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Silvia Conta
Leggi i suoi articoli• Parigi, David Zwirner: «Studio Conversations» (dal primo aprile al 24 maggio)
La mostra «Studio Conversations», curata da Anaël Pigeat, «è strutturata come una serie di dialoghi tra artisti rappresentativi dell'attuale scena artistica parigina e coloro che li hanno ispirati fin dall’inizio della loro carriera: Jean Claracq (nato nel 1991) con Marcel Dzama (nato nel 1974), Nino Kapanadze (nato nel 1990) con Mamma Andersson (nata nel 1962) e Christine Safa (nata nel 1994) con Suzan Frecon (nata nel 1941). Ammirazione, appropriazione, ispirazione... Cosa significa per un artista guardare il lavoro di un altro? Come vede un artista il lavoro di un altro? Quali dialoghi e interazioni giocose possono emergere tra loro?.
• Parigi: Mendes Wood Dm, Parigi: «Sanam Kahtibi. the Hunger» (dal 3 aprile al 17 maggio)
Nel percorso espositivo una serie di nature morte riflettono sul mito della natura come forza distruttiva secondo la visione di Sanam Khatibi. La sua pratica comprende dipinti, ricami, arazzi, sculture, oggetti e installazioni, oscilla tra il fascino per la violenza umana e il macabro e la rappresentazione sgargiante di una natura idilliaca immersa in una luce soffusa e rigogliosa di vegetazione. Le sue opere esplorano i temi dell’animalità e degli istinti primordiali, facendoci percorrere quella linea sottile tra paura e attrazione, caos e seduzione. L’opera di Sanam Khatibi evoca innanzitutto un’arte del paradosso, in cui dominazione e sottomissione, controllo e liberazione sono strettamente intrecciati.
• Parigi, Galleria Continua: «Max Ernst & Joaquín Ferrer. Les surprises du hasard» (dal 3 aprile al 2 giugno)
Un dialogo inedito tra Max Ernst e Joaquín Ferrer, due artisti di spicco del Novecento, nati su sponde opposte dell’Atlantico, la cui profonda amicizia intellettuale e artistica è rimasta a lungo in gran parte sconosciuta. Ernst ha svolto un ruolo significativo nel sostenere Ferrer poco dopo il suo arrivo in Francia negli anni ’60, acquistando alcune opere dell’autore cubano e introducendolo nella scena della Ville Lumière.
• Londra, David Zwirner: «Rose Wylie. When Found becomes Given» (dal 3 aprile al 23 maggio)
Questa personale di Rose Wylie include tele nuove e recenti e opere multipannello che spaziano in diverse cronologie e amalgamano le dimensioni personale, simbolica e storica, abitando linee temporali reali e immaginarie all’interno dei dipinti o anche tra diverse opere. Questa esposizione precede la prossima mostra dell’artista nelle Main Galleries della Royal Academy of Arts di Londra, che aprirà nel febbraio 2026.
• Londra, Pilar Corrias: «Pierre Knop. Fireflies Under Fever Sky» (dal 4 aprile al 10 maggio)
La prima mostra personale di Pierre Knop con la galleria, fa immergere lo spettatore in paesaggi caleidoscopici (foreste lussureggianti, imponenti catene montuose, scene di villaggi da cartolina e paesaggi marini spettacolari) che turbano tanto quanto seducono.
• Londra, Sprüth Magers: «Songs before Sunrise, Oliver Bak, Eugène Carrière, Guglielmo Castelli, Enzo Cucchi, Enrico David, Leonor Fini, Anne Imhof, Alexej von Jawlensky, Conny Maier, Rosemarie Trockel, Andro Wekua» (dal 4 aprile al 17 maggio)
Nella sua poesia Vereinsamt (1884), Friedrich Nietzsche ritrae un tetro paesaggio invernale che può essere letto come un simbolo di solitudine esistenziale e desiderio metafisico. È questa atmosfera simbolista a caratterizzare questa mostra, in cui artisti riuniti esplorano la tensione tra immaginazione interiore, consapevolezza storica e l’ineluttabilità della nostra prospettiva personale sul mondo. Le opere intrecciano passato e presente in un linguaggio visivo onirico in cui i confini tra realtà e immaginazione si dissolvono.
• Londra, Thaddaeus Ropac: «David Salle. Some Versions of Pastoral» (dal 10 aprile all’8 giugno)
È la prima personale dell’artista nella sede londinese della galleria e per l’occasione presenta nel Regno Unito i suoi lavori più nuovi. I dipinti sono il risultato di una recente innovazione significativa nell’arte di Salle: l’uso dell’intelligenza artificiale come strumento per creare composizioni più dinamiche e concettualmente ricche che mai. «Ho sognato a lungo uno spazio pittorico veramente malleabile ed elastico», dice Salle. In questi nuovi dipinti, l’artista utilizza la propria opera, in particolare un gruppo di dipinti intitolati «Pastorali», eseguiti nel 1999 e nel 2000, come materia prima. Inserite in un programma di intelligenza artificiale personalizzato, le opere vengono volutamente distorte per produrre una variazione sulla scena pastorale. Queste immagini libere, a volte sconcertanti, vengono poi stampate su tela per formare i fondali su cui Salle dipinge. Il risultato è un corpus di opere liriche che pullula di nuova plasticità e sembra rispondere al nostro mondo visivo virale.
