Massimiliano Cesari
Leggi i suoi articoliDominique Rimbaud (1947) nasce a Brignoles, in Provenza. Un anno dopo la laurea in Giurisprudenza, nel 1970, si trasferisce a Parigi, dove lavora nel settore fiscale dell’allora Pmm, oggi Kpmg. Nel 1972 raggiunge a Milano il marito Luigi Biscozzi (1934-2018). Qui sarà consulente di gruppi francesi stabiliti in Italia e referente di vari studi svizzeri. Nel 1992, lasciata la carriera professionale, si dedica con il marito allo sviluppo della loro collezione d’arte. Nel 2018 nasce la Fondazione Biscozzi | Rimbaud, di cui oggi è presidente. Vive tra Milano, Lecce e la Provenza.
Com’è nata la collezione?
Come racconta mio marito nella sua introduzione al catalogo della collezione tutto è nato dal caso, dall’acquisto fortuito nel 1969 di due litografie, una di Vespignani e l’altra di Attardi. Da lì sorse la curiosità, alla quale hanno fatto seguito l’interesse, l’approfondimento e infine la passione. I primi acquisti importanti risalgono agli anni ’80, ma l’idea di collezione, come corpus organizzato e focalizzato su un arco temporale limitato e su determinati movimenti, è degli anni ’90.
A quali opere della collezione si sente particolarmente legata?
Senz’altro al piccolo «Notturno» di Licini, per la sua perfezione e perché è stato l’ultimo regalo di mio marito. È diventato l’emblema della Fondazione: campeggia sulla copertina del catalogo e, simbolicamente, è stata la prima opera a essere appesa nella nuova sede. Paolo Bolpagni condivide questa scelta. Poi «T 1947-47» di Hartung, per il suo duplice valore storico. E poi «Gemelli» di Dorazio e «A proposito di natura» di Tancredi.
Che cosa ha spinto suo marito a scegliere Lecce come sede della Fondazione? È stata sostenuta dalle istituzioni?
L’approdo a Lecce non è un caso e non è una scelta, ma il compimento di un ciclo: la restituzione, fortemente voluta da mio marito, di quanto ricevuto durante la sua adolescenza dalla città, dove frequentò gli studi secondari e si diplomò. Fin dalla presentazione della Fondazione, nel 2018, il sindaco Carlo Salvemini e l’Assessorato alla Cultura hanno capito l’interesse pubblico della nostra proposta e creduto nella sua realizzazione.
Quali obiettivi ha la Fondazione?
Come da statuto, è un istituto filantropico, a scopo principalmente didattico, strumento di conoscenza ed educazione pubblica. Non sarà soltanto un luogo di esposizione, ma, soprattutto, un centro di elaborazione per tutte le arti e di formazione per gli studenti delle scuole, dell’accademia e dell’università. Desideriamo incrementare l’offerta culturale della città, per la collettività, instaurando proficue relazioni con le realtà del territorio, a partire dal Comune.
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