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La sinuosa forma ovoidale del Depot. © Iris van den Broek

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La sinuosa forma ovoidale del Depot. © Iris van den Broek

Tutto in un solo Depot

Il deposito del Boijmans Van Beuningen rende visibile l‘intera collezione del museo

Alessandro Martini

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In media i musei mondiali espongono tra il 6 e il 10% delle proprie collezioni, costretti a relegare nei depositi la gran parte delle proprie opere (non tutte meritevoli di un’eposizione permanente, ma in ogni caso interessanti per una parte del pubblico e soprattutto per gli studiosi). ll Depot Boijmans Van Beuningen cambia la prospettiva e, dal 6 novembre, renderà visibile l’intera collezione del museo olandese, l’unica nei Paesi Bassi a raccontare l’arte occidentale dal XV secolo a oggi (design compreso), con capolavori assoluti di Memling, Bosch, Rembrandt, Tintoretto, Sisley...

Non a caso, il progetto del nuovo edificio (sostenuto dalla Stichting De Verre Bergen, un’organizzazione filantropica che dal 2011 sostiene progetti per il miglioramento della qualità della vita in città, e dalla Città di Rotterdam) vuole essere altamente iconico, addirittura spettacolare, grazie al progetto dello studio MVRDV di Rotterdam: 6.609 metri quadrati di rivestimento di vetro, suddivisi in 1.664 pannelli a specchio, permettono che il Depot, con la sua sinuosa forma ovoidale, tenda a fondersi con l’ambiente circostante. Vi sono stati trasferiti 151mila manufatti, ora mostrati ai visitatori anche nelle fasi di conservazione e restauro. Il Depot vuole essere uno spazio che racconta il «dietro le quinte» della vita museale, quella di norma non accessibile al pubblico.

«Un deposito è in linea di principio ermetico, ma volevamo renderlo un edificio aperto e accessibile, sicuro per l’arte ma il più invitante possibile per i visitatori», spiega Winy Maas, cofondatore di MVRDV. Oltre ai vari spazi per la conservazione, il Depot ospita ambienti in affitto per il deposito di collezioni private o aziendali (attualmente ospita quella del gigante delle telecomunicazioni Kpn) e, sul tetto a 34 metri d’altezza, immersi in un bosco con 75 betulle e 25 abeti, accoglie il ristorante panoramico «Renilde», gestito dal pluripremiato chef Jim de Jong, e lo spazio per eventi «Coert».

La decisione di trasferire le opere dai vecchi depositi, inaccessibili e non più sufficienti, nasce anche dalle frequenti inondazioni che li hanno minacciati in anni recenti (dopo la piena della Senna nel giugno 2016, anche il Louvre ha deciso lo spostamento graduale, entro il 2024, di centinaia di migliaia di sue opere dai depositi interni nel nuovo Centro di Conservazione di Liévin, inaugurato nel 2019 nel Nord della Francia nei pressi del Louvre-Lens). Il Depot olandese concilia le necessità della conservazione con l’accessibilità del pubblico, che «potrà rivedere l’intera collezione d’arte del museo in un unico luogo, per la prima volta dal 1935», spiegano i suoi direttori Sjarel Ex e Ina Klaassen.

Le opere sono conservate, organizzate ed esposte in base alle esigenze di conservazione (con cinque diverse zone climatiche, adatte ai diversi materiali: metallo, plastica, carta, fotografia in bianco e nero e a colori...) piuttosto che secondo la tradizionale scansione cronologica o sulla base di movimenti artistici. A rotazione, alcune opere particolarmente significative sono mostrate in una delle tredici grandi vetrine sospese nell’atrio. Stampe, disegni e fotografie, così come film e video, sono visibili su richiesta in apposite aree studio.

La sinuosa forma ovoidale del Depot. © Iris van den Broek

La sezione Dipinti del Depot. Ossip van Duivenbode

Alessandro Martini, 05 novembre 2021 | © Riproduzione riservata

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