MARTEDÌ 16 LUGLIO 2024
NOTIZIE IN BREVE | 12 NOTIZIE
- 01 Il quarto Panorama è nel Monferrato
- 02 L’Artemisia Sursock torna a Napoli dopo 400 anni
- 03 Le pistole di Napoleone fanno il botto in asta: 1,69 milioni di euro
- 04 Un artista ruba una moneta antica al British Museum e la sostituisce con una copia. Ma per lui è «gioco di prestigio»
- 05 Il Palazzo Reale di Napoli apre al pubblico nuovi spazi
- 06 La crisi idrica in Sicilia prosciuga il Lago di Pergusa. L’allarme: «Entro il 2030 un terzo dell’isola diventerà un deserto»
- 07 Napoli, la linea 6 della metropolitana riprende il servizio dopo dieci anni con opere d’arte nelle nuove stazioni
- 08 A Brera quinta apertura per Robertaebasta: era lo studio di Piero Manzoni
- 09 La vendita di una collezione di arte surrealista inaugura la nuova sede di Sotheby’s a Parigi
- 10 Spagna, il Centre Pompidou resta a Malaga per altri dieci anni e riceverà 29 milioni di euro
- 11 Studiosi e Italia Nostra lamentano che per il Giubileo a Roma importanti reperti vengano spostati in luoghi ignoti
- 12 L’Homo sapiens in Cina già 45mila anni fa. Un convegno a Bordeaux
Il quarto Panorama è nel Monferrato
Dopo Procida, in Campania, Monopoli, in Puglia, e L'Aquila, in Abruzzo, dal 4 all’8 settembre è il Piemonte a ospitare, per la sua quarta edizione, «Panorama», la mostra diffusa itinerante che dal 2021 mette in relazione arte, architettura, antichità e contemporaneo con il territorio e le sue comunità. Ideato da Italics, un consorzio che riunisce oltre settanta tra le più importanti gallerie italiane d’arte contemporanea, moderna e antica, il progetto promuove una fruizione consapevole e sostenibile del territorio attraverso l'arte. In «Panorama Monferrato», a cura di Carlo Falciani, quattro paesi delle province di Asti e Alessandria, Camagna, Montemagno, Vignale e Castagnole, con il coinvolgimento di oltre 60 artisti e 62 gallerie, saranno protagonisti di un viaggio nell'arte e nella tradizione del territorio. Un contesto da scoprire con lentezza con itinerari artistici che vanno dal Romanico ai percorsi contemporanei con installazioni site-specific e d’arte pubblica, che lo rendono un museo diffuso a cielo aperto. L’edizione monferrina di Panorama s’ispira ai principi de La civil conversazione, un testo di Stefano Guazzo pubblicato nel 1574, un best seller nell’Inghilterra dei Tudor e nella Francia di Montaigne, che mostra come alcune idee nate in Monferrato siano state fondamentali per l’Europa tra Cinque e Seicento. «Il progetto di mostra, spiega il curatore Carlo Falciani, è ispirato a principi espressi ne La Civil conversazione dalla quale sono stati estrapolati temi anche oggi al centro del dibattito. Essendo la mostra dislocata in differenti paesi, i temi in sequenza vogliono essere anche metafora dei viaggi iniziatici rinascimentali: un esempio su tutti l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna del 1499. Un testo dove il protagonista compie un percorso di crescita e di trasformazione interiore attraverso alcune tappe dove l’incontro con persone, opere d’arte, architetture o pensieri, ma anche prove e riflessioni esistenziali lo cambierà in modo sostanziale».
L’Artemisia Sursock torna a Napoli dopo 400 anni
Dopo circa 400 anni torna a Napoli, per essere esposta dal 19 luglio al 19 gennaio 2025 nel Complesso Monumentale di Santa Chiara, la «Maddalena» dipinta da Artemisia Gentileschi durante il soggiorno partenopeo. L’opera, che da circa cento anni fa parte della prestigiosa collezione libanese Sursock, venne gravemente danneggiata nell’esplosione che interessò l’area del porto di Beirut il 4 agosto 2020 (il Sursock è stato nominato dalla redazione di «Il Giornale dell’Arte» Museo dell’anno del 2023, in occasione della sua riapertura, Ndr). Restaurata grazie alla società Arthemisia, è visibile in una sala prospicente il Chiostro di Santa Chiara,nella mostra patrocinata dalla Regione Campania, realizzata dalla Provincia Napoletana del Ss. Cuore di Gesù dell’Ordine dei Frati Minori, il Fec (Fondo Edifici di Culto), Agape, Arthemisia con la curatela scientifica di Costantino d’Orazio. «La datazione al 1630-1635 coincide con l’arrivo a Napoli di Artemisia, periodo durante il quale nei suoi dipinti abbondano i toni del giallo e del blu. La santa è raffigurata in un momento di dialogo con il divino, i suoi occhi non sono “pieni di lacrime” (Hall): assistiamo a una diversa risposta emotiva, non dovuta a una plateale “visione angelica in cielo” ma a un travaglio interiore che la porta coscientemente al gesto di rinuncia alla vanità, rappresentata dalla collana di perle.” (F. Trasacco 2023). È il primo appuntamento di un programma che vedrà il Complesso Monumentale di Santa Chiara sede di grandi esposizioni: da aprile 2025, in occasione dell’ottocentesimo anniversario della creazione del Cantico delle Creature, per la prima volta sarà presentata una mostra dedicata a San Francesco e Santa Chiara.
