Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliDall’esterno, con il celebre bugnato della sua facciata su corso Ercole I d’Este, il Palazzo dei Diamanti resta il celebre edificio che Biagio Rossetti, progettista dell’Addizione Erculea estense, voleva al centro del Quadrivio degli Angeli con la sua ancora evidente leggiadria stilistica. Dentro le sue mura, però, il palazzo rinascimentale iniziato nel 1495 per volere di Sigismondo d’Este, fratello del duca Ercole I, oggi sede delle Pinacoteca Nazionale-Gallerie Estensi, è in gran parte trasformato.
Lo si vedrà dal 18 febbraio quando il piano terreno, occupato dalle sale espositive della comunale Fondazione Ferrara Arte (presidente Vittorio Sgarbi, direttore Pietro Di Natale), riaprirà dopo due anni di lavori con la mostra «Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa». Il progetto, affidato a Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori dello Studio Labics di Roma con strutture e impianti di 3TI progetti italia, comprende il restauro affidato a Elisabetta Fabbri, gli allestimenti a Giovanni de Vito e la consulenza sul paesaggio a Stefano Olivari, e consta di alcuni interventi finalizzati a manutenzione, valorizzazione e soprattutto adeguamento degli spazi espositivi. Il tutto attraverso finanziamenti interamente pubblici: 3,5 milioni di euro del Ministero della Cultura (progetto «Ducato Estense» che volle l’ex ministro Dario Franceschini, ferrarese) e 2,375 milioni del Comune di Ferrara, proprietario dell’edificio.
La novità più appariscente è la leggera struttura, realizzata in legno carbonizzato e in parte chiusa con vetrate, che «cuce» visivamente le due ali del giardino del Palazzo, lo spazio verde del corpo principale contiguo al loggiato di accesso e quello retrostante, in origine il «brolo», oggi divisi da un diaframma bidimensionale che svolge il ruolo di fondale prospettico. Questa essenziale realizzazione reversibile e interamente apribile anche nella parte vetrata, che prima del cantiere aveva creato vibranti polemiche, si candida a essere dunque una sorta di nuova area espositiva che integra le restanti parti e al contempo appunto le collega tra loro.
I lavori a Palazzo dei Diamanti hanno riguardato approfonditi interventi in tutti i principali ambienti espositivi dove negli anni si sono tenute decine di mostre (a partire, trent’anni fa, dalla prima «Claude Monet e i suoi amici»): le cosiddette ali Rossetti e Tisi e quelle minori ora dotate di impianti tecnici nascosti dietro «fodere» che li ricoprono. L’ala Rossetti è stata inoltre dotata di nuove pavimentazioni in terrazzo alla veneziana, e tutti gli spazi di passaggio sono dotati di portali in ottone brunito che sottolineano la successione spaziale delle sale espositive.
I lavori hanno anche riguardato gli ambienti dell’ex Museo del Risorgimento, al fianco dell’ala espositiva: qui sono collocati ora una caffetteria, una libreria e una sala didattica. Operando tra interno ed esterno, dove ora ci sono nuove pavimentazioni in cotto, Labics ha anche lavorato sulla continuità dei percorsi: al chiuso è stato riaperto un antico collegamento esistente tra l’ex Museo del Risorgimento e il cortile principale del palazzo dove c’è anche la piccola loggia, parte integrante del nuovo itinerario di visita.
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