (Icom). Il presidente dell’Icom, Emma Nardi, l’ha descritta in un comunicato come «la persona ideale per preservare le nostre tradizioni e guidare l’innovazione». La trasformazione digitale è una priorità, dice Ekner, «insieme al miglioramento della risposta dell’organizzazione alle sfide globali che hanno un impatto sul patrimonio culturale e sulle comunità che ne sono interessate». Già presidente di Icom Svezia, Ekner ha oltre 25 anni di esperienza museale in Svezia e Nuova Zelanda; è anche membro del Cda di Blue Shield e fa parte del Cda dell’European Museum Forum. L’Icom riunisce oltre 53mila professionisti del settore museale in più di 129 Paesi e stabilisce standard professionali ed etici per i musei. 

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Le prospettive della salvaguardia di Venezia con il Mose

Il Mose, il sistema di barriere mobili per la protezione della laguna di Venezia dall'acqua alta, è prezioso, ma non è per sempre. E se Venezia è considerata un patrimonio universale, è bene cominciare a pensare alle soluzioni per il dopo: a quando, cioè, il livello del mare si innalzerà a tal punto da rendere inefficace l’attuale sistema di dighe mobili che protegge la città dall’acqua. Innanzitutto, un punto fermo. Secondo un recente studio pubblicato dall’Università Ca’ Foscari («Boon and burden: economic performance and future perspectives of the Venice flood protection system»), in qualunque possibile scenario futuro i benefici garantiti dal Mose sono enormemente superiori ai costi dell’investimento e ad altre perdite economiche. Senza un sistema di protezione gli allagamenti devasterebbero la città, e lo farebbero sempre più spesso con il passare degli anni, creando danni incalcolabili. Tuttavia l’aumento delle chiusure pone sfide alla sostenibilità a medio e lungo termine dell’infrastruttura, che in sostanza rischia di diventare inutilizzabile ben prima della fine del secolo. Una «data di scadenza» precisa non c’è, ma il rischio è che sia sensibilmente più vicina di quella ipotizzata da chi ha progettato il Mose.

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Assegnato a tre artisti il Premio Internazionale di Scultura Henraux

Olivia Erlanger (New York, 1990), Nicola Martini (Firenze, 1984) e Tarik Kiswanson (Halmstad, Svezia, 1986) sono i vincitori della VI Edizione del Premio Internazionale di Scultura Henraux. La giuria era composta da Edoardo Bonaspetti, direttore artistico della Fondazione Henraux, Eike Schmidt, direttore del Museo di Capodimonte, Napoli, Eva Fabbris, direttrice del Museo Madre, Napoli, Nicola Ricciardi, direttore Artistico di miart, Fiera Internazionale d’arte contemporanea di Milano e Chiara Costa, «head of programs» di Fondazione Prada. Le opere di Erlanger, Martini e Kiswanson saranno esposte per la prima volta nella sede della Fondazione Henraux a Querceta di Seravezza (Lu) dal 21 luglio al 30 settembre 2024 nello spazio espositivo dedicato al Premio, l’antica segheria di Henraux. 

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Dal 7 giugno Caravaggio alla Venaria