Le pistole di Napoleone fanno il botto in asta: 1,69 milioni di euro
Gli oggetti toccati da Napoleone I non smettono mai di fare scintille in asta. Il 7 luglio scorso la casa d'aste francese Osenat, specialista in questo campo, ha collaborato con la maison Rossini per una vendita eccezionale. Insieme hanno presentato un cofanetto contenente due pistole di Louis-Marin Gosset appartenute all'imperatore Napoleone I. Stimato tra 1,2 e 1,5 milioni di euro, il lotto è stato aggiudicato a 1,69 milioni di euro. Le pistole erano classificate come «tesori nazionali». L’imperatore aveva consegnato le armi al generale Armand de Caulaincourt, duca di Vicence, suo amico e gran scudiero, insieme alla sua sciabola e al suo ritratto cammeo, subito dopo aver tentato il suicidio nella notte tra il 12 e il 13 aprile 1814. I cimeli sono rimasti fino ad oggi nella famiglia Caulaincourt. La provenienza è la medesima della «Sciabola degli Imperatori» conservata, con la sua cintura e la sua custodia, al Castello di Fontainebleau, dopo una donazione nel 1996.
Un artista ruba una moneta antica al British Museum e la sostituisce con una copia. Ma per lui è «gioco di prestigio»
Il 18 giugno scorso, durante una visita al British Museum di Londra con una guida volontaria, l’artista brasiliano Ilê Sartuzi ha rimosso la moneta d'argento coniata a Newark nel 1645 dalla sua vetrina nella Sala 68 e l'ha sostituita con una replica. Poi ha portato l'originale al piano di sotto e l'ha depositato in una scatola per gli spiccioli donati. Sartuzi, che afferma di aver pianificato il furto per più di un anno, ha filmato l'intero incidente e lo presenta fino a oggi, 16 luglio, nell’ambito della sua mostra di tesi di laurea alla Goldsmiths, University of London. Il video, di sette minuti, è stato ripreso da tre amici dell'artista e mostra Sartuzi mentre, il 17 giugno, viene fermato da una guida volontaria. Il furto viene quindi tentato il giorno successivo. .Sartuzi considera il suo gesto un'opera d'arte concettuale che chiama «Sleight of Hand» (gioco di prestigio), quello da lui praticato per sostituire la moneta originale con la sua replica. L’originale, che non è registrato nel database del museo, fa parte di una collezione fondata a gennaio 2000 per offrire ai visitatori l'opportunità di toccare oggetti storici sotto la supervisione di volontari. Secondo Sartuzi e il suo avvocato le azioni dell’artista non violano le politiche del museo che vietano la manipolazione degli oggetti o la loro rimozione dai locali, né rientrano nella legge sui furti del 1968. Il «gioco di prestigio» di Sartuzi giunge a quasi un anno dallo scandalo del furto di migliaia di monete, gioielli e altri oggetti dalla collezione del museo che ha portato alle dimissioni dell’allora direttore, Hartwig Fischer. Il museo non ha voluto dire se sono state adottate ulteriori misure di sicurezza dopo lo scoppio dello scandalo. Nonostante Sartuzi consideri quest’ultimo una «sfortunata coincidenza», riconosce che il suo lavoro evidenzia «il problema dei musei universali». Il British Museum »è una parte fondamentale del sistema coloniale e imperialista», afferma, sottolineando che la moneta rubata era l’unica di origine britannica esposta. La ricerca rivela che più della metà della collezione del museo non è catalogata.
