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Un ritratto di Frediano Farsetti

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Un ritratto di Frediano Farsetti

Addio a Frediano Farsetti, protagonista assoluto del mercato dell’arte italiana

Settant’anni di passione, visione e coraggio al servizio dell’arte moderna e contemporanea

Monica Trigona

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Se n’è andato all’alba di oggi Frediano Farsetti, uno dei più grandi protagonisti del mercato dell’arte italiana del Novecento e oltre. Il suo nome è inscindibilmente legato a Farsettiarte, una delle realtà culturali e commerciali più influenti del Paese, da lui fondata e portata avanti con passione, intuizione e straordinario fiuto. «Ci vuole passione e un certo pallino, fortuna e visione, ci vuole amore per l’arte e senso degli affari», diceva. E Frediano Farsetti tutto questo lo incarnava in maniera esemplare. Nato nel 1934 in una piccola frazione vicino a Firenze, era parte di quella generazione che credeva che tutto fosse possibile, se solo si aveva la forza di volerlo davvero. È questa fiducia incrollabile, unita a un raro intuito, che lo portò nel 1962 a organizzare la prima asta di arte moderna dell’Italia centrale seguita dalla RAI, e a firmare nel 1996 la più grande antologica dedicata a Ottone Rosai a Palazzo Reale di Milano, inaugurata dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Il suo trasferimento a Prato nel 1952, su suggerimento dello stesso Rosai («Il nuovo collezionismo è a Prato, ti devi piazzare nel posto giusto altrimenti chiudi subito») segna l’inizio di un’avventura straordinaria. Allora Prato era una città giovane, viva, pronta a guardare al futuro, al contrario di una Firenze ancora legata alle glorie del passato. Nel 1955, con il fratello Franco (scomparso nel 2022), apre un piccolo spazio in via dei Cimatori. Due anni dopo inaugura la prima vera galleria in via Lanaioli: diventa presto un punto di riferimento culturale frequentato da artisti, scrittori e intellettuali. È solo l’inizio. Seguiranno le sedi di Cortina d’Ampezzo (1964), della Versilia (1969), di Milano(1982) e, nel 1991, la nuova grande sede di Prato progettata da Italo Gamberini, accanto al Centro Pecci. Oltre 2mila mq tra sale espositive, sale d’asta e caveau climatizzati: uno spazio all’avanguardia, tra i più moderni d’Europa.

Frediano Farsetti era un narratore di pittori, un testimone diretto della storia dell’arte italiana del Novecento, con una memoria viva e personale degli artisti che aveva conosciuto. Li raccontava senza fronzoli, ma con il calore di chi li aveva vissuti, frequentati, amati. Le sue testimonianze,da Rosai a de Pisis, Soffici, Morandi, raccolte nei suoi cataloghi, sono oggi documenti preziosi per studiosi e collezionisti. Nel 2021, a quasi novant’anni, non aveva ancora smesso di guardare avanti: la riqualificazione dell’ex Funivia Pocol a Cortina, diventata un centro culturale polifunzionale, è l’ennesima dimostrazione della sua visione a lungo termine. Un luogo pensato non solo per l’arte, ma per accogliere eventi, mostre, e svolgere un ruolo chiave nelle prossime Olimpiadi Invernali.

In settant’anni di attività, Farsetti ha organizzato oltre 200 aste, presentando più di 106mila opere. Molte di queste sono entrate in prestigiose collezioni italiane e internazionali, e in importanti musei, come quando nel 2004 la Galleria degli Uffizi acquistò la monumentale «Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio» di Renato Guttuso. Tra i tanti aneddoti, uno in particolare gli stava a cuore: la prima asta del 1962. Su 166 lotti, uno solo rimase invenduto: un «Taglio» di Lucio Fontana. Un membro del pubblico offrì una lira, «per la sola cornice». Frediano raccontava l’episodio con ironia: «Quella sprezzante offerta di una lira si è trasformata in un prolifico seme, che si è moltiplicato per milioni e milioni di volte».
Oggi sappiamo quanto avesse ragione. Con Frediano Farsetti se ne va una figura centrale della cultura italiana del secondo Novecento, un uomo capace di anticipare i tempi e di costruire, con determinazione e passione, un ponte tra il mondo dell’arte e il grande pubblico. La sua eredità è nei luoghi che ha creato, nei cataloghi che ha curato, nelle opere che ha valorizzato, e nei tanti artisti che, grazie anche a lui, sono entrati nella storia.

 

Monica Trigona, 21 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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