Dal 7 giugno l’esposizione «Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol», con la cura generale di Sylvain Bellenger e Andrea Merlotti (fino al 15 settembre), alla Reggia di Venaria, accoglie un ulteriore capolavoro che reca la firma di Caravaggio (Milano, 1571-Porto Ercole, 1610): «La Flagellazione di Cristo», per il quale è stato previsto un allestimento studiato ad hoc. Del periodo napoletano, quando l’artista lombardo fuggì da Roma, l’opera fu realizzata durante la sua ultima stagione, nel 1607, per la Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, dove fu esposta fino al 1972 per poi essere trasferita al Museo di Capodimonte. La meraviglia che suscitano le figure emergenti dall’oscurità, l’epifanico chiarore del Cristo contrapposto all’incarnato scuro degli aguzzini dai volti deformi e grotteschi, ne fanno un esempio tipico di quel periodo in cui si palesarono anche le «Sette Opere di Misericordia» (Napoli, Pio Monte della Misericordia). Il chiaroscuro più netto e frantumato dona pathos e concitazione a una composizione preziosa, l’unica di Caravaggio delle collezioni di Capodimonte. Voluto da Tommaso de Franchis, il dipinto, seconda delle commissioni pubbliche pervenuteci dei due soggiorni a Napoli, rappresenta un episodio disturbante, assai spiacevole: Cristo, legato a una colonna che sta per essere percosso da due carnefici (un terzo è accovacciato mentre lega delle fascine), è rappresentato come solo Caravaggio poteva fare, in modo per nulla scontato.

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All’asta da Bolaffi il pianoforte di Gustavo Rol

Un pianoforte bianco appartenuto al sensitivo torinese Gustavo Rol è tra i lotti protagonisti dell’asta di arredi, dipinti e oggetti d’arte in programma mercoledì 12 giugno allo Spazio Bolaffi a Torino. Il pianoforte, che viene proposto a partire da una base d’asta di 8mila euro, proviene dall’appartamento di via Silvio Pellico 31 a Torino, dove Rol, stimato da capi di Stato, premi Nobel e stelle del cinema e della musica, abitò per 64 anni. Si narra, riferisce la sua biografa Giuditta Dembech, che proprio su questo strumento l’amico Nino Rota abbia composto il tema musicale del film «Il padrino».

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Charles Esche lascia la direzione del Van Abbemuseum di Eindhoven a fine anno

Charles Esche (1962) lascerà la direzione del Van Abbemuseum di Eindhoven alla fine del 2024. Il suo periodo al Van Abbemuseum è stato significativo per il precoce sviluppo di una politica espositiva e collezionistica «decoloniale»: mostre come «Becoming Dutch», «Picasso in Palestina», «The Making of Modern Art», «Museum of Arte Útil» hanno esplorato questioni come l’identità, l’ecologia e l'’nflusso della storia sul presente. Nel prossimo periodo, Esche si concentrerà sulla cocuratela delle sue ultime tre mostre nel museo, in particolare «Soils» (che aprirà il 15 e 16 giugno), seguita da «Positions #8: Art as a Verb» e, a dicembre, «Catpc».  Nel 2011 Esche è stato tra i fondatori della confederazione museale L’Internationale insieme al Museo Reina Sofía di Madrid, alla Modern Galerija di Lubiana e al MACBa di Barcellona. Insieme, i musei coinvolti hanno collaborato sulle collezioni, sull’educazione e sulle decisioni politiche e hanno creato un nuovo metodo di lavoro con le comunità denominato «lavoro costituente». Oltre che direttore del Van Abbemuseum, Esche è consulente della Jan van Eyck Academy e professore di arte contemporanea alla University of the Arts di Londra. È stato direttore artistico delle Biennali di Giacarta, di San Paolo, di Istanbul e di Riwaq in Palestina, ha cocurato la grande mostra indonesiana «Power and Other Things» al Bozar di Bruxelles nell'ambito di Europalia e ha fatto parte del comitato di selezione di documenta 15 (2022) a Kassel.

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Eredità Agnelli: «I quadri sono custoditi al Lingotto»

