LUNEDÌ 17 GIUGNO 2024
NOTIZIE IN BREVE | 12 NOTIZIE
- 01 Artur Snitkus, artista e musicista ucraino, è morto all’età di 36 anni durante un combattimento vicino a Donetsk
- 02 Nel quartiere Ostiense di Roma riapre restaurato, grazie a Eni e Fai, il Gazometro
- 03 Il Center for Italian Modern Art di New York chiude definitivamente
- 04 Cristiana Collu è la nuova direttrice della Fondazione Querini Stampalia
- 05 Al Museo di Antropologia di Firenze riallestita la Sala Maraini
- 06 È nato il progetto Meta Museum
- 07 Come vivevamo nella Pianura Padana dell’Età del Bronzo
- 08 I soci della Fondazione del Museo Egizio chiedono una proroga per Christillin
- 09 Carlini dona a Milano il suo «Obelisco»
- 10 Ritrovato al largo delle coste canadesi il relitto della nave su cui morì Ernest Shackleton
- 11 Tornano accessibili gli ipogei della Chieti antica
- 12 Un convegno su Egitto e Vicino Oriente
Artur Snitkus, artista e musicista ucraino, è morto all’età di 36 anni durante un combattimento vicino a Donetsk
Artur Snitkus, artista, musicista e stilista ucraino, è morto in un combattimento sul fronte dell’Ucraina orientale, vicino a Donetsk, all’età di 36 anni. Natalia Martynenko, coordinatrice culturale, ha descritto l’artista come «icona dell’underground queer ucraino» in un post su Facebook. E ha aggiunto: «La sua bellissima voce era sempre piena di energia e di potere, che conserveremo per sempre nei nostri cuori in sua memoria». L’artista è stato sepolto con una processione e gli onori militari a Ternopil, sua città natale nell’Ucraina occidentale. Tetyana Semus, amica di Snitkus, ha dichiarato all’emittente nazionale ucraina Suspilne: «Abbiamo deciso che ad Artur sarebbe piaciuta una specie di performance, uno spettacolo». E conclude «Volevamo che fosse luminoso come sempre. Volevamo i fuochi d’artificio. Mi sembra che abbia alleggerito la pesante atmosfera funebre e ora vediamo che il cimitero ha un aspetto un po’ diverso. Sono sicura che Artur lo approverebbe».
Nel quartiere Ostiense di Roma riapre restaurato, grazie a Eni e Fai, il Gazometro
Il Gazometro, complesso di archeologia industriale di proprietà dell’Eni, restaurato, apre al pubblico per la prima volta in visite gratuite e accompagnate. Sono oltre 12 gli ettari occupati da quello che è stato il gasometro più grande d’Italia, costruito dall’Azienda Ansaldo nel 1935 per l’illuminazione di Roma. Aprire alle visite culturali il sito che sta diventando «un vero Parco scientifico dedicato alla sperimentazione, un polo di innovazione tecnologica sostenibile, dove troveranno spazio eventi artistici nell’anfiteatro interno», afferma Mattia Voltaggio, responsabile di Joule-Scuola Eni per l’impresa, ha significato anche salvare il Gazometro da decadenza e abbandono. L’apertura della gigantesca struttura metallica nell’area dell’Ostiense è stata decisa dall’Eni in collaborazione con il Fai. Sono quattro i gazometri a Roma che dall’inizio del Novecento hanno fornito gas trasformato dal carbone, fino all’arrivo del metano negli anni Sessanta. La visita inizia dal grande Gazometro, il G4, il più grande d’Europa: 90 metri d’altezza e 65 la circonferenza. All’interno del G1, il gazometro più piccolo, esposizione di 17 giovani artisti per la rassegna «Arte al Gazometro». L’area dell’Ostiense, nel 2020, è stata inserita dal quotidiano britannico «The Guardian» nella classifica dei quartieri più promettenti d’Europa (ottavo posto).
Il Center for Italian Modern Art di New York chiude definitivamente
Il Center for Italian Modern Art (Cima), museo d’arte e centro di ricerca nel quartiere di Soho a Manhattan, ha annunciato il 14 giugno la chiusura definitiva delle sue porte a partire dal 22 giugno. La mostra in corso, «Nanni Balestrini: Art as Political Action - One Thousand and One Voices», la prima retrospettiva negli Stati Uniti dell’artista e romanziere italiano, sarà l’ultima. «Non è stata una decisione facile», ha dichiarato Laura Mattioli, fondatrice del museo nel 2013, in un comunicato. «Al momento stiamo discutendo con diverse istituzioni culturali per trovare il luogo più adatto a preservare la documentazione d’archivio del Cima, compreso l’archivio video degli eventi pubblici e la rivista accademica online. Il nostro obiettivo è che queste risorse continuino a rimanere accessibili agli studiosi e al pubblico gratuitamente».