Il Palazzo Reale di Napoli apre al pubblico nuovi spazi
Restauri e nuovi spazi del Palazzo Reale di Napoli sono stati inaugurati ieri, presenti il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il direttore generale Musei, Massimo Osanna: il Belvedere, il Museo della Fabbrica, con la nuova biglietteria e spazio accoglienza nel cortile d’Onore e la mostra temporanea che racconta i quattro secoli di storia della reggia, nella Galleria del Genovese al piano nobile. Dopo un anno e mezzo si sono conclusi i restauri del «torrino», il Belvedere incastonato sui tetti del Palazzo Reale, che sarà riaperto al pubblico da settembre con visite guidate. Un percorso storico attraverso i sottotetti riqualificati per raggiungere il terrazzo più alto che guarda l’intero Golfo di Napoli, riservato per secoli soltanto alla famiglia reale (e ai gabbiani). Sarà inserito nel percorso di visita dell’Appartamento storici. Al piano terra di Palazzo Reale sono state invece restaurate le sale che circondano il cortile negli spazi del nuovo Museo della Fabbrica dedicato alle esposizioni permanenti della storia della reggia. Il nuovo museo, in asse con l’ingresso principale di piazza del Plebiscito, crea un nuovo foyer con la biglietteria e il guardaroba, spazio di accoglienza, informazione e orientamento, aperto ai visitatori da oggi 16 luglio. I lavori hanno anche ripristinato le condizioni di sicurezza e funzionalità dei tetti del Palazzo e l’accessibilità ai sottotetti: un recupero di percorsi che consentono la fruizione inedita di un’area di oltre 12mila mq. «l nostro obiettivo è quello di recuperare ogni traccia esistente della storia di Palazzo Reale e raccontarla al visitatore, per ricostruire l’identità di un luogo così stratificato, ha commentato il direttore di Palazzo Reale, Mario Epifani, Il palazzo è diventato (complice la vicinanza del Teatro di San Carlo e della Biblioteca Nazionale) una sorta di hub culturale, luogo inclusivo e sede di attività non esclusivamente legate alla visita del museo. Anche grazie a questo nuovo spazio espositivo e di accoglienza, Il Cortile d’Onore diventerà una vera e propria agorà, quasi un pendant più raccolto di piazza del Plebiscito: un luogo di incontro e di eventi, aperto alla città».
La crisi idrica in Sicilia prosciuga il Lago di Pergusa. L’allarme: «Entro il 2030 un terzo dell’isola diventerà un deserto»
In Sicilia non piove da mesi e da decenni tutte le tubature dell’isola sono un colabrodo, senza un vero piano d’intervento per sanare una situazione ormai drammatica. Tra le vittime della grave crisi idrica siciliana è anche il Lago di Pergusa, riserva naturale vicino ad Enna, pressoché scomparso: ne rimane solo una piccola pozza dove soffocano gli ultimi pesci. Del resto, tra mancanza d’acqua e roghi, le campagne e le coltivazioni fra Caltanissetta ed Enna stanno morendo. «Entro il 2030 un terzo del territorio della Sicilia diventerà un deserto paragonabile alle terre della Tunisia e della Libia. In pratica, l’intera fascia che fronteggia il Canale di Sicilia è destinata alla desertificazione», ha dichiarato Christian Mulder, professore di ecologia ed emergenza climatica presso l’Università di Catania, al quotidiano britannico «The Guardian». «Gli antichi arabi che un tempo abitavano l’isola avevano trovato modi efficaci per gestire l’acqua, ha proseguito Mulder. Tuttavia, questi vecchi acquedotti non sono stati mantenuti o aggiornati. La Sicilia sta ora affrontando le conseguenze concrete di decenni di cattiva gestione delle risorse idriche». E dire che la valle alimentata dal Lago di Pergusa è uno dei luoghi europei dichiarati importante riserva naturale e promossa dall’Unione Europea «luogo speciale di interesse comunitario per la sua ricca e peculiare riserva geologica, faunistica e culturale».
Napoli, la linea 6 della metropolitana riprende il servizio dopo dieci anni con opere d’arte nelle nuove stazioni
Con l’apertura delle tre nuove stazioni di Arco Mirelli, San Pasquale e Chiaia, la linea 6 della Metropolitana di Napoli riprenderà dal 17 luglio il servizio (orario estivo 7.30-15.30) interrotto nel 2014. Dopo circa vent’anni di lavori la linea, che già conta altre 4 stazioni (Mostra del 2005-2006; Augusto, Lala e Mergellina del 2002), condurrà da Fuorigrotta fino a piazza Municipio (5,5 km), dove c’è l’interscambio con la nota linea 1 della Metropolitana dell’arte. Anche le nuove stazioni prevedono opere d’arte: la stazione Arco Mirelli, realizzata da Hans Kollhoff (Lobenstein 1946), accoglie i lavori di Rebecca Horn (Michelstadt 1944); quella di San Pasquale, firmata dall’architetto Boris Podrecca (Belgrado 1940), un intervento di Peter Kogler (Innsbruck 1959); infine la stazione Chiaia, progettata da Uberto Siola (Napoli 1938), le immaginifiche visioni del regista Peter Greenaway (Newport 1942). La linea 6 deriva dal progetto della Linea Tranviaria Rapida (LTR) risalente agli anni Ottanta, avviato in occasione dei Mondiali di calcio Italia 90 e mai completato.
