Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Stéphane Renault
Leggi i suoi articoliÈ scomparsa il 2 maggio all'età di 78 anni Dara Birnbaum, l’artista statunitense che nel corso della sua carriera ha sempre sfidato i canoni dell’arte e dei mass media indagando le intersezioni culturali tra videoarte, televisione, musica e tecnologie della comunicazione. Barbara London, curatrice con Valentino Catricalà ed Eva Fabbris della mostra ospitata nel 2023 al Prada Aoyama Tokyo, ricordava come l’artista sia stata un’innovatrice di grande ispirazione: «Spianando la via all’arte dei nuovi media che sarebbe emersa sulla sua scia, Birnbaum è sempre stata qualche passo avanti». Fra le prime a concepire in campo artistico installazioni complesse che combinano immagini da fonti diverse integrando elementi tridimensionali come fotografie di grandi dimensioni, elementi scultorei o architettonici, deve al suo uso pionieristico di video, media e installazioni un posto centrale nella storia della media art.
«La sua pratica rivoluzionaria ha avuto una profonda influenza sull'arte contemporanea e sulla cultura visiva, la ricorda la galleria Marian Goodman che la rappresenta dal 2001.Negli ultimi cinque decenni, il lavoro di Dara Birnbaum ha esaminato criticamente le costruzioni ideologiche ed estetiche dei mass media, mettendo in discussione la memoria storica, il discorso pubblico e la trasmutabilità delle immagini, […] La pratica di Dara Birnbaum continua a risuonare, in particolare in un mondo saturo di media, e la sua eredità rimane una fonte di ispirazione e influenza per le nuove generazioni di artisti, accademici e pensatori culturali di tutto il mondo».
Nata nel 1946 a New York, si era laureata in architettura alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in pittura al San Francisco Art Institute e in video e montaggio elettronico al Video Study Center della New School for Social Research di New York. «Le sue prime influenze, in particolare un incontro casuale con le opere di Dennis Oppenheim e Vito Acconci attraverso la vetrina di una galleria, e le amicizie con colleghi come l'artista concettuale Dan Graham e lo scrittore Alan Sondheim l'hanno portata a interessarsi al cinema femminista e ai media sperimentali», ricorda il sito Hyperallergic.
Importanti retrospettive e mostre del suo lavoro sono state organizzate al Palazzo Belvedere di Vienna (2024), al Prada Aoyama di Tokyo (2023), all'Osservatorio Fondazione Prada di Milano (2023), al MoMA di New York (2008 e 2023), all'Hessel Museum of Art di Annandale-on-Hudson, nella contea di Dutchess (Stato di New York, 2022), al Miller Institute for Contemporary Art di Pittsburgh (2022), al MoMA PS1 di New York (2019), alla National Portrait Gallery di Londra (2018), al Cleveland Museum of Art in Ohio (2018), al Museu de Arte Contemporânea de Serralves a Porto (Portogallo, 2010), nonché al S.M.A.K. – Stedelijk Museum voor Actuele Kunst a Gand (Belgio, 2009). Le sue opere sono state presentate anche in occasione delle Documenta 7, 8 e 9 a Kassel.
In occasione della sua mostra al Hessel Museum of Art nel 2022, il New York Times ha scritto: «I visitatori hanno potuto constatare quanto la sua arte video sia stata innovativa, in particolare il suo appropriazione e montaggio di sequenze di immagini tratte dalla televisione, dai film e da internet per sollevare questioni di genere e politica; la sua opera più famosa, risalente agli anni '70, isola e ripete immagini in movimento dell'attrice Lynda Carter nel ruolo di Wonder Woman per creare una critica ironica». Il riferimento è a «Technology/Transformation: Wonder Woman» (1978-79), ma tra i suoi lavori più noti, oggi considerati fondamentali nella storia dell'arte dei nuovi media e presenti in grandi collezioni pubbliche e private internazionali, si ricordano anche «(A) Drift of Politics: Laverne & Shirley» (1978), «Kiss the Girls: Make Them Cry» (1979), «Transmission Tower: Sentinel» (1992), «Arabesque» (2011) e «Journey: Shadow of the American Dream» (2022). Una sua opera del 1985, «Will-O’-The-Wisp (Fuoco fatuo)», è nella collezione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino.
Nel corso della sua carriera Dara Birnbaum ha ricevuto premi e borse di studio da istituzioni quali la Guggenheim Foundation, la Pollock-Krasner Foundation e l'American Academy of Arts and Letters.. È stata la prima donna a ricevere il Maya Deren Award dell'American Film Institute nel 1987.
Altri articoli dell'autore
Con «Living Architecture: Gehry», l’ultima opera dell’artista multimediale americano, il Guggenheim Museum di Bilbao inaugura una nuova serie in situ dedicata alle installazioni contemporanee concepite e create in interazione con lo spazio in cui sono allestite
Yto Barrada, che rappresenterà la Francia alla 61ma Esposizione Internazionale di Venezia, ha chiesto alla direttrice e curatrice capo della Renaissance Society di Chicago di assisterla per la mostra del 2026
Vicino al Musée National Picasso-Paris, il nuovo centro studi riunisce gli archivi, la documentazione e la biblioteca dell’istituzione
La 14a edizione in programma dal 6 all’8 giugno avrà per tema «Il vero, il falso» e renderà omaggio a Gustav Klimt