Vincent Noce
Leggi i suoi articoliLa Francia è sempre stata orgogliosa delle sue politiche di «eccezione culturale» (l'exception culturelle), che garantiscono un forte sostegno pubblico al settore artistico. Ma anche questo concetto sacrosanto sta per essere spazzato via a causa della spinta senza precedenti del Governo verso l'austerità.
Giovedì 6 febbraio l’Académie des Beaux-Arts, fondata da Luigi XIV nel 1648, ha pubblicato un appello contro la «violenza» dei tagli ai finanziamenti del settore culturale. L’appello è stato condiviso lo stesso giorno in cui il Parlamento, dopo mesi di ardue deliberazioni, ha approvato la legge di bilancio per il 2025, che ha tagliato le spese per la cultura, l'istruzione e la ricerca.
Il primo ministro francese François Bayrou, in difficoltà, sta lottando per limitare il deficit di bilancio al 5,4% del Pil. I musei e il patrimonio culturale sono destinati a diventare le principali vittime dei tagli. Nel complesso, il Ministero della Cultura ha perso 150 milioni di euro di finanziamenti statali. La scorsa settimana gli insegnanti hanno dichiarato di aver appreso con stupore che un programma speciale a sostegno delle gite culturali di un giorno era stato congelato senza preavviso, nonostante fosse stato pianificato da tempo.
L’impatto di questi tagli sarà amplificato da quelli effettuati dalle amministrazioni locali, le principali fonti di finanziamento per il settore artistico e culturale. Nel suo appello, l’Académie ha messo in guardia dagli effetti di «violente decisioni unilaterali prese senza consultazione e trasparenza da diverse autorità locali». Nell’invitare il settore a esercitare «senso di responsabilità» nella gestione, l’Académie ha sottolineato che «un euro dato a un festival, a un teatro o a un museo genera dieci euro di entrate per l’ospitalità, i trasporti ecc.».
Nel bilancio 2025 i Comuni hanno perso 2,2 miliardi di euro di sovvenzioni statali. Diversi consigli regionali si sono già mossi per ridurre il loro sostegno alle arti e alla cultura, con tagli che vanno dall'8% fino a quasi il 70% nel caso della Valle della Loira. Circa 40mila lavoratori del settore culturale, già colpiti dall’aumento dei costi energetici, hanno indetto una protesta nazionale contro i «massicci piani di licenziamento» e le previste chiusure di sedi culturali in tutta la Francia. Secondo il sindacato dei locali artistici e culturali, i soli tagli dei Comuni porteranno a 1.500 licenziamenti.
Nel suo appello, l’Académie des Beaux-arts ha anche denunciato «gli attacchi verbali contro le arti e gli artisti lanciati da alcuni politici locali» che cercano di giustificare i tagli e minacciano la «libertà di ricerca e di creazione, necessaria alla nostra democrazia».
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