A Brera quinta apertura per Robertaebasta: era lo studio di Piero Manzoni
La galleria di Milano Robertaebasta®, nata nel 1967 da un’idea di Roberta Tagliavini, oggi affiancata da Mattia Martinelli, è da sempre specializzata nel design di interni con un’offerta che va dai mobili Art nouveau alle arti decorative del XX secolo. Recentemente, allo storico spazio di via Fiori Chiari 2 in Brera, si è aggiunta un’altra location. Nella stessa strada, a pochissimi passi (via Fiori Chiari 16), la nuovissima sede, praticamente dirimpetto anche allo showroom del civico 3, (altri showroom sono in via Formentini 4/6 e in via Solferino 3), era stata il primo studio dell’artista Piero Manzoni. Il suo cortile, da cui si accede alla galleria, negli anni Sessanta era stato meta di un vivace viavai, tra noti autori e amici del pittore. Lo spazio su due livelli, completamente riqualificato, ospita in ogni angolo pezzi da collezione di nomi come Carlo Bugatti, Ico Parisi, Meret Oppenheim, Gabriella Crespi e Maison Jansen. Oltre a Milano, Robertaebasta® ha puntato da tempo sulla capitale britannica dove è presente al civico 85 di Pimlico Road.
La vendita di una collezione di arte surrealista inaugura la nuova sede di Sotheby’s a Parigi
Settembre si preannuncia come un mese all’insegna del Surrealismo: ricorre infatto il centenario del movimento lanciato a Parigi con il Manifesto di André Breton. Da settembre 2024 a gennaio l'Associazione André Breton, il Comité professionnel des galeries d'art (Cpga) e il Centre Pompidou organizzeranno un'eccezionale mostra sul movimento. E le case d'asta non staranno a guardare . Da Sotheby's, una collezione costruita intorno al Surrealismo sarà dispersa in più fasi. I pezzi forti della collezione «Memoria» saranno offerti nelle aste «Modernités» e "Surrealism & its legacy" il 17 e 18 ottobre, in concomitanza con l'apertura della nuova sede di Sotheby's all’83 di rue du Faubourg Saint-Honoré. La collezione è valutata 5 milioni di euro. «La coppia di collezionisti, mecenati di numerose organizzazioni culturali, seleziona con cura queste opere di qualità da circa cinquant'anni. Appassionati di avanguardie, surrealismo, arte del dopoguerra e contemporanea, hanno messo insieme un gruppo sofisticato e coerente», riassume Sotheby's. Joan Miró è rappresentato da sei opere, tre dipinti e tre sculture, che abbracciano diversi periodi della sua carriera, tra questi l'olio su tavola del 1932 intitolato «Femmes», parte della serie «Antipittura». «Un'offerta di questa qualità offre un'eccellente panoramica della rinnovata ispirazione di Miró ed è estremamente rara sul mercato francese», sottolinea Sotheby's; il gruppo di sei opere comprende anche il dipinto «Jeux d'enfants» e la scultura «Tête». Nella collezione figura uno stabile di Alexander Calder, oltre a dipinti di Jean Dubuffet, Sean Scully, Miquel Barceló (esposto quest'estate al Nouveau Musée National di Monaco), Kim Tschang-Yeul e Roger Bissière. Il resto della vendita si terrà a dicembre.
