Luana De Micco
Leggi i suoi articoliPrincipato di Monaco. Nel XVI secolo i Grimaldi, un’antica famiglia estromessa da Genova e stabilitasi nel 1297 su quello che i francesi chiamano Le Rocher, il promontorio sul Mediterraneo dove sorge il nucleo storico del Principato, avviarono un grande cantiere per trasformare la fortezza medievale a quattro torri in palazzo principesco, facendo appello ad artisti italiani. L’architetto lombardo Domenico Gallo lavorò sull’elegante Galerie d’Hercule, la galleria all’italiana ad arcate della Cour d’Honneur. Più tardi, nell’800, si fece intervenire Ernesto Sprega per gli affreschi della cappella.
Documenti d’archivio mostrano che in epoca rinascimentale Nicolosio Granello, artista genovese vicino a Luca Cambiaso, fu a sua volta attivo nel Principato. Sono suoi e dei suoi collaboratori gli affreschi rinascimentali, rinvenuti nel 2015, che ornano la galleria e i Grands Appartements? Il gruppo di esperti riunito intorno a Christian Gautier, direttore del progetto di restauro e conservazione degli affreschi, e Marion Jaulin, coordinatrice artistica, ha avviato un’indagine per poter attribuire le opere, in collaborazione con il team del professore Lauro Magnani dell’Archivio di Stato di Genova. Nel frattempo i visitatori del Palazzo dei Principi, che riapre a luglio dopo due anni di chiusura a causa della crisi sanitaria, possono osservare i risultati di anni di restauri (fino al 15 ottobre).
La scoperta degli affreschi fu quasi fortuita. Durante i lavori di ristrutturazione nella Cour d’Honneur iniziati nel 2013, il distacco di alcuni intonaci lasciò intuire la presenza di affreschi sotto i decori ottocenteschi. «L’intuizione si rivelò buona. Fu costituito un comitato scientifico e vennero realizzati dei sondaggi nel palazzo. Le analisi al carbonio 14 confermarono la datazione. La questione della distruzione dei decori posteriori si pose subito. Quando abbiamo capito che eravamo di fronte a un progetto artistico unitario è stato deciso di liberare gli affreschi», ha spiegato Gautier. «Il loro stato di conservazione nella Galerie d’Hercule era molto buono. Gli affreschi erano coperti da cinque strati di vernice che in un certo senso li hanno protetti, spiega la restauratrice Julia Greiner. Negli appartamenti, alcuni erano più degradati, resi fragili dagli interventi posteriori».
La volta a grottesche della Galerie è animata da satiri e ninfe, mentre in una delle tredici lunette una scena ottocentesca di Achille e Antea affianca un affresco del ’500. La scoperta degli affreschi ha avviato anche un ampio cantiere di riflessione sulle collezioni d’arte dei Grimaldi: «Onorato I e Guglielmo I furono grandi collezionisti. Ma alla Rivoluzione i beni immobiliari della famiglia vennero confiscati e venduti all’asta. Il palazzo fu trasformato in ospedale. Alla caduta di Napoleone, Carlo III volle ridare lustro al Principato e avviò il restauro del palazzo, ma anche una campagna per ricostituire la collezione storica, che continua ancora oggi, spiega Thomas Blanchy, vicedirettore degli Archivi e della Biblioteca del palazzo. Tra le opere della collezione, che vengono regolarmente prestate per mostre, troviamo quadri di Van Loo, Rigaud, Gobert, de Champaigne. Tra le acquisizioni recenti opere di Jacopo Bassano e Orazio Ferrari». Il percorso di visita è stato ripensato in modo «più didattico e coerente» e sono stati ricavati nuovi spazi per le mostre temporanee.
Nel 2016, l’intervento nella Chambre d’Europe ha permesso di recuperare il medaglione centrale e un fregio nascosto sotto una cornice. La scoperta di un altro fregio nell’Antichambre verte ha motivato il riallestimento della sala in chiave rinascimentale, ritirando le antiche boiserie installate negli anni ’60 dal principe Ranieri. Nella Sala del trono è da poco terminato il restauro della scena centrale del soffitto con Ulisse e Tiresia, rimasta nascosta per secoli. Il restauro è stato realizzato con un approccio ecoresponsabile che limita l’uso di solventi chimici. La restauratrice Eleonora Cerra, piemontese, che ha lavorato anche al Castello aragonese di Ischia, utilizza la tecnica al laser per finalizzare la pulitura delle opere. Le lacune sono ritoccate a tratteggio con acquarello reversibile. Si stanno mettendo a punto acquerelli a base di pigmenti di origine naturale. I lavori intanto continuano nel palazzo, come nella sala detta di Luigi XIII che potrebbe aprire alle visite nel 2024.
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