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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliL’ultima campagna di scavi portata avanti nel sito di Aléria dall’Institut national de recherches archéologiques préventives (Inrap) ha permesso di aggiungere un nuovo tassello nelle conoscenze sulla presenza degli Etruschi in Corsica. In una necropoli etrusca e romana, il team dell’Inrap, intervenuto sul posto tra il 2018 e il 2019, ha infatti rinvenuto una tomba etrusca ipogea del IV secolo a.C. e ne sta analizzando in laboratorio il ricco corredo, con diversi gioielli e una vasta collezione di ceramiche provenienti dall’Etruria, culla della civiltà etrusca.
Una scoperta definita «eccezionale» dagli archeologi francesi, dato lo stato di conservazione della sepoltura e del suo contenuto, praticamente intatti. L’antica città di Aléria, colonia greca contesa per la sua posizione nel Mediterraneo, passata sotto il controllo cartaginese ed etrusco prima, romano poi, si estendeva lungo il litorale orientale dell’Alta Corsica.
La presenza etrusca è stata confermata in questa regione in un periodo compreso dal 500 al 259 a.C., anno della conquista romana. Negli anni Sessanta gli scavi di Jean e Laurence Jehasse avevano permesso di portare alla luce la vasta necropoli etrusca e romana di Casabianda, con più di un centinaio di tombe e oltre 4mila oggetti, tra cui armi ed elmetti etruschi. Il nuovo complesso funerario è stato rinvenuto nella località di Lamajone, ad alcune centinaia di metri dall’antica città. Gli archeologi hanno catalogato più di 200 oggetti, tra cui ceramiche dal III a.C. al III secolo d.C.
Sono stati trovati anche oggetti curiosi, come un anello d’oro a fascia su cui è raffigurato un piccolo animale che gioca con una palla (fine I-inizio III secolo d.C.). La scoperta più eccezionale riguarda dunque la tomba etrusca ipogea, con la camera funeraria scavata nella roccia a due metri di profondità. Al suo interno, le spoglie di una donna, di sicuro di alto rango, circondate da molteplici oggetti del IV secolo a.C., tra cui una quarantina di vasi di ceramica dipinta di diverse grandezze e tre «oinochoai», brocche per versare il vino decorate con volti femminili.
Ai piedi della defunta due vasi per unguenti e due specchi di bronzo. Accanto alla testa, due grandi «skyphoi», vasi con grandi anse: la loro analisi con gli scanner ai raggi X ha permesso di individuare una piccola coppa posta all’interno di uno dei due vasi. La defunta indossava anche diversi gioielli, tra cui due orecchini d’oro e un anello-sigillo con un volto di donna, forse la dea Afrodite.

La sepoltura al momento del ritrovamento. © Foto Roland Haurillon
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