Cristiana Collu è la nuova direttrice della Fondazione Querini Stampalia
È Cristiana Collu la nuova direttrice della Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Lo hanno deciso all’unanimità il presidente dell’istituzione veneziana Paolo Molesini e i membri del Consiglio di presidenza Shaul Bassi, Donatella Calabi e Gilberto Muraro. Collu, che dai primi di settembre subentrerà operativamente con incarico triennale a Marigusta Lazzari, è storica dell’arte, curatrice, manager e docente universitaria con comprovate capacità di leadership e una trentennale esperienza nella direzione e gestione di musei e istituzioni culturali. Dopo la direzione del Man di Nuoro a soli ventisette anni, è stata alla guida della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e del Mart di Trento e Rovereto. Una nomina che, come specificato nella nota stampa, risponde all’impegno della Fondazione di ampliare il proprio sguardo e i propri orizzonti a partire dalla città di Venezia e dalla sua comunità.
Al Museo di Antropologia di Firenze riallestita la Sala Maraini
A vent’anni dalla morte di Fosco Maraini (antropologo, scrittore, fotografo e docente di lingua e letteratura giapponese all'Università di Firenze), il 18 giugno il Museo di Antropologia ed Etnologia dell’Ateneo di Firenze omaggia la sua memoria con il riallestimento della sala che ospita la collezione di oggetti degli Ainu di Hokkaido, donata dall’etnologo e naturalista al Museo nel 1948, dopo l’esperienza drammatica della Seconda guerra mondiale. La nuova Sala 5, che sarà arricchita da reperti mai esposti valorizzati da una nuova illuminazione delle vetrine, custodisce il materiale sugli Ainu, antica popolazione nativa dell’isola giapponese di Hokkaido, raccolto nei primi anni Quaranta da Maraini.
È nato il progetto Meta Museum
È stato lanciato a Torino il progetto Meta Museum, una ricerca europea, coordinata dal Politecnico del capoluogo piemontese, che unisce patrimonio culturale e neuroscienze. L’iniziativa ha una durata di tre anni, è finanziata dall’Unione Europea nell’ambito del programma «Horizon» e coinvolge 14 partner da 10 Paesi, tra cui il Museo Egizio. Scopo della ricerca è studiare, con il supporto del metodo neuroscientifico, la relazione tra risposte cognitive ed emotive di fronte al patrimonio culturale. Il progetto coinvolge anche, oltre all’Italia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna e Svezia. Una serie di sperimentazioni verrà condotta in molti musei europei, ma anche in corsie di ospedali e in diversi contesti urbani per coinvolgere ampie fasce di pubblico. Il progetto approfondirà l’incontro con il patrimonio culturale come esperienza trasformativa, nell’ottica di sostenere da una parte la crescita dei cittadini, dall’altra la loro resilienza.
Come vivevamo nella Pianura Padana dell’Età del Bronzo
Ha compiuto vent’anni di apertura il Parco Archeologico della Terramara di Montale (Mo), dedicato all’Età del Bronzo in pianura padana, inaugurato nel 2004 come settore «open air» del Museo Civico di Modena diretto da Francesca Piccinini. La struttura, caratterizzata da un’accurata ricostruzione a dimensioni naturali del sito, è dedicata al popolo delle Terramare e agli abitati che si svilupparono nell’area padana tra il 1650 e il 1150 a.C., la cui scoperta avvenne nella seconda metà dell’Ottocento: grazie a numerosi appuntamenti didattici, sono analizzate tutte le caratteristiche di questa antica popolazione con l’ausilio dei dati emersi dagli scavi archeologici riguardo a fortificazioni, impianti produttivi e abitazioni. Durante la consueta chiusura invernale, il parco è stato fornito di una nuova identità visiva ed è stato maggiormente attrezzato alle visite di persone con ridotte capacità motorie, sensoriali e cognitive, grazie al progetto «Open air & open use», modello di museo diffuso nel Centro e Nord Europa fondato sui criteri della «Living history» (la «storia vivente»). Il progetto ha preso il via nel 1997 dopo il successo della mostra «Le Terramare, la più antica civiltà padana», a cura di Maria Bernabò Brea, Andrea Cardarelli e Mauro Cremaschi, tenutasi nel Museo Civico di Modena.