Spagna, il Centre Pompidou resta a Malaga per altri dieci anni e riceverà 29 milioni di euro
Il cubo colorato del Centre Pompidou di Malaga resterà in città almeno fino al 2035. Come scrive Nacho Sánchez su «El País» Il Comune di Malaga ha annunciato il rinnovo dell'accordo con il centro culturale di Parigi, in modo che lo spazio continui la sua attività per altri dieci anni sulla Costa del Sol ed esclusivamente in Spagna. Per questo periodo il Comune dovrà versare all'istituzione francese 29 milioni di euro, tasse escluse, nove in più rispetto al primo decennio. Il capoluogo andaluso riafferma così il suo impegno per la cultura «dei grandi nomi», che comprende già il Museo Carmen Thyssen, il Museo Picasso Málaga, il Centro de Arte Contemporáneo e il Museo de Arte Ruso, separato dall'istituzione madre di San Pietroburgo dall'invasione dell'Ucraina, oltre al CaixaForum previsto per il 2026. Il presidente dell'istituzione francese, Laurent Le Bon, non è volato in Spagna ma ha inviato un video.«La città di Malaga è stata la prima a darci fiducia, ha detto nella registrazione. Dall'inizio, nel 2015, più di un milione di visitatori sono venuti a scoprire questo progetto culturale senza precedenti», ha sottolineato, prima di esprimere la sua "immensa felicità" per l'estensione dell'accordo di collaborazione.L'accordo costerà circa dieci milioni di euro in più rispetto al precedente. Quello iniziale, tra il 2015 e il 2025, prevedeva il pagamento di un milione di euro all'anno per l'uso del marchio e un altro per i servizi tecnici, ovvero 20 milioni di euro al lordo delle tasse. Ora il Comune di Malaga ha accettato di pagare di più: 2,6 milioni all'anno per i primi cinque anni e 3,1 milioni durante il secondo.
Studiosi e Italia Nostra lamentano che per il Giubileo a Roma importanti reperti vengano spostati in luoghi ignoti
Filippo Coarelli, archeologo e accademico dei Lincei, e Italia Nostra lanciano un allarme: «L’archeologia romana di Giubileo in Giubileo soccombe e sposta i reperti in vari luoghi abbandonando ogni principio di archeologia preventiva, strumento unico di possibile tutela d’emergenza». Nel mirino ci sono soprattutto i lavori del sottopasso in piazza Pia da cui sono emersi nei giorni scorsi i resti di una fullonica (vasche per lavaggio di tuniche e toghe) del II secolo d.C., cisterne, grandi otri, murature, i giardini di Agrippina e poderosi resti con colonne della residenza dell’imperatore Caligola con una tubatura che reca inciso il suo nome. Anziché depositare i reperti in vari luoghi, Coarelli e Italia Nostra affermano che sarebbe bastato spostare il nuovo tunnel al di sotto dello strato archeologico, oppure valorizzarne il sito proprio lì nel luogo accanto al Tevere dov’è nato. Secondo la Soprintendenza speciale di Roma e il Mic, parte dei reperti verranno riesposti dopo i restauri. Ma il caso più sbalorditivo, secondo Filippo Coarelli è quello del mancato scavo del Templum Gentis Flaviae, stupefacente struttura ancora sepolta tra piazza della Repubblica e il Planetarium, dove è in corso la pavimentazione di un parcheggio benché sia certo che lì sotto, a pochi centimetri, è sepolta una delle più importanti architetture di Roma dell’epoca di Diocleziano: mausoleo e tempio degli imperatori Flavi. Illustri archeologi l’hanno segnalato al Ministero, ma finora nessuna risposta è stata mandata.
L’Homo sapiens in Cina già 45mila anni fa. Un convegno a Bordeaux
Alcuni degli studiosi riuniti a Bordeaux dal 15 luglio per il convegno «La scoperta che cambia la storia» avevano partecipato in Cina a un ritrovamento che apre nuovi scenari sulla reale evoluzione dell’Homo sapiens. Pubblicata lo scorso gennaio su «Nature Ecology & Evolution», la scoperta di un team internazionale di archeologi cinesi, australiani, francesi, spagnoli, tedeschi e, di cui faceva parte anche il torinese Francesco D’Errico (direttore di ricerca del Cnrs presso il laboratorio Pacea-De la préhistoire à l’actuel: culture, environnement, anthropologie, Università di Bordeaux e professore presso il Centre for Early Sapiens Behaviour dell'Università di Bergen), ha rivelato l’esistenza di una straordinaria cultura avanzata dei sapiens esistente in Cina già 45mila anni fa. A Shiyu nella provincia dello Shanxi, nel Nord del Paese, sono state rinvenute lame, punte di proiettili con codolo e manico, lance con punte in pietra, raschietti, oggetti di ossidiana e un disco di grafite perforato. Trovate anche ossa di animali lavorate dall’uomo e i resti di un cranio umano. La datazione col radiocarbonio ha sorpreso gli archeologi: finora si riteneva infatti che la nostra specie fosse presente nel Nord-Est asiatico da non più di 40mila anni, ma le scoperte continuano a spostare l’orologio della storia e in molti casi a riscriverla.