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David Lynch

Foto © Richard Dumas

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David Lynch

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Addio a David Lynch, artista e regista del lato oscuro dell’America

È morto a 78 anni. Aveva studiato pittura prima di diventare un regista di successo e infine tornare all'arte visiva negli ultimi decenni

Benjamin Sutton

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L’artista e regista statunitense David Lynch è scomparso il 16 gennaio all'età di 78 anni. Era noto soprattutto per il suo lavoro al cinema e in televisione, che comprendeva l'amata serie dei primi anni ‘90 «Twin Peaks», e film surreali, a volte bruschi e brutalmente violenti, tra cui «The Elephant Man» (1980), «Velluto blu» (1986), «Cuore selvaggio» (1990), «Strade perdute», «Mulholland Drive» (2001). Formatosi come pittore, era tornato più volte a questa passione originaria nel corso della sua carriera cinematografica. 

Nato nel 1946 a Missoula, nel Montana, aveva trascorso gran parte della sua vita adulta a Los Angeles. Da adolescente si era iscritto alla scuola d'arte, prima alla Corcoran School of Art di Washington, poi alla Boston Museum School e alla Pafa. Nel 1967, durante gli studi nell'Accademia di Filadelfia, Lynch realizza «Six Men Getting Sick», tecnica mista che incorpora elementi di pittura, scultura, film, suono e installazione: la porta d'ingresso nel cinema, che per decenni sarà il suo mezzo d'elezione. Come artista aveva tenuto mostre di alto profilo alla Fondation Cartier di Parigi (nel 2007) e alla sua alma mater, la Pennsylvania Academy of the Fine Arts (Pafa) di Filadelfia (nel 2014-15). Alla fine del 2022 ha tenuto personali in contemporanea a New York presso Pace e Sperone Westwater, che dal 2019 ha esposto il suo lavoro in varie occasioni (in precedenza era rappresentato dalla Kayne Griffin Corcoran Gallery di Los Angeles). «Il mondo ha perso un talentuoso visionario artistico, la cui mente innovativa ed espansiva ha arricchito la nostra visione del mondo, è stato il commento di Angela Westerwater, partner di Sperone Westwater. Era un vero originale e una persona che ho avuto l'onore di chiamare amico».

Molte delle sue opere su tela hanno un'energia oscura e assurda, oltre a una sfumatura baconiana nelle loro figure distorte, nelle tavolozze spoglie e nell'aura di terrore psicologico. Alcune incorporano anche frammenti di testo ed elementi scultorei.«Si parte dall'idea ed è l'idea che ti fa partire, e poi c'è questo processo di azione e reazione», aveva dichiarato in occasione delle sue mostre del 2022, parlando del processo pittorico. «È questa la cosa che speri di mantenere viva. E ci deve essere la libertà di dire: non ha funzionato, deve sparire. Poi, nel processo di distruzione, può emergere una bella cosa nuova... cose casuali, scelte casuali e poi... bang, arriva un'idea».
 

«Credo che Francis Bacon sia la mia più grande ispirazione, aveva dichiarato Lynch a The Art Newspaper nel 2008. Il fenomeno organico nei suoi dipinti e il suo uso dello spazio sono incredibili. Mi piacciono anche Basquiat, Schnabel, Kiefer, Baselitz e Freud». E a proposito del periodo in cui studiava alla Pafa: «Filadelfia è stata la mia più grande influenza. Da un lato è stato fantastico perché all'accademia d'arte c'erano alcuni pittori seri, ed è stato davvero entusiasmante. Ma la stessa Filadelfia era una città talmente malata e c'erano così tante paure e assurdità che si sono infiltrate in me. In quel periodo ho iniziato a realizzare dipinti figurativi di donne meccaniche».
 

Oltre alla pittura e alle immagini in movimento, Lynch si è dedicato alla stampa, alla scultura e alla fotografia; nel 2021-22, una rassegna delle sue foto è stata esposta in istituzioni in Svizzera e Danimarca. In occasione di una mostra del 2014 alla Photographers Gallery aveva dichiarato a Time Out che i fotografi che più lo avevano ispirato erano William Eggleston, Joel-Peter Witkin e Diane Arbus
 

«La vita artistica è una vita fantastica, confidava ad Artforum nel 2019. È caffè e sigarette, forse un po' di vino rosso. È cogliere le idee e tradurle in un mezzo o in un altro. Nel mondo della pittura è entrare in profondità in quel mondo e perdersi lì dentro, con la pittura e cose diverse. È un sogno entrare lì dentro e trovare le cose che si amano».
 

Gli interessi di Lynch andavano oltre l'arte visiva, i film e la televisione. Si era anche dedicato all'interior design, contribuendo alla creazione di Silencio, un nightclub a Parigi ispirato al suo film del 2001 «Mulholland Drive». Come musicista, tra il 1998 e il 2024 aveva pubblicato tre album da solista e sette dischi in collaborazione. Grende consumatore di caffè (ne beveva molte tazze al giorno) è stato per decenni anche un fumatore accanito, un vizio che gli aveva procurato un enfisema polmonare. «Quando ero al liceo ho letto un libro di Robert Henri intitolato The Art Spirit, in cui si parla appunto dello spirito artistico che per me si è trasformato in vita artistica, raccontava a Vice nel 2014. Il caffè fa parte della vita artistica. Non so bene come funzioni, ma ti fa sentire davvero bene e serve al processo creativo. Di sicuro va di pari passo con la pittura».
 
«C'è un grande vuoto nel mondo ora che non è più con noi», si legge nella dichiarazione con cui la famiglia ha dato notizia della sua morte. «Ma, come diceva lui, “Tieni gli occhi sulla ciambella e non sul buco“».
 

«Tree at Night», un dipinto del 2009 di David Lynch. Cortesia dell’artista e di Sperone Westwater, New York

Benjamin Sutton, 16 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

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