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Da sinistra, la curatrice del MoMA Ann Temkin, Danila Marsure, presidente del Museo Medardo Rosso di Barzio; Emily Pulitzer, presidente della Fondazione Pulitzer di St. Louis e Amedeo Porro

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Da sinistra, la curatrice del MoMA Ann Temkin, Danila Marsure, presidente del Museo Medardo Rosso di Barzio; Emily Pulitzer, presidente della Fondazione Pulitzer di St. Louis e Amedeo Porro

Medardo Rosso star del MoMA

Il nuovo allestimento lo pone tra gli «Innovatori»

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

New York. Chi avrebbe mai immaginato, solo qualche anno fa, di entrare nel MoMA, ampliato e riallestito con il nuovo ordinamento tematico, e d’imbattersi nella sala d’esordio (intitolata significativamente «The Innovators»), fra dipinti di Cézanne, Van Gogh e Gauguin, di Rousseau, Munch e Redon, nella «Femme à la voilette» di Medardo Rosso? Non certo perché il grande scultore italiano non meriti, da sempre, una collocazione privilegiata, ma perché il suo ruolo di geniale, visionario precursore dell’arte del nostro tempo, riconosciutogli persino da quei fieri iconoclasti che erano i futuristi, solo di recente gli è stato nuovamente accreditato.

Naturalmente, questa «restituzione» non è accaduta per caso, ma è il frutto del lungo, meticoloso lavoro condotto dall’Archivio e dal Museo che portano il suo nome, diretti dalla pronipote Danila Marsure Rosso (affiancata dalla figlia Guendalina Giannini Mochi), da Paola Mola, la più autorevole e intransigente studiosa dell’artista (cui si deve, con Fabio Vittucci, il Catalogo Ragionato della Scultura, Skira, 2009), e da Amedeo Porro, gallerista italiano ma ormai internazionale che, innamorato dell’opera di Rosso, insieme al gallerista newyorkese Peter Freeman, ha promosso studi e mostre rigorose su di lui, ed è stato l’artefice dell’ingresso al MoMA di questa scultura che rappresenta uno dei vertici dell’opera di Medardo Rosso: «Il monumento ad un istante», come affermava l’artista stesso, che in essa aveva colto la visione fuggevole di una dama parigina avvolta, come allora usava, nella veletta. Delle sette versioni autografe della «Femme à la voilette» (tutte di cera, fuorché il modello di gesso) questa era l’ultima ancora in mani private.

Come sia entrata nel museo lo racconta a «Il Giornale dell’Arte» Amedeo Porro: «Dopo la versione oggi al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, che avevo acquistato a un’asta, dov’era passata quasi inosservata, mi venne proposto questo magnifico esemplare, cui volli subito dedicare un catalogo di studio monografico (Medardo Rosso. Femme à la voilette, Amedeo Porro Fine Art-Trinity Fine Art, 2018, Ndr), con testi di Paola Mola e Francesco Guzzetti. Ma è grazie alla sensibilità della grande collezionista americana Emily Pulitzer se oggi questa scultura è al MoMA (che, evento assai raro, ha visto il suo Board unanime nell’accettarla): a lei, infatti, avevo suggerito di acquistarla per la sua Fondazione di St. Louis e lei, a trattativa conclusa, decise di donarla a questo che è il più importante museo americano (forse del mondo) d’arte moderna. Certo, alla recente inaugurazione del MoMA, immaginavo di trovarla in qualche sala della nuova ala: non nascondo che vederla invece proprio in quella d’esordio, fra tutti i maestri amati da Rosso, è stata per me un’emozione indescrivibile».

Determinante però è stato il lavoro, a monte, del Museo Medardo Rosso, che nel 2009 ha promosso il Catalogo Ragionato della Scultura: «Quando nei primi anni ’90, appena scomparsa mia nonna Danila, che era la nipote di Medardo, ho preso a occuparmi dell’Archivio e del Museo, spiega Danila Marsure Rosso, ho capito che c’era moltissimo da fare, anche per far meglio conoscere gli altri tre ambiti dell’opera di Rosso (la fotografia e le copie d’après l’antico, oggi al centro della mostra di Palazzo Altemps, a Roma, e i disegni). Il figlio Francesco, che tanto aveva fatto per l’opera di Medardo, era scomparso nel 1957 e da allora si era creato un vuoto di cui il mercato aveva approfittato. Circolavano numerosi falsi e moltissimi surmoulage, “sdoganati” nel tempo perché esposti con opere autografe. E le fusioni dello stesso Francesco (legittime poiché tratte dai gessi originali, ma non paragonabili per qualità a quelle di Rosso, che fondeva, rifiniva e curava personalmente ogni dettaglio), erano confuse con quelle paterne, con un grande danno per l’immagine dell’artista. Con il catalogo abbiamo compiuto un’operazione di severa pulizia (e tuttora continuiamo a lavorare nella stessa direzione perché molto resta da fare). Per realizzarlo, a suo tempo, ho viaggiato in Europa e in America, in cerca dei documenti, ho conosciuto direttori e conservatori di musei e tutto ciò ha creato un nuovo interesse intorno alla figura di Medardo, mentre tanti grandi artisti contemporanei, da Luciano Fabro a Tony Cragg, a Urs Fisher e moltissimi giovani dichiarano il loro debito con lui. Medardo Rosso è però un artista molto complesso e oggi la sua grandezza è riconosciuta soprattutto dagli studiosi e dagli artisti, in Italia e nel resto del mondo. Un altro mio obiettivo, dunque, è farlo conoscere a un pubblico sempre più vasto, grazie anche a importanti progetti di mostre, come quelle che negli ultimi anni lo hanno visto protagonista a New York, Rotterdam, Milano, Gand e St. Louis».
 

Ada Masoero, 17 gennaio 2020 | © Riproduzione riservata

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