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«Glamour, Alejandra Alonso» (2016) di Giovanni Gastel (particolare). © Cortesia di Image Service e Photo&Contemporary

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«Glamour, Alejandra Alonso» (2016) di Giovanni Gastel (particolare). © Cortesia di Image Service e Photo&Contemporary

A Torino L'«Ouverture» di Tag

Nell'apertura concertata di 13 gallerie si festeggiano anche due ricorrenze

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Franco Fanelli

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Due compleanni contrassegnano quest’anno «Ouverture», la tradizionale serata di inaugurazioni collettive da parte di 13 gallerie torinesi: il decennale della manifestazione, curata dall’Associazione Tag (Torino Art Galleries, cui sono iscritti gli espositori); e, soprattutto, il trentesimo anno di attività della galleria Alberto Peola, un veterano rimasto tra i pochi a occuparsi di giovani artisti. «Trenta volte settembre» è il titolo della mostra con cui Peola festeggia l’avvenimento, una collettiva che si apre il 19 settembre, quando alle ore 18 (e sino alle 22) inizia l’ouverture concertata.

I giovani, in realtà, non mancano nell’offerta delle gallerie partecipanti, da Pietro Campagnoli, classe 1994, con le sue figure volutamente «irrisolte», inglobate in drappeggi rappresi nel gesso e nella resina da Weber & Weber sino al 26 ottobre, ad Andrea Villa, noto come il Banksy torinese per i suoi manifesti a contenuto satirico e politico che periodicamente appaiono in città, protagonista sino al 12 ottobre da Riccardo Costantini nella mostra «Salotto borghese. Italia agli immigrati». La mostra ruota intorno a un’incursione in una «Madonna col Bambino» di Giovanni Bellini: il volto della Vergine è stato mutato in quello di Pamela Mastropietro, vittima di un omicidio ad opera di un immigrato africano.

A proposito di provocatori «guastatori», Giorgio Persano proroga sino al 28 settembre una personale di Paolo Cirio, «System of System». L’artista, attivista e hacker torinese (1979) mette a nudo nelle sue serigrafie e nelle sue stampe digitali i meccanismi del potere politico ed economico e del controllo dell’informazione. Non si limita a denunciare, ma suggerisce anche alternative paradossali, come in «Gift Finance», che, sfruttando gli algoritmi delle carte di credito, propone la creazione di denaro per un credito universale privo di interessi.

Sovvertire la normale percezione delle cose e della stessa vita quotidiana sembra essere l’intento comune di Darren Bader e Gabriel Serra, protagonisti da Franco Noero rispettivamente negli spazi di piazza Carignano (sino al 5 ottobre) e di via Mottalciata (sino al 28 settembre). Bader, attualmente tra gli artisti scelti per la mostra centrale della Biennale di Venezia, lo fa attraverso un rinnovato uso del ready made; Serra lavora invece su spiazzanti modificazioni dello spazio, con particolare riferimento alla convenzionalità dei dispositivi propri dell’atto dell’esporre.

Da Raffaella De Chirico si respira un’atmosfera decisamente diversa. Il trentaduenne Mattia Ferretti sino al 26 ottobre riflette sull’«Axis Mundi», l’asse dell’universo che nelle antiche religioni rappresenta il punto di confine tra mondo terreno e ultraterreno, e in questo caso simbolizzato da un albero di magnolia che troneggia nel patio della galleria; quattro schemi svelano il disegno che sottostà a questa installazione, una croce greca sovrapposta a una stella a otto punte.

In linea con questa installazione è l’altra mostra proposta contemporaneamente dalla galleria, quella della versatile georgiana Irina Gabiani. Torna il tema dell’infinito esplorato da Ferretti, e qui espresso attraverso rotoli di carta e di tela che a terra racchiudono una sorta di poesia senza fine. Cinque video dal titolo «Sinestesia universale» evocano i quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco), in una mostra che conferma come il concetto di universo, inteso come unico organismo osmotico e metamorfico, sia al centro della ricerca della Gabiani.

Sua coetanea, classe 1987, è Caitlin Cherry, attiva tra pittura e installazione, da Luce Gallery, dove la mostra si inaugurerà però il 26 settembre causa contemporanea partecipazione della galleria alla fiera Art Chicago, città di nascita dell’artista.

Artisti storicizzati come Fabrizio Plessi, uno dei pionieri della videoinstallazione, e Richard Long, tra i padri della Land art, espongono rispettivamente da In Arco (sino al 21 dicembre) e nella sede torinese di Tucci Russo in via Bertolotti 2 (sino al 25 gennaio).

Una retrospettiva di Salvo, scomparso nel 2015, è invece presentata nella galleria della figlia Norma Mangione sino al 16 novembre. Affascinante l’allestimento, che in uno schema circolare evoca il trascorrere del giorno, partendo da dipinti dedicati alle luci dell’alba, passando poi a quelle di mezzogiorno e del pomeriggio, alle varie gradazioni dei tramonti tante volte dipinti da Salvo, sino ai notturni.

Un nome consolidato è anche la scelta di Photo & Contemporary, il cui direttore (e presidente di Tag) Valerio Tazzetti punta su Giovanni Gastel. Il suo obiettivo inquadra ed elabora corpi e volti femminili: l’occasione (sino al 15 ottobre) è offerta dalla presentazione (nella serata del 19 settembre, presenti Gastel e l’editore) del libro The Body, pubblicato da Prearo e dedicato appunto al celebre fotografo milanese. Si tratta di un prezioso volume in edizione limitata a 100 esemplari (ciascuno contenente una «Polaroid» del 1980-1990 firmata dall’autore). All’interno, 25 stampe fotografiche impresse a otto colori su carta Hahnemühle (quella tradizionalmente usata per la grafica d’arte), un testo del regista Robert Wilson, del filosofo Francesco Correggia e della critica Vera Agosti.

Completano «Ouverture 19» Paolo Consorti, tra i primi a esplorare la pittura digitale in visionarie composizioni, da Gagliardi e Domke (per tutto settembre) e Zamfira Facas, nota per i suoi tessuti e abiti modellati in forma di scultura, da Febo & Dafne sino al 15 ottobre.

«Glamour, Alejandra Alonso» (2016) di Giovanni Gastel (particolare). © Cortesia di Image Service e Photo&Contemporary

Franco Fanelli, 18 settembre 2019 | © Riproduzione riservata

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