Riah Pryor
Leggi i suoi articoliMentre emergono i dettagli di un’ingente richiesta di risarcimento assicurativo di 410 milioni di dollari da parte del banchiere e collezionista americano Ron Perelman, inerente cinque opere d’arte danneggiate da un incendio, la galleria coreana Kukje di Seoul e di Busan (e la collegata Tina Kim Gallery) sono state citate in causa dalla fondazione Judd per «danni irreparabili» a una scultura.
Entrambi i casi ricordano al settore che concordare il valore e le condizioni delle opere d’arte nell’ambito di controversie assicurative rimane tutt’altro che una pratica chiara. Secondo Artnet News, diverse società di proprietà di Perelman (denominate AGP Holdings) hanno citato in giudizio gli assicuratori (identificati come sottoscrittori dei Lloyds of London), sostenendo che una serie di opere coinvolte nell’incendio del 2018 della proprietà del banchiere situata negli East Hamptons hanno perso la loro «forza». Tra queste, opere di Ed Ruscha, Andy Warhol e Cy Twombly.
Nel frattempo la Judd Foundation sostiene che la scultura «Untitled», del 1991, di Donald Judd non è più vendibile a causa delle impronte digitali lasciate sulla sua superficie e sostiene che, mentre la compagnia assicurativa ha adempiuto al pagamento dell’80% del «valore equo di mercato» stimato della scultura (850mila dollari, come specificato nella copertura), la galleria dovrebbe integrare l’importo rimanente, in aggiunta alle spese legali, come previsto dai termini dell’accordo di consegna del 2015.
Quando un danno è veramente tale?
«Questi casi stanno diventando sempre più comuni», afferma David Scully, mediatore della società specializzata in risoluzioni ArtMediation, e autore della pubblicazione The Law and Practice of Fine Art, Jewellery and Specie Insurance (2021).
«In primo luogo, si è registrato un aumento degli acquirenti di opere d’investimento, in particolare nel campo dell’arte contemporanea, che spesso richiedono che le loro opere siano immacolate, perfette. In secondo luogo, la crescita del collezionismo, soprattutto di arte contemporanea che potrebbe deteriorarsi, in aree tropicali e subtropicali ha provocato danni che possono essere aggravati da fattori ambientali. Ad esempio, un dipinto può essere arrotolato in modo errato causando microscopiche crepe nella vernice da cui può penetrare la sporcizia deturpando il dipinto, specie in una città inquinata e umida; o semplicemente, una mano sudata può deturpare un’opera d’arte».
Per Perelman, la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che è passato un certo lasso di tempo prima che il danno venisse identificato. Infatti, nonostante egli avesse confermato pubblicamente, poco dopo l’incendio (come riportato dal New York Times), che la sua importante collezione di opere d’arte era rimasta in gran parte intatta, con solo alcuni danni limitati prodotti da fumo e acqua, un anno e mezzo dopo notò che alcune opere avevano perso «la loro lucentezza». Si pensa che gli assicuratori abbiano pagato oltre 140 milioni di dollari per la richiesta iniziale, escludendo le opere ora in questione.
I conservatori e i servizi di valutazione assistono da tempo il mercato con l’obiettivo di fornire pareri neutrali nell’ambito di tali controversie. Tuttavia, la necessità di trovare lo specialista giusto può rivelarsi un compito sempre più impegnativo, data l’espansione della gamma di opere d’arte nel settore. L’arte digitale (in particolare l’arte esistente puramente online), ad esempio, rimane un po’ un enigma per il comparto e il suo valore è stabilito attraverso la negoziazione all’interno di uno specifico marketplace.
«Tuttavia, le piattaforme digitali e la tecnologia possono essere utili anche nella fase di rivendicazione», afferma Caroline Taylor, fondatrice di Appraisal Bureau, che nel corso del mese lancerà un’applicazione per registrare la documentazione in modo immutabile direttamente sulla Blockchain.
Un sistema di valori sfuggente
Anche quando si concorda su chi debba pagare, il valore della perdita di «forza» può essere difficile da definire. In una causa intentata in ottobre, Julie e Matthew Halbower, provenienti dal Michigan, hanno denunciato una violazione del contratto da parte della società assicuratrice Hiscox, per aver utilizzato una valutazione del giugno 2021 delle opere d’arte perse in un incendio residenziale, anziché la più recente (e più alta) valutazione del 2022. I dettagli delle opere perdute non sono stati resi noti, anche se i documenti del tribunale suggeriscono che il loro valore sia «superiore a 20 milioni di dollari e inferiore a 93,56 milioni di dollari». Scully osserva che la scarsità di scambi in mercati regolamentati per alcuni artisti e l’elevato numero di vendite private possono rendere difficile per gli assicuratori valutare rapidamente i valori proposti.
In ultima analisi, la soluzione a fronte di tali richieste di risarcimento si riduce a un gioco di equilibri tra gli interessi. Come afferma Robert Read, responsabile del settore arte e dei clienti privati di Hiscox (in un commento non collegato a nessun caso specifico): «Dato che il 50% delle richieste d’indennizzo per opere d’arte riguarda danni accidentali, che spesso si traducono in oggetti parzialmente danneggiati, si tratta di una sfida quotidiana [...] Esperti diversi proporranno raccomandazioni diverse; l’abilità degli assicuratori d’arte consiste nel trovare un numero ragionevole che sia accettabile da tutte le parti».
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