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Giusi Diana
Leggi i suoi articoliNell’anno delle celebrazioni per il centenario della nascita di Alberto Burri (1915) il «Grande Cretto», l’opera più stupefacente e singolare del maestro umbro, a trent’anni dall’inizio della sua realizzazione nel 1985, è stata finalmente completata. La cerimonia di inaugurazione si è tenuta il 17 ottobre (i lavori di completamento erano terminati a maggio) nella ex chiesa di Santa Caterina, alla presenza di una delegazione venuta appositamente da Città di Castello (il paese che ha dato i natali a Burri, dove si trova la sede della Fondazione a lui intitolata e presieduta da Bruno Corà).
Il «Grande Cretto» è la più grande opera di Land Art d’Europa, con i suoi 90mila mq (70mila mq circa prima del completamento) che ricalcano interamente l’estensione dell’abitato di Gibellina raso al suolo dal devastante terremoto del 1968. A festeggiare l’evento, che ha portato sul Cretto migliaia di visitatori, ha contribuito «Audioghost 68», opera sonora e visiva partecipata di Robert Del Naja e Giancarlo Neri, promossa dal Comune di Gibellina grazie a uno sponsor privato.
Una lunga storia
Dieci anni dopo il sisma, il sindaco di Gibellina Ludovico Corrao, fortemente impegnato nella ricostruzione, invitò Alberto Burri insieme ad altri artisti di fama internazionale a contribuire alla rinascita della città, donando una propria opera. Condotto da Corrao nella nuova Gibellina, Burri si mostrò piuttosto insofferente e dichiarò: «Qui non ci faccio niente di sicuro» (probabilmente anche per la presenza di artisti che poco amava). Ma davanti allo scenario apocalittico delle macerie di Gibellina vecchia (che si trova a 18 km da quella nuova) il maestro concepì quell’opera destinata a rimanere un unicum nella sua produzione, e rivolgendosi a Corrao disse: «Io farei così: compattiamo le macerie, che tanto sono un problema anche per voi, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti un perenne ricordo di questo avvenimento» (citato nel volume di Stefano Zorzi Parola di Burri, edito da Allemandi nel 1995).
I cretti, le famose superfici spaccate su cellotex con il reticolo di fessurazioni che ricordano gli effetti della siccità sui terreni argillosi, erano già presenti nella produzione di Burri fin dagli anni Settanta, ma questo di Gibellina, a scala urbana e immerso nel paesaggio collinare siciliano, che inglobava le macerie della città distrutta dal terremoto, diventava un’opera d’arte ambientale di grande originalità e potenza.
Una sfida per Corrao, anche per gli enormi costi di realizzazione, tanto che ricorse a ogni stratagemma pur di realizzare un’opera di cui aveva intuito l’importanza. Per compattare le macerie in isole e tracciare i solchi delle antiche strade, così come Burri aveva indicato, il sindaco-intellettuale chiese l’aiuto dell’Esercito, mentre per realizzare i lavori di costruzione ottenne un contributo dalle ditte che si aggiudicavano i lavori di ricostruzione della nuova città. Arrivò perfino a far passare per opere di «sistemazione idrogeologica» i lavori di costruzione del Cretto, ottenendo così altri soldi dallo Stato. Burri si recò per la prima volta nel cantiere del «Grande Cretto» nel 1987, due anni dopo l’inizio dei lavori; ma nel 1989 tutto si interruppe per mancanza di fondi. Nel 1995 l’artista morì senza vedere l’opera completata. Anche l’altro protagonista di questa storia, Ludovico Corrao, nel 2011 morì senza vedere realizzato quel sogno. Subito dopo la morte del «senatore» (come tutti lo chiamavano), la Regione Siciliana finalmente trova però i fondi necessari, ma a questo punto sono passati 30 anni e oltre al completamento appare ora particolarmente urgente il restauro della parte allora conclusa, come già da anni sostengono tecnici, restauratori, direttori di musei e storici dell’arte.
