Umberto Allemandi
Leggi i suoi articoliÈ uno shock scoprire che per alcuni membri importanti del team che prepara COP26, la sopravvivenza di Venezia è una questione marginale, importante solo per l’élite. Ciò che conta sono le macroquestioni: mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi centigradi e fare in modo che milioni di persone non perdano il proprio sostentamento.
È salutare mettere in discussione i propri preconcetti (in questo caso, che la cultura, l’arte e la storia abbiano un valore quasi sacro), ma crediamo che non sia una questione di «uno o l’altro»: lasciare che Venezia crolli non aiuterà il povero agricoltore in Bangladesh, mentre lavorare responsabilmente per salvare Venezia può produrre soluzioni che aiuteranno anche quel contadino. E capire che Venezia morirà già durante la vita dei nostri nipoti potrà influire come quella famosa foto dell’orso polare isolato sulla sua lastra di ghiaccio: concentra le nostre menti sulle realtà del cambiamento climatico.
Mentre dieci anni fa la maggior parte dei Paesi non aveva politiche nazionali per far fronte all’innalzamento del livello del mare, ora tutti ci stiamo rendendo conto che ne abbiamo bisogno e il prossimo passo sarà una collaborazione sempre maggiore tra le Nazioni: il mare non conosce frontiere. Gli olandesi, ad esempio, stanno pianificando per affrontare un innalzamento del livello del mare di 40-100 cm entro il 2100, con i loro vicini Germania e Danimarca inevitabilmente coinvolti.
È da un secolo e mezzo che l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti interviene in quanto riguarda la tutela di Venezia e ora ha deciso che è il momento di agire ancora una volta. COP26 a Glasgow sta per iniziare e Mario Draghi ha già espresso la sua preoccupazione per il fatto che l’Italia si trova impreparata a fronteggiare l’innalzamento del livello del mare: per fortuna, è un leader eccezionalmente efficace con un’alta credibilità in tutta Europa.
Per questo l’Istituto Veneto ha rivolto a Draghi un appello che pone al centro la necessità di creare una struttura organizzativa, forse con una componente internazionale, in grado di far fronte all’enorme complessità della gestione del bacino idrografico e della Laguna e di tutelare quella città fragile che Lord Byron ha definito «la città fatata del cuore».
«Il Giornale dell’Arte» si associa al 100% a questo appello e pubblica quindi gran parte del documento presentato a Mario Draghi il 25 ottobre. Promette di seguire con attenzione la reazione del Governo e di tenere voi, i suoi lettori, aggiornati su tutti gli sviluppi.
Leggi lo speciale: SOS VENEZIA
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