• Salisburgo, Thaddaeus Ropac: «Martha Jungwirth, Der letzte Tag ist der schlimmste (The Last Day is the Worst)» (dal 12 aprile al 31 maggio)
La mostra «Der letzte Tag ist der schlimmste» (L’ultimo giorno è il peggiore) presenta le nuove opere dell’artista. Creati in seguito alla sua celebre retrospettiva al Guggenheim Museum di Bilbao nel 2024, i dipinti e i disegni in mostra riflettono il suo caratteristico linguaggio visivo: definiti da gesti pittorici sobri ma espressivi, le opere oscillano tra astrazione e figurazione. Per le sue composizioni, la superficie intatta del fondo del dipinto è di grande importanza, così come l'equilibrio tra il «controllato e l’incontrollato», come lo descrive l'artista. Il titolo della mostra fa riferimento a un articolo pubblicato di recente sul «Frankfurter Allgemeine Zeitung», che riportava le terribili condizioni di un’unità di mortai ucraina e che ha profondamente commosso l’artista. Per Jungwirth, le impressioni e le percezioni del mondo che la circonda innescano gli impulsi interiori fugaci che determinano la sua pratica. «Le mie opere sono registrazioni delle mie emozioni», dice l’artista.
• Londra, White Cube: «Antony Gormley. Witness. Early Lead Works» (dal 23 aprile all’8 giugno)
Il percorso espositivo si concentra sulle prime sculture in piombo di Antony Gormley. Realizzate a partire dalla metà degli anni ’70 e fino agli anni ’90, le sculture in piombo sono tra le più importanti della sua carriera. «Witness» rivela come alcune delle prime sperimentazioni di Gormley con il materiale abbiano prodotto risultati che hanno gettato le basi per molti dei lavori successivi. Rappresentando un importante passo avanti nello sviluppo del linguaggio visivo di Gormley, le sculture fungono da proposte per l’incarnazione, la vulnerabilità, lo spazio e la presenza. La sua scelta del piombo come materiale principale era carica di peso simbolico, non solo per la sua associazione storica con la protezione e il contenimento, ma anche per la sua tossicità che, insieme, rispecchia le complessità dell’esistenza umana, dove sicurezza e pericolo coesistono.
• Bruxelles: Mendes Wood Dm: «Bendt Eyckermans» (dal 23 aprile al 31 maggio)
Bendt Eyckermans nella sua pittura figurativa unisce una materialità tattile, quasi da bassorilievo, dove fonde elementi formali e scene tratte dalla vita quotidiana. Costruisce i suoi dipinti attraverso schizzi compositi, lasciando emergere sottili distorsioni nel tempo. Le figure appaiono spesso in movimento, illuminate da una luce intensa che ne accentua la presenza fisica, spingendone al contempo i gesti verso una leggera, a volte difficile da definire, esagerazione.
• Parigi, Perrotin: «GaHee Park» (dal 26 aprile al 28 maggio)
I dipinti di Park ricordano lo stile «naif» di pittori come Henri Rousseau, ma i suoi soggetti sono tutt’altro che leggeri. Spesso raffigurano scene romantiche in cui l’idillio è diventato aspro, dove gli atti sessuali sembrano svolgersi in contrasto con le loro ambientazioni pittoresche, dove alcuni dei soggetti preferiti della storia dell’arte (come gli elementi tipici del genere della natura morta) sembrano sul punto di rotolare via dalla superficie della tela.
• Mahón (Minorca), Albarrán Bourdais: «Alberto García-Alix» (dal 26 aprile al 31 maggio)
Nella sua sede di Mahón, sull’isola di Minorca, la galleria madrilena presenta una mostra con 58 scatti in bianco e nero che «ripercorrono gli ultimi quattro decenni del lavoro di Alberto García-Alix, insignito del Premio Nazionale di Fotografia e uno dei nomi più importanti della fotografia europea contemporanea. Famoso per le sue immagini che spaziano dal ribellismo della Madrid degli anni Ottanta alla creazione del proprio immaginario con le opere del Museo del Prado, García-Alix è sfuggito alla censura e ha costruito un universo complesso in cui ogni immagine acquisisce un carattere poetico e trascendentale».
• Sedi varie, Victoria Miro: «Ian Hamilton: Finlay. Fragments» (dal 30 aprile, serie di 8 mostre a Basel, Brescia, Edinburgh, Hamburg, London, New York, Palma de Mallorca and Vienna)
La mostra celebra il centenario della nascita di uno dei più grandi artisti scozzesi, Ian Hamilton Finlay (1925-2006). «Fragments» è sia un nuovo importante libro che una serie di otto mostre che si svolgeranno a livello internazionale nel maggio 2025 a Basilea, Brescia, Edimburgo, Amburgo, Londra, New York, Palma di Maiorca e Vienna, curate e curate da Pia Maria Simig.
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