I soci della Fondazione del Museo Egizio chiedono una proroga per Christillin
Alle 18.30 di ieri 16 giugno il Museo Egizio di Torino ha chiuso le porte ai visitatori, per poco più di un mese, al fine di realizzare una delle fasi più complesse dei lavori di riallestimento. Nell’anno del bicentenario del museo, che verrà celebrato in novembre, a tenere banco non sono solo i lavori, ma anche le diverse scadenze dei mandati: la presidenza di Evelina Christillin alla Fondazione del Museo delle Antichità Egizie a fine novembre 2024, il Consiglio di amministrazione nel settembre 2025 e la direzione di Christian Greco a giugno 2025. Un disallineamento sul quale sono intervenuti i soci della Fondazione, Regione Piemonte, Città di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt, chiedendo al ministro Sangiuliano una proroga fino al settembre 2025, data prevista per la fine dei lavori, del mandato di Christillin.
Carlini dona a Milano il suo «Obelisco»
La scultrice Maria Cristina Carlini (Milano, 1942), le cui opere monumentali sono collocate in permanenza in grandi città d’Europa, America e Asia, ha voluto donare a Milano il grande «Obelisco» (2015), che dal 21 giugno, giorno dell’inaugurazione, costituirà il centro focale di piazza Enrico Berlinguer, accanto a via Savona, nell’area della creatività e del design e a pochi passi dal suo studio. Alta oltre quattro metri, l’opera, che è presentata da Flaminio Gualdoni, è accompagnata da una mostra fotografica nello Spazio Seicentro-Municipio 6. La scultura coniuga felicemente il legno di recupero forato, incurvato e fratturato di una vecchia stalla con il rigore contemporaneo dell’acciaio corten, rendendo omaggio alla memoria, tema centrale della ricerca dell’artista. Come spiega Gualdoni, «la titolazione “Obelisco” rimanda alla celebrazione monumentale: ma qui dice di un omaggio alla “storia senza nomi”, quella fatta non da eroi ma da una comunità che si riconosce e si stringe attorno a un valore antico e condiviso».
Ritrovato al largo delle coste canadesi il relitto della nave su cui morì Ernest Shackleton
L’11 giugno la Royal Canadian Geographical Society (Rcgs) ha annunciato il ritrovamento della Quest, la nave su cui morì nel 1922 l’esploratore anglo-irlandese Ernest Shackleton, nel Mare del Labrador, al largo della costa orientale del Canada. L’annuncio è stato dato dall’amministratore delegato della Rcgs, John Geiger, presso il Memorial University’s Marine Institute di St. John’s, Terranova. In un’intervista racconta che la spedizione per ritrovare la nave (che fu affondata nel 1962 per un grosso blocco di ghiaccio che perforò lo scafo), durata sei anni, si è quasi conclusa. Afflitta da problemi tecnici, la spedizione è partita da St. John’s lo scorso 5 giugno con una finestra limitata a quattro giorni, due dei quali, secondo Geiger, sono andati persi a causa di ritardi. «Abbiamo avuto problemi con le attrezzature della nave, racconta. Il verricello idraulico continuava a guastarsi e siamo dovuti tornare indietro a St. Anthony’s per le riparazioni».
Tornano accessibili gli ipogei della Chieti antica
Con la collaborazione del Fai e dei volontari dello Speleo Club locale, sono di nuovo restaurati e visitabili i vasti ipogei della Chieti antica e le grandi cisterne augustee, compresa quella monumentale antistante la Cattedrale di San Giustino del 1069, dove una parte della pavimentazione esterna è ancora da sistemare. Il percorso tra le vestigia dell’antica città romana di Teate (oggi Chieti) comprenderà così anche la «Via Tecta», uno dei più estesi ipogei del I secolo d.C. del nostro Paese: 45 metri, alto 4, rimasto intatto nel sotterraneo di Palazzo de Mayo, con le volte a botte in «opus caementicium». Sotto l’ipogeo passava l’acquedotto romano che alimentava le terme.
Un convegno su Egitto e Vicino Oriente
Il 18 e 19 giugno presso l’Università degli Studi di Torino è in programma il convegno «Egitto e Vicino Oriente antichi», organizzato dal Dipartimento di Studi Storici in collaborazione con il Museo Egizio, che ospita le relazioni di studiosi di archeologia, storia e filologia delle civiltà antiche preclassiche. Si parlerà di paesaggio e modelli di insediamento, ricerche archeologiche e cultura materiale, storia, economia e società, religione e pratiche rituali, lingua e scrittura, con uno sguardo anche al futuro dell’insegnamento delle discipline sull’Egitto e il Vicino Oriente antichi nell’università italiana. A introdurre i lavori Stefano de Martino con Gianluca Cuniberti dell’Università di Torino, Christian Greco e Maria Carmela Betrò del Museo Egizio, Andrea Manzo dell’Ismeo e Carlo Lippolis del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino. Il convegno si svolge ogni due anni, ogni volta in una sede diversa.