Sarebbero tutte rintracciate e rintracciabili, e donate dalla nonna ai nipoti Elkann, le 13 opere d'arte, parte del tesoro lasciato da Gianni Agnelli, e che un tempo arredavano Villa Frescot e Villar Perosa a Torino e una residenza di famiglia a Roma, e ora reclamate dalla figlia Margherita, unica erede dei beni immobili dopo la morte della madre e moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di Castagneto, la quale ne aveva l'usufrutto. È quanto risulta in sintesi da una relazione depositata alla Procura di Milano dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf nell'inchiesta che ha portato il gip Lidia Castellucci ad archiviare la posizione di un gallerista svizzero e di un suo collaboratore accusati di ricettazione e a disporre, su suggerimento di Margherita nella sua opposizione alla richiesta di archiviazione, ulteriori accertamenti. L'informativa delle Fiamme Gialle è stata redatta in base alle testimonianze, riportate nell'atto, di Paola Montalto e Tiziana Russi, persone di fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate degli inventari dei beni ereditati. Le due donne, sentite come una terza persona al servizio della moglie dell'Avvocato, hanno ricostruito che quelle tele di artisti del calibro di Monet, Picasso, Balla e De Chirico erano alle pareti dell'appartamento romano a Palazzo Albertini-Carandini, di cui Margherita ha la nuda proprietà, e che furono poi donate ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra dalla nonna. Dichiarazioni, queste, a cui è stato trovato riscontro: come è emerso successivamente alle tre deposizioni, quasi tutte le opere d'arte sono state trovate al Lingotto durante una ispezione della Guardia di Finanza, delegata dalla Procura torinese nell'indagine principale sull'eredità. Una invece sarebbe in una casa a St. Moritz e una sua copia nella pinacoteca di via Nizza.

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Aperture serali alla Galleria dell’Accademia di Firenze

La Galleria dell’Accademia di Firenze torna ad aprire le sue porte al pubblico nelle serate d’estate: a partire dal 4 giugno fino al 26 settembre, tutti i martedì sarà possibile visitare il museo fino alle 22 (ultimo ingresso ore 21.30) e tutti i giovedì fino alle 21 (ultimo ingresso 20.30). Un’iniziativa che è stata molto apprezzata lo scorso anno e che consente di diluire il notevole numero di presenze in Galleria, soprattutto durante il periodo di alta stagione. Non soltanto la Tribuna e la Gipsoteca attendono i visitatori al tramonto, ma anche la collezione dei dipinti, tra le più importanti e ricche a livello internazionale. 

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Aperto a Sant’Angelo Le Fratte il Museo Pier Francesco Mastroberti

A un anno e mezzo dalla sua scomparsa, Sant’Angelo Le Fratte (Pz) onora l’arte di Pier Francesco Mastroberti (1935-2022) con un Museo a lui dedicato, aperto al pubblico dal primo giugno. Pittore, scultore, ideatore di schizzi e bozzetti, vignettista, Mastroberti ha manifestato da sempre una grande versatilità e spiccate doti nel campo artistico, passando dalla pittura figurativa al disegno, dalla grafica acquerellata alle vignette e alle caricature. Poi la scultura: gessi, terracotta, tufo e bronzo. Il Museo è nato dall’idea dagli eredi Mastroberti con il patrocinio del Comune di Sant’Angelo Le Fratte. 

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I vincitori della X edizione di Opera Viva Barriera di Milano, Il Manifesto, a Torino

Giunto alla sua X edizione, torna «Opera Viva Barriera di Milano, Il Manifesto», il progetto di arte urbana di Alessandro Bulgini. Dal 2015, più di 50 artisti italiani e stranieri sono chiamati a reinterpretare lo spazio pubblico di 6x3 metri di piazza Bottesini nel quartiere a nord di Torino. Il tema di quest’anno è «Camouflage», camuffamento in termini di qualsiasi metodo utilizzato per rendersi meno rilevabili alle forze nemiche. Il manifesto diventa quindi uno spazio per il non-detto, per esporre una necessità, un credo personale mascherato. Gli artisti e le artiste selezionati/e per realizzare un’opera antitetica rispetto a ciò che si vorrebbe esprimere e denunciare sono: Francesca De Angelis, Marina Arienzale, Charlotte Landini, Monica Podda e Stefano Budicin, Cocis Ferrari, Giuseppe Fittipaldi e Davide Dormino. 

