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La mostra su Johannes Vermeer allestita nel Rijksmuseum di Amsterdam dal 10 febbraio al 4 gougno è stata la più visitata nella storia del museo.

Foto cortesia Rijksmuseum

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La mostra su Johannes Vermeer allestita nel Rijksmuseum di Amsterdam dal 10 febbraio al 4 gougno è stata la più visitata nella storia del museo.

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Vermeer il più visto nella storia del Rijksmuseum

Ad Amsterdam 650mila visitatori in quattro mesi per l’eccezionale mostra sul pittore di Delft. E le ricerche proseguono, in vista del 350mo anniversario della morte dell’artista, nel 2025

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Redazione GdA

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Dopo 16 settimane e 650mila visitatori è calato ieri sera il sipario sulla mostra di Vermeer, l’appuntamento di maggior successo nella storia del Rijksmuseum di Amsterdam. Dal 10 febbraio al 4 giugno, a cura di Gregor J.M. Weber e Pieter Roelofs  e in un allestimento ideato da Jean-Michel Wilmotte)sono stati esposti 28 dei 37 dipinti noti del pittore di Delft (1632-75), sette dei quali mai esposti in precedenza nei Paesi Bassi: oltre alle tre opere dalla Frick Collection, u n prestito eccezionale, favorito dalla chiusura per restauri dell’istituzione newyorkese, anche la «Fancuilla che legge una lettera vicino alla finestra», in arrivo da Dresda, fresca di un restauro che ha riportato alla luce un Cupido occultato da ridipinture.

L’eccezionalità della mostra dedicata al pittore di atmosfere intime e raccolte, concepita per essere fruita da un numero limitato di visitatori ha alimentato una «Vermeermania», con biglietti esauriti sin da febbraio. Nell’ultimo fine settimana l’orario di visita è stato esteso fino a tarda notte, consentendo così ad altre 2.600 persone, sorteggiate tra 13mila,  di accedervi. Oltre 100mila i cataloghi venduti, più di 800mila gli accessi al sito web Closer to Vermeer, dove a vestire i panni del cicerone era l’attore britannico Stephen Fry (il sito è stato premiato con due Webby Awards e un Golden European Design Award). I visitatori fisici si sono riversati da 113 Nazioni, con i francesi in testa dopo gli olandesi (gli italiani, settimi tra gli stranieri, hanno rappresentato il 3% del pubblico).

La mostra ha portato a nuove ricerche storico-artistiche e tecnico-materiali sui dipinti di Vermeer, permettendo di approfondire il suo processo di lavoro, la sua conoscenza degli strumenti ottici, il contesto in cui operava e gettando nuova luce, per esempio, sull’influenza dell'ordine dei gesuiti di Delft sulla vita e sull'opera del pittore:  fu attraverso i gesuiti che Vermeer entrò anche in contatto con la camera oscura, l’«antenata» della macchina fotografica.

Spenti i riflettori sulla mostra, il Rijksmuseum proseguirà le ricerche sui la «Veduta di Delft» (Mauritshuis, L’Aia), «Il Geografo» (Städel Museum, Francoforte sul Meno), «Santa Prassede» (Kufu Company Inc., in prestito al National Museum of Western Art, Tokyo) e «Cristo in casa di Marta e Maria» (National Galleries of Scotland, Edimburgo). Condotta in collaborazione con la Mauritshuis e l'Università di Anversa, la ricerca sarà pubblicata nel 2025, a 350 anni dalla morte dell’artista.

Ma non è finita. Dal 7 giugno nel Salone d’Onore del Rijksmuseum saranno allestite, eccezionalmente, sei opere di Vermeer: oltre alle quattro presenti nelle collezioni del museo, resteranno ad Amsterdam fino al 10 ottobre anche la «Ragazza col cappello rosso», in prestito dalla National Gallery of Art di Washington, e la «Giovane donna al virginale», della Leiden Collection di New York.

Redazione GdA, 05 giugno 2023 | © Riproduzione riservata

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