A Firenze il David di Michelangelo arrivò l’otto agosto di 150 anni fa, nel 1873, nella Galleria dell’Accademia. «Oggi una grande festa per un evento eccezionale», afferma Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria. Per festeggiare la ricorrenza, la statua è stata avvolta in una nuova luce grazie a un impianto di illuminazione e alla pulizia del lucernario. Lo spostamento della enorme statua dal Palazzo Vecchio di Firenze al Museo, suggerita da Emilio De Fabris, uno dei più noti architetti fiorentini, durò una settimana: fu costruito un carro ammortizzato per assorbire eventuali urti e un castello di legno e ferro mosso da rotaie. Dopo aver attraversato la città, il David entrò all’Accademia da una apertura ottenuta distruggendo la parete d’ingresso dell’edificio. Nel diario delle operazioni si legge: «Venerdì 8 agosto. Ricondotto e calato sulla base, ove starà finché Dio vorrà».

Il museo M+, situato nel distretto culturale di West Kowloon a Hong Kong, e l’Hong Kong Arts Development Council (Hkadc) hanno annunciato la scelta di Trevor Yeung come artista protagonista della partecipazione di Hong Kong alla 60ma Esposizione Internazionale d’Arte-La Biennale di Venezia, che si terrà il prossimo anno (20 aprile-24 novembre 2024). La mostra personale di Trevor Yeung, residente a Hong Kong, sarà curata da Olivia Chow, assistente curatore di arte visiva al museo M+. Sia l’artista, sia il curatore sono stati selezionati congiuntamente da M+ e Hkadc.

Vecchie di almeno 4mila anni, numerose statue-menhir nella regione francese dell’Occitania, nei dipartimenti dell’Aveyron e di Tarn, sono minacciate dall’erosione, avvertono i funzionari statali francesi, che tengono particolarmente a proteggere quelle conservate all'aperto. In questi due dipartimenti, dove pare che centinaia di esemplari di queste prime figure antropomorfe a grandezza umana «dormano» ancora sottoterra, alcuni privati che le scoprono desiderano conservarle, come sono autorizzati a fare per legge.

Il Ministero della Cultura ha indetto una procedura di gara aperta per l’affidamento dei servizi tecnici relativi ai lavori di recupero e riqualificazione del complesso militare dismesso «Ex Caserma 8° Cerimant». La procedura, del valore di 5.532.105,82 euro, è indetta da Invitalia SpA per conto del Servizio VIII del Segretariato Generale del Ministero della Cultura. Il recupero della struttura rientra nella linea di azione 4 dell’investimento per i siti di ricovero per le opere d’arte: l’ex caserma sarà uno di questi.

Un pianoforte appartenuto a John Lennon e Yoko Ono, che in seguito lo cedettero al curatore d’arte Sam Green che, a sua volta, lo prestò a Andy Warhol, sarà messo all’asta il prossimo autunno in America, nel Maryland. Il pianoforte, costruito nel 1929, è un Baldwin Concert Grand Model D in ebano, acquistato da Lennon nel 1978. Con questo pianoforte Lennon e Yoko Ono hanno composto le canzoni che compongono il loro album del 1980, «Double Fantasy». L’asta è stata organizzata dalla Mercersburg Academy, un prestigioso collegio privato, che dichiara che il ricavato della vendita, che si prevede potrebbe raggiungere i 3 milioni di dollari, verrà utilizzato per creare un fondo per le borse di studio degli studenti. L’asta si terrà il 30 settembre presso la casa d’aste Alex Cooper: si potrà partecipare alla vendita online a partire dal 15 settembre.

L’americana Yvonne Rainer (San Francisco, 1934), danzatrice, coreografa, performer, filmmaker e saggista, fondatrice del Judson Dance Theater, luogo sperimentale importante nella New York degli anni Sessanta, è la protagonista di «Yvonne Rainer: Words, Dances, Films», a cura di Caterina Molteni, al MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna fino al 10 settembre. La mostra presenta la produzione filmata, performativa e testuale dell’artista attraverso un percorso che parte dall’analisi dell’immagine a partire dal suo primo film, «Lives of Performers» del 1972, fino a «Privilege» del ’90, dedicato alla menopausa. Il percorso si dipana dalla Sala delle Ciminiere, trasformata in cinema per ospitare i lungometraggi e i video, molti dei quali recentemente restaurati dal MoMA di New York, con sceneggiature tradotte per la prima volta in italiano. Altre sezioni ospitano l’Archivio riunito con il Getty Research Institute di Los Angeles, con materiali documentali, testi tra cui «No Manifesto» (1964) fino al documentario «Rainer Variations» (2002) realizzato con il videoartista Charles Atlas.