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Un nuovo presidente per la Fondation Gianadda

La Fondation Pierre Gianadda di Martigny, in Svizzera, ha un nuovo presidente: è François Gianadda, uno dei due figli del fondatore Léonard, scomparso lo scorso 3 dicembre. Vicepresidenti del Consiglio di fondazione saranno Jean-Henry Papilloud e Anouck Dariol. A loro spetta raccogliere la sfida di offrire un programma in grado di attirare nel Canton Vallese un pubblico proveniente dalla Svizzera, dalla Francia e da altri Paesi. La prossima mostra, intitolata «Cézanne- Renoir» (dal 12 luglio al 19 novembre), è stata organizzata in collaborazione con i parigini musei dell'Orangerie e d'Orsay di Parigi. Nel 2025 a occupare le pareti dell’edificio brutalista in cui la fondazione ha sede saranno le opere di Francis Bacon. 

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Grazie al Giubileo del 2025, piazza San Giovanni in Laterano a Roma verrà ridisegnata

Sono in corso di realizzazione i lavori in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, tra le opere destinate a rimanere un simbolo del Giubileo 2025. Il progetto di riqualificazione, firmato da One Works (studio globale di architettura e ingegneria che si è aggiudicata la procedura di gara gestita dalla Società Giubileo 2025) è volto a ridisegnare la piazza, fondendo la tradizione del tempo con i principi del design contemporaneo, per restituire alla cittadinanza uno spazio che sappia coniugare l’anima storica di Roma con le necessità urbane odierne. One Works interverrà su una superficie di 18mila metri quadrati, antistante la Basilica, con un progetto la cui realizzazione prevede un investimento complessivo di 15 milioni di euro. L’intervento sarà sviluppato seguendo il principio chiave di conservazione e valorizzazione del «passato iconico» del luogo, rafforzandone i caratteri distintivi, ma introducendo al contempo elementi di innovazione sul fronte della sostenibilità di materiali ed efficienza energetica e della sicurezza funzionale. 

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Anteprima nazionale a Venezia di un documentario sul tipografo-poeta-grafico-editore Alberto Casiraghy

Oggi 4 giugno alle ore 14, nell’Aula magna dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, si tiene l’anteprima nazionale del documentario «Alberto Casiraghy», di Katia Sala e Elena Romano, che in quaranta minuti offre un intenso ritratto del tipografo-poeta-grafico-editore, colto nella sua dimensione di «artista totale», intento alla realizzazione delle edizioni Pulcinoelefante, giocate sul rapporto tra un breve testo e un’opera originale di piccolo formato. Le due filmmaker lo riprendono, entrando all’interno del suo antro del mago a Osnago (Lecco), nei vari passaggi che portano alla realizzazione dei «pulcini» stampati in poche copie. La proiezione veneziana sarà ripetuta a Milano il 25 giugno al Museo di Storia Naturale (ore 17.30) e a Villa Pasina, ad Asolo (Tv). 

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Nei Caraibi un parco naturale diventa una fondazione per la conservazione della natura

Aruba è un’isola dei Caraibi fondata sull’ospitalità e sul turismo, un’industria che contribuisce ad alimentare oltre tre quarti del reddito nazionale e che la rende una delle isole più amate, sicure e accessibili della zona. Ma oltre alle spiagge bianche da cartolina, Aruba ospita una ricca biodiversità che, oggi, anche a fronte di questo significativo sviluppo turistico, viene sempre più percepita come un bene prezioso, da preservare e salvaguardare con cura. È per salvaguardare questo importante patrimonio naturale che l’Aruba National Park Foundation, la fondazione responsabile della protezione di quasi un quarto dell'habitat naturale dell'isola, ha scelto di trasformarsi in Aruba Conservation Foundation (Acf), perseguendo un cambiamento strategico importante che passa dalla mera gestione dei parchi a una vera e propria fondazione di conservazione. 

Redazione, 04 giugno 2024 | © Riproduzione riservata