Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliL’imperatore Francesco Giuseppe rifiutò ripetutamente di firmare la nomina di Karl Lueger a sindaco di Vienna, poi cedette per volere (pare) di papa Leone XIII. Il fondatore del Partito cristiano-sociale fu così primo cittadino dal 1897 al 1910, anni cruciali per la trasformazione della capitale dell’impero in una moderna metropoli. Capace amministratore, strumentalizzò tuttavia politicamente il crescente antisemitismo, suscitando l’ammirazione del giovane Adolf Hitler, in città agli inizi del Novecento, e spianando l’orizzonte ai nazisti: «Chi è ebreo lo decido io» è oggi forse la sua frase più celebre.
In città sono molti i luoghi ancor oggi dedicati alla sua figura, ma da diversi anni il maggiore monumento (realizzato in bronzo nel 1926 a ridosso della Ringstrasse, nelle immediate vicinanze del Museo Mak e dell’Accademia di Arti Applicate) è oggetto di svariati quanto vistosi imbrattamenti e installazioni spontanee, nonché di proteste di associazioni politiche che chiedono la rimozione di un omaggio così controverso. Per sedare gli animi non è servito neppure il cambiamento di nome nel 2012 a un tratto del Ring a lui intitolato nei pressi dell’Università (oggi Universitätsring).
Ora la Municipalità prova a dare nuovi segnali distensivi annunciando che il monumento non verrà abbattuto, ma verrà «contestualizzato» con un intervento artistico a firma di Klemens Wihildal, per creare «un luogo didattico contro l’antisemitismo», come ha detto l’assessore alla cultura Veronica Kaup-Hasler, ovvero per suscitare «irritazione», come ha auspicato l’artista. Fondi stanziati: 500mila euro, di cui 150mila per ripulire la statua e il basamento.
Peccato che proprio quel progetto («Schieflage», obliquità), incentrato su un salomonico riposizionamento dell’intero monumento con un’inclinazione verso destra di 3,5 gradi (capace di disturbare o allarmare a seconda del collocamento politico dell’osservatore), fosse già risultato vincitore nell’ormai lontano 2010 di un concorso internazionale con oltre 200 candidature, promosso dall’Accademia di Arti Applicate, e fosse rimasto dormiente nei cassetti comunali per oltre un decennio: «Anche dopo 13 anni il progetto di Wihildal continua a convincere», ha affermato seraficamente l’assessore.
«Siamo sorpresi e a onor del vero sentiamo un po’ di soddisfazione», è stato il commento spiazzato del rettore dell’Accademia Gerald Bast. L’Accademia di Arti Applicate da qualche settimana stava infatti pensando a una nuova soluzione: alle «torri di libri», cioè, che Peter Weibel (deceduto il primo marzo scorso) aveva detto di voler creare in qualche luogo a Vienna per abitarci, visto che dopo il pensionamento dalla direzione dello Zkm di Karlsruhe progettava di rientrare nella capitale austriaca nella primavera del 2023. Quelle due torri collegate da un ascensore, ideate da Hannes Traupmann (Pichler & Traupmann Architekten) per contenere 70mila libri di Weibel, ha detto Gerald Bast, sarebbero state un modo per creare «uno spazio pubblico di lettura e riflessione su scienza, arte e società, e oscurare plasticamente il monumento a Lueger con un nuovo protagonista».
L’esito della diatriba appare scontato e la piazza su cui sorge il monumento continuerà a essere intitolata a Lueger, benché provvista di una didascalia esplicativa sul suo antisemitismo: «Chi mai vorrebbe un indirizzo postale col nome di un noto antisemita?», è stato il commento di Eva Blimlinger, storica, ex direttrice dell’Accademia di Belle Arti, ora portavoce dei Verdi e nel 2010 membro della giuria del concorso dell’Accademia di Arti Applicate, assieme fra l’altro all’antropologa Aleida Assmann, studiosa della cultura della memoria.
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