Completamento e restauro
Nell’imminenza delle celebrazioni del centenario la Regione Siciliana, il Comune di Gibellina e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri decidono di dare priorità al completamento, ma contestualmente viene finanziato dalla Regione anche il restauro. La soprintendente di Trapani Paola Misuraca, che definisce «coraggioso» l’intervento di completamento dell’opera (poiché particolarmente delicato da effettuare ad artista scomparso), annuncia che il restauro finanziato con fondi europei per poco più di un milione di euro verrà finalmente appaltato entro la fine dell’anno. Una buona notizia, perché allo stato attuale, la parte appena completata del Cretto appare bianca, mentre il resto è diventato grigio: una discromia che, insieme ai fenomeni di degrado della parte più vecchia, compromettono la piena leggibilità dell’opera. Questioni complesse cui il restauro dovrebbe dare risposta. In questi anni particolarmente attivo sul fronte dell’auspicato restauro è stato il Riso, Museo regionale d’Arte Contemporanea, che con un protocollo d’intenti già nel 2007, insieme alla Fondazione Orestiadi e al Comune di Gibellina, avviava le fasi preliminari del restauro vero e proprio, commissionando uno studio sui materiali e sui fenomeni di degrado al Dipartimento di Ingegneria chimica dei Processi e dei Materiali dell’Università di Palermo. Il prof. Giovanni Rizzo già sette anni fa nel suo rapporto evidenziava come «i ferri d’armatura, per ragioni conducibili alla stessa genesi dell’opera, non risultano adeguatamente protetti da copriferri in calcestruzzo» e che «le superfici presentano diffusi attacchi biodeteriogeni che ne alterano pesantemente l’aspetto cromatico. Il colore bianco originario è leggibile ormai soltanto in aree molto limitate ed è stato sostituito da un grigio diffuso e dalla presenza di zone a pigmentazione rosata». Intanto veniva istituito anche un comitato tecnico di garanti formato dall’allora direttore del Museo Riso Sergio Alessandro, da Giuseppe Basile, Anna Mattirolo, Alberto Zanmatti, Ludovico Corrao e Giuseppe Gini, che stabiliva di aprire sul Cretto un «cantiere della conoscenza» propedeutico al progetto esecutivo del restauro, per meglio «definire in modo qualitativo e quantitativo le voci dell’intervento (...), sperimentare diverse modalità d’intervento sul calcestruzzo, sui ferri, sulle superfici (...), valutare la possibilità di correggere la rugosità e la porosità delle superfici e la loro cromia, attivare il monitoraggio degli eventuali spostamenti dell’opera, basato sul rilievo topografico di dettaglio».
Il compianto Giuseppe Basile allora ammoniva come «a monte di tutto debba esserci la volontà di privilegiare una opzione realmente di restauro e quindi di attenersi alle seguenti linee-guida: interventi puntuali di conservazione sulla struttura dell’opera; rimozione degli elementi di degrado e di alterazione cromatica delle superfici, con eventuali interventi localizzati di riequilibrio tonale, in particolare tenendo conto della colossale estensione della superficie e pertanto dell’impatto visivo cui essa dà luogo». Adesso la parola passa alla Soprintendenza che, finalmente, dovrebbe rendere esecutivo un progetto tanto atteso, su cui tanto si è discusso e divenuto ormai improcrastinabile. La soprintendente Misuraca, in conferenza stampa di presentazione del completamento, sottolinea la necessità di reperire i fondi per la manutenzione, ossia su come e con quali mezzi intervenire periodicamente e ripetutamente, al di là dell’eccezionalità dell’intervento di restauro, per fermare i fenomeni di degrado e di dissesto.
Sono ancora molteplici, quindi, le questioni aperte intorno al delicato tema della conservazione e tutela del «Grande Cretto», mentre sul fronte della valorizzazione tanto c’è ancora da fare, per non parlare dell’accessibilità del sito affidata a strade inadeguate, spesso dissestate e senza opportuna segnaletica. Una notizia positiva è invece il completamento dei lavori di restauro del complesso monumentale di Santa Caterina, in prossimità del Cretto, finanziato con fondi europei (147mila euro) dal Gal Elimos nell’ambito delle misure «Incentivazione di attività turistiche» Por Sicilia 2007-13. Diventerà un centro di informazioni turistiche, con un’area sosta coperta, provvisto di sala conferenze, sale espositive e servizi per i visitatori.
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